Gallico, Vins - Il dio dello stretto

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Reggio Calabria, primi anni ’90, una Mercedes lanciata a tutta velocità lungo un viadotto sfonda un guardrail e plana sugli ulivi, alla guida rimane ucciso un ex pilota di Formula 2, Renato Panuccio, pregiudicato appena uscito di prigione dopo aver scontato una pena per contrabbando e associazione a delinquere.
Sul posto a osservare la strana linea della frenata e di una ruota che sembra aver perso inspiegabilmente aderenza, arriva il giovane pubblico ministero Mimmo Castelli.
Nel tentativo di ricostruire gli ultimi attimi di vita di Panuccio, Castelli percorre a ritroso i motivi del suo arresto, finendo con il mettere in luce le parentele tra imprenditoria e malavita, attraverso alcune figure di spicco in città e la ex moglie di Panuccio, affascinante e calcolatrice vedova nera.
Diviso tra una complicata vita personale e una continua riflessione morale e religiosa sul senso della giustizia e della responsabilità, Castelli si troverà a confrontarsi con desideri, imperativi e limiti, incapace di prevedere gli sviluppi non solo della sua indagine ma anche della sua coscienza.
Quali sono i limiti della giustizia umana? Quando e come bisogna affidarsi a quella divina? Cosa può fare l’uomo di legge di fronte al male degli uomini?
Sotto le vesti di un noir, Vins Gallico torna al romanzo per raccontare il labile confine tra il bene e il male, scegliendo come teatro la sua terra avvelenata dai malavitosi.

Quest'ultimo romanzo di Vins Gallico è evidentemente il primo di una serie che, peraltro, si preannuncia interessante. È un giallo complesso e stratificato che sembra ruotare attorno al protagonista, il giovane PM neopapà Mimmo Castelli, ma in realtà – come in un trompe-l'oeil – nasconde altro, inganna il lettore più superficiale ed investe quello più attento con un coacervo di tematiche spinose e domande esistenziali insolvibili. Cosa nasconde il chiarore abbacinante dello stretto? Cosa celano i mille meandri di una società fatta di legami interessati e più o meno oscuri? Di chi bisogna dubitare, o meglio, di chi fidarsi? Forse neppure di se stessi.
 
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