qweedy
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"Epiphane Otos è di una bruttezza straziante e associa alla sua deformità una totale assenza di principi morali. Solo una cosa fatalmente lo attrae: l’angelica bellezza femminile. L’incontro con l’affascinante Ethel sembra far breccia nell’animo di Epiphane. Ma quando la ragazza s’innamora di un artista sciocco e privo di scrupoli, il dramma di questo moderno Quasimodo esplode in tutta la sua violenza.Umorismo spietato e finale inatteso per una moderna favola sull’amore impossibile che ci racconta anche di una società attenta solo alle apparenze."
Ancora il tema della bellezza e della bruttezza, qui portato agli estremi. Non necessariamente chi è brutto ha un'elevata morale, la bruttezza fisica non rende puro l'animo, come dimostra Amélie Nothomb, con la consueta schiettezza che calpesta il politically correct.
"Il mio viso somiglia a un orecchio. È concavo, con assurdi rigonfiamenti delle cartilagini che, nel migliore dei casi, corrispondono alle zone in cui ci si aspetta di trovare un naso o un’arcata sopracciliare ma che, il più delle volte, non corrispondono ad alcun rilievo facciale conosciuto."
"C’è qualcosa di indigesto riguardo alla bellezza: tutti si trovano d’accordo nel dire che l’aspetto esteriore ha poca importanza, è l’anima che conta eccetera…Così le persone mentono. Mi chiedo se ne sono consapevoli. E’ questo che mi irrita: l’idea che mentano senza saperlo. Ho voglia di gridar loro in faccia: Giocate agli spiriti puri se vi fa piacere. Affermate anche che non giudicate la gente dall’aspetto, se vi diverte. Ma almeno non credeteci."
"Finché ho avuto l’intelligenza di tacere la mia follia, ho conosciuto le delizie di un amore ascetico: essere lo spettatore insospettabile della mia attrice che dava il meglio del suo talento solo con me. Io la vedevo recitare a sua insaputa la più grande delle parti: lei era quella che ispira l’amore di ogni eternità. Nulla appaga quanto l’ascesi. Se non avessi provato il bisogno più primario, quello di parlare, non ci sarebbero stati problemi."
"Ora, uno può pure odiarsi dalla testa ai piedi, ma ciò non toglie che si esiti ad abbandonare il proprio intero involucro. Avevo bene o male abitato quella pelle per vent’anni, questo creava un legame tra me e lei. Se non mi restava più nulla di originario, quel corpo avrebbe potuto considerarsi comunque mio? Eliminare anche uno dei suoi difetti non equivaleva forse alla mia morte? Non ne facevo una questione morale, ma un problema metafisico: fino a che grado di metamorfosi si resta se stessi? La sola certezza che abbiamo di fronte alla morte è la scomparsa dell’involucro carnale. Che siano il bisturi o i vermi a incaricarsene, forse non fa differenza."
"Perché aspettarsi più giustizia da parte di Esmeralda che da Quasimodo? Non si è forse fermato anche lui all’aspetto esteriore della creatura? È lui che dovrebbe mostrarci la superiorità della bellezza interiore rispetto alla bellezza visibile, innamorandosi magari di una vecchia sdentata […] E vorrebbero convincerci che quel gobbo ha un’anima pura?"
Ancora il tema della bellezza e della bruttezza, qui portato agli estremi. Non necessariamente chi è brutto ha un'elevata morale, la bruttezza fisica non rende puro l'animo, come dimostra Amélie Nothomb, con la consueta schiettezza che calpesta il politically correct.
"Il mio viso somiglia a un orecchio. È concavo, con assurdi rigonfiamenti delle cartilagini che, nel migliore dei casi, corrispondono alle zone in cui ci si aspetta di trovare un naso o un’arcata sopracciliare ma che, il più delle volte, non corrispondono ad alcun rilievo facciale conosciuto."
"C’è qualcosa di indigesto riguardo alla bellezza: tutti si trovano d’accordo nel dire che l’aspetto esteriore ha poca importanza, è l’anima che conta eccetera…Così le persone mentono. Mi chiedo se ne sono consapevoli. E’ questo che mi irrita: l’idea che mentano senza saperlo. Ho voglia di gridar loro in faccia: Giocate agli spiriti puri se vi fa piacere. Affermate anche che non giudicate la gente dall’aspetto, se vi diverte. Ma almeno non credeteci."
"Finché ho avuto l’intelligenza di tacere la mia follia, ho conosciuto le delizie di un amore ascetico: essere lo spettatore insospettabile della mia attrice che dava il meglio del suo talento solo con me. Io la vedevo recitare a sua insaputa la più grande delle parti: lei era quella che ispira l’amore di ogni eternità. Nulla appaga quanto l’ascesi. Se non avessi provato il bisogno più primario, quello di parlare, non ci sarebbero stati problemi."
"Ora, uno può pure odiarsi dalla testa ai piedi, ma ciò non toglie che si esiti ad abbandonare il proprio intero involucro. Avevo bene o male abitato quella pelle per vent’anni, questo creava un legame tra me e lei. Se non mi restava più nulla di originario, quel corpo avrebbe potuto considerarsi comunque mio? Eliminare anche uno dei suoi difetti non equivaleva forse alla mia morte? Non ne facevo una questione morale, ma un problema metafisico: fino a che grado di metamorfosi si resta se stessi? La sola certezza che abbiamo di fronte alla morte è la scomparsa dell’involucro carnale. Che siano il bisturi o i vermi a incaricarsene, forse non fa differenza."
"Perché aspettarsi più giustizia da parte di Esmeralda che da Quasimodo? Non si è forse fermato anche lui all’aspetto esteriore della creatura? È lui che dovrebbe mostrarci la superiorità della bellezza interiore rispetto alla bellezza visibile, innamorandosi magari di una vecchia sdentata […] E vorrebbero convincerci che quel gobbo ha un’anima pura?"