*_* E qui credo che scriverò il post più lungo della mia vita forumistica. Sono il mio gruppo preferito in assoluto e questo è l'album a cui sono affezionata maggiormente, dato anche il fatto che è il primo che ho ascoltato e me ne innamorai all'istante (per i più curiosi la prima canzone che ascoltai fu proprio Aenima
). Io parto con la recensione dettagliatissima (ricordando che di musica non capisco un bel niente, ma mi piace emozionarmi).
Apart, ha ragionissima. E' l'album che li ha consacrati al successo. A mio parere, il migliore resta Lateralus ma Aenima è qualcosa di sconvolgente e di incredibilmente meraviglioso.
Si inizia con Stinkfist, metafora di talmente tante cose che non si poteva iniziare meglio! Metafora dell'addentrarsi nelle profondità più oscure e "sporche", dell'ossessione per qualcosa, della ricerca spasmodica del proprio essere e non solo, della consapevolezza della propria assuefazione e la perenne insoddisfazione della vita. Il tutto usando una velata (ma poi non così tanto) metafora, il fisting (da cui il titolo): disgustoso ma così affascinante e forse anche piacevole. La voce di Maynard è allo stesso tempo avvolgente, seducente e isterica, quasi disperata. Molti vedono in questa canzone l'ossessione e la dipendenza per la droga. E' molto plausibile, ma la musica e le parole vanno talmente oltre che si può pensare di poterci leggere qualsiasi ossessione o dipendenza, in fondo ne abbiamo tutti una.
Il secondo pezzo è un Elogio (Eulogy, appunto), però alla maniera dei Tool: polemico, rabbioso, rassegnato nei confronti della morte di un caro amico di Maynard e grandissimo comico, Bill Hicks. Il cantante riesce a parlarne talmente bene senza tralasciarne i difetti. L'urlo di dolore e strazio si percepisce così chiaramente in quel "goodbye" finale (nonchè in tutta la canzone) da far venire la pelle d'oca...
Si passa poi al terzo pezzo: H. E' una canzone misteriosa. Molti vedono ancora una volta la droga protagonista, altri invece propendono per la teoria del figlio di Maynard. Per le sonorità e per gusto personale (ma l'indizio secondo me lo si può trovare nei primi due versi della canzone), propendo per la seconda ipotesi. E' comunque un grande pezzo anche questo. Si percepisce tutta la paura e la consapevolezza che da ora in poi tutto è cambiato, la paura di sbagliare ma la consapevolezza che ciò che potrebbe avere tra le braccia è talmente prezioso e connesso a lui da far sparire la paura e l'insicurezza. Ma c'è un'altra considerazione che questa canzone ci porta alla mente: la nascita del nuovo significa inesorabilmente la morte del creatore.
Useful Idiot, quarto pezzo di brevissima durata che serve a fare da stacco tra le sonorità di una canzone e l'altra. E' il suono della fine di un vinile. Ma "useful idiot" è il termine che in campo militare viene usato per indicare quei soldati semplici con poca intelligenza ed esperienza che sono utili solo ai fini del gruppo.
Si passa poi a 46 & 2. Anche questa complicatissima. E' l'insieme di teorie psicoanalitiche Junghiane con l'inconfondibile sound dei Tool. E' la metafora, ancora una volta, dell'addentrarsi nella profondità di se stessi e della propria mente e memoria, ma stavolta per migliorare se stessi, per andare oltre se stessi, per evolversi! 46 & 2 fa, infatti, riferimento a quella teoria secondo la quale il prossimo stadio di evoluzione umana sarà avere 48 cromosomi, 46 più due cromosomi sessuali, invece che i 46 attuali, 44 più due sessuali. L'immagine dell'ombra che cambia e si allarga e che penetra, rivelando e squarciando veli è magnifica, nonchè il climax sonoro finale che è a dir poco sconvolgente.
Si passa poi ad un'altra canzone di stacco: Message to Harry Manback. E' praticamente un messaggio in segreteria lasciato da un amico italiano di un amico di Maynard. E' pieno di insulti sia in italiano che in inglese con uno sfondo sonoro dolce e pacato che fa risaltare il contrasto proprio col contenuto. Esilarante direi.
Settimo pezzo: Hooker with a Penis. E qui la rabbia dei Tool nei confronti di chi fa finta di ascoltarli ma in realtà non c'ha capito una bella mazza scoppia in tutta la loro potenza. E la rabbia è proprio nei confronti dei fan stessi dei Tool che li accusano di essersi venduti a discapito della musica. Ribadiscono a chiare lettere che loro fanno musica per la musica, nient'altro.
