qweedy
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"Paradiso è la storia di Yusuf che, a dodici anni, viene dato in pegno dal padre, un locandiere pieno di debiti, a zio Aziz, un ricco mercante. Nel fermento della città, tra swahili, musulmani d’Africa, colonizzatori tedeschi, camionisti sikh, Yusuf ha il suo rifugio nel giardino paradisiaco al centro della casa. È la storia dell’amicizia con Khalil, poco più grande di Yusuf, anche lui comprato da zio Aziz. È anche la storia dell’amicizia interrotta tra i due ragazzi, quando zio Aziz chiede a Yusuf di accompagnarlo in un viaggio d’affari nell’entroterra. È la storia della scoperta dell’amore di Yusuf, cresciuto, bellissimo, nella casa in cui viene educato. E diventa una lezione su come gli amori, soprattutto quelli proibiti, finiscono all’improvviso. È la storia del sultano Chatu che, nella città di Marungu, fa prigioniero Yusuf e i suoi, e li priva di ogni avere. Ma la prima guerra mondiale è alle porte, gli eserciti europei stanno conquistando il continente."
Un romanzo di formazione e di avventura scritto in una prosa affascinante, che racconta un mondo alle soglie della sua definitiva trasformazione. Lo stile di scrittura di Gurnah è senza dubbio un grande pregio del romanzo.
Il personaggio di Yusuf è ispirato al Giuseppe della tradizione biblica, entrambi sono venduti dalla famiglia e dovranno cavarsela e crescere lontano da casa, entrambi si guadagnano il favore del loro signore ed entrambi dovranno subire l’innamoramento della moglie del padrone. Entrambi hanno una particolare sensibilità che si manifesta nei sogni.
Il finale è aperto: cosa farà Yusuf? Di paradiso ne ha trovato ben poco, finora.
Con “Paradiso” Gurnah racconta, insieme alla storia di Yusuf, anche le vicende di un mondo che sta per essere ingoiato dall’uomo bianco europeo che farà scomparire tutto quello che c’era prima. C'è molto in questo libro: le sure del Corano riguardanti la storia di Yusuf (Giuseppe), le sure del giardino dell’eden, le storie delle Mille e una notte, i resoconti di viaggio nel cuore di tenebra dell'Africa, conteso da soldati tedeschi, askari africani, inglesi, missionari cristiani. Gurnah ci restituisce la complessità di “un luogo dove le persone vanno e vengono, commerciano e vivono”.
Lettura consigliata!
Abdulrazak Gurnah è premio Nobel della Letteratura 2021 ("per la sua appassionata e intransigente narrazione degli effetti del colonialismo e del destino dei rifugiati nell'abisso tra culture e continenti").
“Qua e là vi erano aranci e melograni. Agli alberi erano appesi degli specchi, posti troppo in alto perché Yusuf potesse vedersi riflesso. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, in quei momenti il più grande desiderio di Yusuf era quello di essere imprigionato in quel giardino per un tempo indefinito.”
“Quando si toccò, Yusuf si accorse di avere i vestiti bagnati, era completamente zuppo, ma era felice di stare lì fermo a lasciarsi avvolgere dagli spruzzi. Se ascoltava con sufficiente attenzione, ne era sicuro, avrebbe sentito un mormorio che cresceva e scemava sotto il ruggito della cascata, il rumore del respiro del Dio del fiume. Restò a lungo là, in silenzio.”
“Non aveva mai fatto nulla di cui vergognarsi; di vergognoso c’era solo il modo in cui lo avevano costretto a vivere, lui e tutti gli altri. I loro intrighi, i loro odi, la loro avidità rancorosa avevano trasformato i valori più elementari in moneta di scambio, oggetto di baratto.”
