Aciman, André - Mariana

estersable88

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«Al buio non facevamo nulla di male. Al buio non sapevamo neppure chi fossimo. Tu mi parlavi, io ti parlavo, ma chissà cosa ci dicevamo, non aveva importanza, eravamo come sonnambuli, incolpevoli per quello che avevamo fatto nella più profonda oscurità della notte.»
Mariana, l'io narrante di questo romanzo, è una giovane della provincia americana appena arrivata in Italia per trascorrere alcuni mesi di studio all'accademia d'arte. La prima sera, al ricevimento di benvenuto, incontra Itamar. Fa il pittore, è bello e carismatico, ed è un seduttore impenitente. Sebbene consapevole che una relazione con un uomo del genere è destinata a finire male, Mariana non può fare a meno di innamorarsene. Immediatamente e perdutamente. Quando lui comincia a trattarla in modo ambiguo, sparendo e riapparendo all'improvviso, Mariana è disarmata. Per reazione a questo scostante atteggiamento, si cela dietro un'apparenza fredda e distaccata, fino a quando un incontro casuale con lui in pubblico la farà vacillare... André Aciman, cantore odierno dell'attrazione, si è ispirato a Lettere di una monaca portoghese, il libro-scandalo pubblicato sotto pseudonimo che per il realismo e l'audacia nel raccontare la passione amorosa, alla fine del XVII secolo segnò una vera svolta letteraria. Ci consegna così, riportandola all'oggi, la storia di un amore totale, un acuto romanzo psicologico contrassegnato da un eros spietato, inesorabile, che inganna e ferisce, ma a cui è impossibile resistere.

Cosa dire su questo breve romanzo di André Aciman? Che è ambientato in Italia, ma potrebbe essere ambientato ovunque nel mondo, tanto poco conta l'ambientazione in queste pagine; che è scritto in prima persona, o meglio, nella forma di una lettera che Mariana, l'io narrante, scrive più a se stessa che al suo amante, per riordinare idee e reazioni e cristallizzare, se non affrontare, quello che è accaduto con Itamar. Che dire ancora? Che richiama, nell'idea di fondo, nell'ispirazione e nel nome della protagonista, un libro che fece scalpore secoli fa; ha un'ottima quarta di copertina, che invoglia alla lettura, ma che il romanzo in sé non mi ha suscitato alcuna emozione se non un crescente disagio dato dalla sensazione di non comprendere, man mano che scorrevano le pagine, dove volesse condurci l'autore, quale fosse il suo messaggio, quale il fine di questa missiva tanto accorata e delirante quanto inutile, in primis per la scrivente. Mi dispiace, ma non mi sento di consigliarlo, giacché non solo ritengo di non averne capito la ratio, ma penso che ci sia poco da capire in fin dei conti… non ho trovato particolari degni di nota nel registro linguistico o nella narrazione, non mi ha colpito per la trama o l'originalità di qualche dettaglio… non lo consiglio perché non trovo motivi per farlo.
 
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