Schmitt, Eric-Emmanuel -Concerto in memoria di un angelo

francesca

Well-known member
Mi sono imbattuta in questo autore per caso: ho partecipato ad una rassegna di letture nella biblioteca del mio paese e in uno degli incontri è stato letto il primo racconto di questo libro, dal titolo “L’avvelenatrice”. Mi ha colpito moltissimo, complice anche la “lettrice-attrice” che lo ha interpretato più che letto, gioco forza ho deciso di leggerlo.
Devo dire che non sono rimasta delusa, anzi, la lettura mi è piaciuta molto e mi ha fatto venire voglia di scoprire maggiormente l’autore, leggendo qualcos’altro della sua produzione.
Questo libro in particolare è una raccolta di quattro racconti ben confezionati, mi verrebbe da definirli “bignami di romanzi”, perché racchiudono nella forma compressa del racconto l’universo di un intero romanzo: i protagonisti, infatti, evolvono nelle poche pagine a loro concesse in modo completo e verosimile, spesso invertendosi nei ruoli.
In ogni racconto compare santa Rita: citazione che rimarrebbe abbastanza misteriosa se alla fine del libro non ci fosse una sezione in cui Schmitt stesso spiega l’origine dei suoi racconti in una sorta di note e appunti in forma di diario.
Quest’ultima parte mi è sembrata la ciliegina sulla torta, perché l’autore vi si svela in modo molto trasparente, sembra quasi di conoscerlo, e mi sembra un tizio che mi piacerebbe incontrare.
Ah, giusto: santa Rita è la santa delle cause perse (e anche delle cose perse). In questi racconti, che sono stati premiati con il Premio Goncourt 2010, ci sta tutta.
 
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