Concordo.
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Ma non è, secondo me, un capolavoro assoluto; per esempio trovo assai migliori i Promessi Sposi. Mi pare che diverse parti allunghino solo il romanzo senza aggiungervi granchè di interessante, soprattutto nel “versante” di Levin.
A me piacciono moltissimo i capitoli dove Levin miete con i contadini, perché descrivono bene questo lavoro e che cosa si prova a farlo, sono insomma una “scoperta” della vita dei contadini; nonché all’inizio i capitoli dove lui pranza col fratello di Anna e soprattutto quando incontra Kitty al pattinaggio.
Ma più avanti proprio non mi vanno le lunghe descrizioni della caccia, la visita che lui fa a un proprietario terriero suo vicino, le elezioni, il periodo che passa a Pietroburgo in attesa del parto di Kitty e altri capitoli. Queste cose mi sembrano solo un insieme di “fotografie” di vari aspetti della Russia d’allora, ma senza capo né coda: Levin si interroga a lungo sulle questioni sociali russe, registra le opinioni dei suoi interlocutori, ma alla fine non ne fa nessuna scelta, di suo non ha nulla di concreto da proporre, insomma non c’è nessun avanzamento verso la soluzione di questi problemi. Così il risultato di questi capitoli è solo una generica, e fondamentalmente inutile, “fotografia” dei problemi.
Anna secondo me si uccide perché alla fine perde la testa: lei giunge nelle sue ultime ore a una visione strapessimistica del mondo, che vede dominato dal solo egoismo. Abbia ragione o no, a me pare molto improbabile che uno si uccida per questo, che non veda alcuna possibilità di continuare a vivere in un mondo anche così brutto, magari solo per cercare di migliorarlo. Credo dunque che Anna quel giorno si lasci trascinare al suicidio da queste idee solo perché è da moltissimo tempo esasperata da una società che la rifiuta (e quindi anche dal timore che possa finire col rifiutarla pure Vronskij) e dallo strazio che le procura l’essere del tutto separata da suo figlio. Però Tolstoj non approfondisce molto questi aspetti in quelle ore, per cui questo suicidio mi pare un po’ forzato, quasi lui avesse voluto moralisticamente “punire” l’adultera facendola impazzire.
Altre parti splendide secondo me sono la gioia di Levin quando Kitty lo accetta come sposo, le “apparizioni” mondane di Anna nei primi capitoli (in una lei dice una frase stupenda secondo me: “Come ci sono tante idee quante sono le teste, così ci sono tanti modi di amare quanti sono i cuori”), il suo breve e straziante incontro col figlio…
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