Levi, Carlo - L'orologio

Pnin

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L'abbiamo vista, l'abbiamo vissuta: la Resistenza è stata una rivoluzione contadina, la sola che ci sia stata mai. I Luigini le sono saltati sulla groppa, e ora pensano di averla addomesticata, ma qualcosa ci sarà pur rimasto, anche se le hanno messo briglie e morso. Ora siamo alla fine: anche il Presidente è caduto.

In questo estratto, che si trova circa a metà romanzo, credo si trovi riassunto il messaggio che porta.
Ma al di là del messaggio questo libro è un vero viaggio. È molto descrittivo, direi minuziosamente descrittivo, ma mai noioso, perché delle cose, delle persone, dei luoghi ne descrive le anime e ciò che accade alla sua, di anima, quando ne viene in contatto.
Attraverso le vicissitudini in prima persona di Carlo giornalista (ma è specificato trattarsi di un romanzo di fantasia) conosciamo un'infinità di personaggi interessantissimi e caratteristici che finiscono col costruire il ritratto di quell'insieme di macerie e speranza, fiducia e paura, illusione e disillusione che fu l'Italia dell'immediato secondo dopoguerra. L'Italia tutta, nonostante sia ambientato prevalentemente a Roma, con un viaggio avventuroso (le considerazioni sul brigante le trovo illuminanti) verso Napoli e ritorno.
E l'orologio, che affiora a tratti nella narrazione, diventa il simbolo del tempo che scorre e del nostro rapporto con esso.

Bello. Importante. Interessante. Magistralmente narrato. Ti prende per mano e ti porta in quel tempo e in quei luoghi con una profondità ed un realismo tali che sembra veramente di essere lì!
 

DaneelOlivaw

Well-known member
Letto dopo Cristo si è fermato a Eboli, mi ha annoiato a morte.
Se non ricordo male lui stesso in un' intervista dichiarò che è un libro tedioso.
 
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