“Quando, durante la notte, aprì gli occhi, la visione del vagone buio e pieno solo a metà gli fece venir voglia di piangere. L’oscurità là fuori era un vuoto sconfinato, e aveva paura che il treno vi si fosse addentrato troppo a fondo per poter essere sicuri di tornare. Cercò di concentrarsi sul rumore delle rotaie, ma il loro ritmo irregolare ebbe come unico effetto quello di tenerlo sveglio. Sognò che sua madre era un cane con un occhio solo che una volta aveva visto schiacciato sotto le rotaie del treno. In seguito sognò di vedere la propria vigliaccheria scintillare alla luce della luna. Era appena nata e ancora avvolta nella placenta. Sapeva che era la sua vigliaccheria perché glielo aveva detto qualcuno che non poteva vedere. Ed era viva, respirava.”
Un romanzo di formazione e di avventura scritto in una prosa affascinante, che racconta un mondo alle soglie della sua definitiva trasformazione. Lo stile di scrittura di Gurnah è senza dubbio un grande pregio del romanzo.
Il personaggio di Yusuf è ispirato al Giuseppe della tradizione biblica, entrambi sono venduti dalla famiglia e dovranno cavarsela e crescere lontano da casa, entrambi si guadagnano il favore del loro signore ed entrambi dovranno subire l’innamoramento della moglie del padrone. Entrambi hanno una particolare sensibilità che si manifesta nei sogni.
Il finale è aperto: cosa farà Yusuf? Di paradiso ne ha trovato ben poco, finora.
Con “Paradiso” Gurnah racconta, insieme alla storia di Yusuf, anche le vicende di un mondo che sta per essere ingoiato dall’uomo bianco europeo che farà scomparire tutto quello che c’era prima. C'è molto in questo libro: le sure del Corano riguardanti la storia di Yusuf (Giuseppe), le sure del giardino dell’eden, le storie delle Mille e una notte, i resoconti di viaggio nel cuore di tenebra dell'Africa, conteso da soldati tedeschi, askari africani, inglesi, missionari cristiani. Gurnah ci restituisce la complessità di “un luogo dove le persone vanno e vengono, commerciano e vivono”.
Lettura consigliata!
Abdulrazak Gurnah è premio Nobel della Letteratura 2021 ("per la sua appassionata e intransigente narrazione degli effetti del colonialismo e del destino dei rifugiati nell'abisso tra culture e continenti").
“Qua e là vi erano aranci e melograni. Agli alberi erano appesi degli specchi, posti troppo in alto perché Yusuf potesse vedersi riflesso. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, in quei momenti il più grande desiderio di Yusuf era quello di essere imprigionato in quel giardino per un tempo indefinito.”
“Quando si toccò, Yusuf si accorse di avere i vestiti bagnati, era completamente zuppo, ma era felice di stare lì fermo a lasciarsi avvolgere dagli spruzzi. Se ascoltava con sufficiente attenzione, ne era sicuro, avrebbe sentito un mormorio che cresceva e scemava sotto il ruggito della cascata, il rumore del respiro del Dio del fiume. Restò a lungo là, in silenzio.”
“Non aveva mai fatto nulla di cui vergognarsi; di vergognoso c’era solo il modo in cui lo avevano costretto a vivere, lui e tutti gli altri. I loro intrighi, i loro odi, la loro avidità rancorosa avevano trasformato i valori più elementari in moneta di scambio, oggetto di baratto.”
“Quando, durante la notte, aprì gli occhi, la visione del vagone buio e pieno solo a metà gli fece venir voglia di piangere. L’oscurità là fuori era un vuoto sconfinato, e aveva paura che il treno vi si fosse addentrato troppo a fondo per poter essere sicuri di tornare. Cercò di concentrarsi sul rumore delle rotaie, ma il loro ritmo irregolare ebbe come unico effetto quello di tenerlo sveglio. Sognò che sua madre era un cane con un occhio solo che una volta aveva visto schiacciato sotto le rotaie del treno. In seguito sognò di vedere la propria vigliaccheria scintillare alla luce della luna. Era appena nata e ancora avvolta nella placenta. Sapeva che era la sua vigliaccheria perché glielo aveva detto qualcuno che non poteva vedere. Ed era viva, respirava.”