Politi, Alessandra - Non si comanda il perdono

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A distanza di dieci anni dalla scomparsa, i resti di Mirta Furlan vengono ritrovati all'improvviso nel fossato sulle sponde del lago Borgonero, nei dintorni di Roccamulè, un borgo sperduto tra le profonde rughe delle Dolomiti. Astrid Furlan, sorella della giovane insegnante scomparsa, parte da Pordenone alla volta di Roccamulè, dove in apparenza la vita sembra scorrere in maniera lenta e tranquilla, come cristallizzata in un tempo lontano. Un tempo che in realtà è pieno di verità sottese di cui nessuno vuole parlare. L'incontro con questo paesino ai piedi di rocce arcigne e boschi sconfinati e con i suoi abitanti, schivi e solitari, è per Astrid qualcosa di inaspettato e sconvolgente. Ogni dettaglio e ogni persona la riconducono a un passato che tenta di comprendere, di scandagliare, di riportare alla luce. Un passato che è tornato con prepotenza a stravolgere la sua esistenza, proprio nel momento in cui sembrava aver finalmente raggiunto un faticoso equilibrio. L'unica persona su cui Astrid sente di poter fare affidamento è l'alpinista Oliver Pedrotti, ex fidanzato di Mirta e rifugista sul passo del Forcone, anche lui condannato a fare i conti con la perdita subita. Astrid e Oliver uniscono pertanto le forze per cercare di far fronte alla sofferenza del ritrovamento e alle ferite che le indagini riaprono senza pietà con nuove e tragiche rivelazioni. Comincia così per loro un intenso viaggio interiore, fra ricordi ed emozioni, fra dubbi e sensi di colpa mai sopiti, fra misteri che si dipanano e un complesso mosaico da ricomporre, nei cui tasselli la morte ha lasciato, inconfondibile e perenne, la sua traccia. Un viaggio anche fisico, dal momento che le risposte alle loro domande sembrano trovarsi lassù, sulle cime delle montagne, sotto la neve e il ghiaccio. E possono rivelarsi molto più terrificanti di quanto avrebbero mai immaginato. Perché i segreti dei morti fanno dei giri strani, ma trovano sempre il modo di risalire a galla. Perché nel bosco dell'inconscio c'è sempre qualcosa che ci aspetta. E perché il perdono non si comanda.



COMMENTO

Tutto, a Roccamulè, è sospeso. Lo è il tempo, fermo tra passato e presente; lo è l'aria, carica di neve e di presagi; lo sono le persone, sempre uguali a se stesse, rimaste ad un tempo lontano, né felici né tristi; lo sono i fatti, sempre in procinto di accadere, di rivelarsi. Lo sono, in special modo, da dieci anni a questa parte, da quando Mirta Furlan, una giovane insegnante da quindici anni in paese, è scomparsa da un momento all'altro, senza lasciare alcuna traccia. Traccia che spunta dieci anni dopo sottoforma dei suoi resti: dal momento in cui vengono ritrovati tutto sembra rimettersi in moto, Astrid – la sorella – arriva in paese e qui ritrova tutto più invecchiato, ma sempre uguale a se stesso. E ritrova Oliver, l'altra vittima della scomparsa di Mirta, il suo fidanzato. Solidarizzare viene quasi naturale, anche perché di scoperte da affrontare ce ne saranno tante… forse troppe.

"Non si comanda il perdono" è un thriller profondamente italiano. Lo è nel modo di raccontare: l'autrice non cerca la tensione ad ogni costo, la lascia solo arrivare in modo naturale, col fluire della storia; si prende il tempo lento della montagna per farci conoscere i suoi abitanti, i protagonisti di quest'amara vicenda, e scandaglia con noi le loro sensibilità e le loro emozioni, così affini a quelle che ognuno di noi proverebbe in una situazione analoga. È poi profondamente italiano nelle ambientazioni, nei colori, nei piccoli dettagli… e penso, ad esempio, ad Astrid per cui impastare ed infornare è la cosa più vicina alla meditazione che conosca. È, poi, italianissimo nel periodare: la scrittura è elegante, ricercata eppure accudente; è poetica, finanche lirica, ma colorata, vibrante, evocativa. Basti pensare all'incipit: Alessandra Politi apre questo racconto dipingendo una cartolina oscura ma perfettamente vivida ed immaginabile, che ci fa entrare perfettamente nel contesto. È un libro maturo, questo, intenso, malinconico ed amaro… ma bello, bello davvero. I personaggi restano in mente perché sono tridimensionali, pensanti, emotivi, umani come noi. E le loro emozioni escono dalla carta e vengono a conficcarsi dentro di noi, in quello spazietto che sta tra il cuore ed un abbraccio. Lo consiglio, questo libro. Lo consiglio a chi cerca una bella storia thriller, ma dal ritmo moderato; lo consiglio a chi ama le storie legate alla montagna, alla neve e ai ghiacci; lo consiglio a chi ha voglia di una storia che accompagni, tocchi ma non stordisca. A me è piaciuto molto, spero sarà così anche per voi.
 
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