Pnin
Well-known member
Anthony Bourdain ci racconta la sua esperienza nel mondo della ristorazione nella sua prima parte di vita.
Mi aspettavo un libro diverso.
Viene venduto così:
Dopo una gioventù dissipata, all'insegna di droghe e contestazione, Bourdain diventa uno dei cuochi più famosi di New York. Questo libro è il racconto di un'avventura culinaria, uno sguardo dietro le quinte che rivela gli orrori della ristorazione, gli ideali traditi e quelli realizzati. L'autore offre al lettore agghiaccianti informazioni su quanto accade all'interno di una cucina (anche quella dei ristoranti più famosi), ma nonostante gli avvertimenti più minacciosi ricorda che il nostro corpo non è un tempio ma un parco-divertimenti e non dobbiamo condannarlo a una vita di rigore e castità alimentare.
A me è parso invece il resoconto disperatamente autocritico di chi, attraverso l'ironia, prende consapevolezza di quanto autodistruttivo sia compiacersi del proprio essere un improvvisatore ambizioso che seppellisce negli eccessi e nell'assurdo la continua e vana ricerca di sé.
Non so spiegarne il motivo, ma io amo questo personaggio, adoravo la sua trasmissione "No reservation", proprio per lui, per il suo modo di vedere il mondo e per una sensazione come di dolcezza che mi trasmetteva quel senso di "essere un perdente" che emanava.
Non sapevo nulla, ma proprio nulla, della sua vita, ma mi sono affatto stupita quando ho saputo che si era suicidato eppure mi è - irrazionalmente - dispiaciuto moltissimo, come se lo avessi conosciuto.
Leggendolo ora ho rivissuto questa fortissima, triste emozione.
Chissà che corde ci toccano certe persone che in apparenza ci sono lontane anni luce ma dentro di noi misteriosamente avvertiamo come anime affini...
Mi aspettavo un libro diverso.
Viene venduto così:
Dopo una gioventù dissipata, all'insegna di droghe e contestazione, Bourdain diventa uno dei cuochi più famosi di New York. Questo libro è il racconto di un'avventura culinaria, uno sguardo dietro le quinte che rivela gli orrori della ristorazione, gli ideali traditi e quelli realizzati. L'autore offre al lettore agghiaccianti informazioni su quanto accade all'interno di una cucina (anche quella dei ristoranti più famosi), ma nonostante gli avvertimenti più minacciosi ricorda che il nostro corpo non è un tempio ma un parco-divertimenti e non dobbiamo condannarlo a una vita di rigore e castità alimentare.
A me è parso invece il resoconto disperatamente autocritico di chi, attraverso l'ironia, prende consapevolezza di quanto autodistruttivo sia compiacersi del proprio essere un improvvisatore ambizioso che seppellisce negli eccessi e nell'assurdo la continua e vana ricerca di sé.
Non so spiegarne il motivo, ma io amo questo personaggio, adoravo la sua trasmissione "No reservation", proprio per lui, per il suo modo di vedere il mondo e per una sensazione come di dolcezza che mi trasmetteva quel senso di "essere un perdente" che emanava.
Non sapevo nulla, ma proprio nulla, della sua vita, ma mi sono affatto stupita quando ho saputo che si era suicidato eppure mi è - irrazionalmente - dispiaciuto moltissimo, come se lo avessi conosciuto.
Leggendolo ora ho rivissuto questa fortissima, triste emozione.
Chissà che corde ci toccano certe persone che in apparenza ci sono lontane anni luce ma dentro di noi misteriosamente avvertiamo come anime affini...