Intermission: altro pezzo brevissimo che però si lega al successivo. Le sonorità trasmettono una melodia infantile e pacifica che poi viene squarciata improvvisamente da qualcosa che verrà espresso nella canzone successiva.
Jimmy: personalmente trovo che sia il pezzo più triste di tutto l'album. La voce di Maynard e la melodia in generale è talmente angosciante e malinconica. Si presume che il titolo sia il nomignolo del primo nome di Maynard (il nome per esteso è James Maynard Keenan) ed è probabile che parli di se stesso quando compiuti gli undici anni vide sua madre ammalarsi e paralizzata in un letto. Riescono a creare la perfetta visione di qualcuno che perde un punto di riferimento talmente importante ed anche lo spaesamento che si vive. E' anche fondamentalmente un guardarsi indietro a quell'esatto momento in cui tutto ciò accadde e a un voler superare quel momento, riuscendoci.
Die Eier Von Satan (tradotto è "le uova di Satana"): è il pezzo più ironico dell'intero album. Ad un primo ascolto sembra di sentire Hitler o un naziskin qualunque che parla ad una folla che urla e grida inneggiandolo con sottofondo musicale metallico e militaresco. In realtà è una semplice ricetta tedesca per fare le uova.
E' la maniera dei Tool di dire che molte volte le apparenze ingannano.
Undicesimo pezzo: Pushit. Il più misterioso per quanto mi riguarda e forse anche il più complesso. Ci vedo molto di quegli amori malati e destinati a finire. Quegli amori che hanno senso per chi li vive solo se ci si fa del male l'uno con l'altro. Quegli amori turbolenti pieni di odio, ma talmente intensi da poter sfociare nei cosiddetti delitti passionali. Ci sono così tante contraddizioni e emozioni in questa canzone che bisogna solo ascoltarla e basta, così come bisogna assecondare l'amore che si prova e basta.
Dodicesimo pezzo, Cesaro Summability: brevissima canzone che fa da stacco anche questa. Siccome il titolo riguarda un qualcosa che non vi so spiegare, vi linko la pagina di wikipedia che ne parla
Somma di Cesàro - Wikipedia. La canzone inizia col pianto di un bambino e continua con quello che a me sembra un motore o un razzo che decolla. Potrebbe rappresentare la creazione e l'evoluzione. Potrebbe indicare, parlando in maniera più generale, una specie di riassunto, un fare i conti o trarre conclusioni. Ad ognuno la propria interpretazione!
Aenima: il mio pezzo preferito. E' la rappresentazione della fine del mondo dovuta ad inondazione. E' un inno a madre natura e alla sua potenza. E' l'impotenza dell'uomo e la sua frivolezza, nonchè la sua superficialità e la sua ossessione per le piccole cose che non contano nulla. E' l'augurio che tutto ciò che ci circonda venga distrutto da Mamma Natura ed è anche la speranza di ricostruzione di qualcosa di migliore. E' anche il consiglio di iniziare ad imparare quali siano davvero le cose importanti nella vita. Un pezzo meraviglioso anche dal punto di vista melodico, da ascoltare sempre con attenzione.
Penultimo pezzo: (-) Ions. Brevissimo anche questo. E' il suono di una tempesta confuso con suoni elettrici prodotti dalla Jacob's Ladder (riferimento anche alla Genesi biblica). Il titolo indica gli ioni negativi che pare siano molto presenti dopo una tempesta o vicino alle cascate e diano quel senso di pace e benessere tipici dopo gli acquazzoni.
E siamo arrivati alla fine amici miei: Third Eye. Il pezzo che considero il più disturbante e psichedelico dell'album. E', sia dal punto di vista sonoro che lirico, la rappresentazione della conoscenza (di se stessi in primis, di tutto il resto nonchè della vita in secundis). Il terzo occhio infatti è quello che comunemente viene percepito come simbolo di onniscenza. Ma questa canzone non è solo questo. E' anche la fatica e la sofferenza di riuscire in un compito così arduo e difficile. Parte con un discorso del summenzionato Bill Hicks sulle droghe. Parte in maniera molto soft con il sonoro e soprattutto la voce di Maynard è particolarmente pacata. Scoppia poi in un turbinio, come un tornado, qualcosa di avvolgente ma molto, molto scombussolante. Per finire con un urlo straziato e doloroso con l'ossessiva ripetizione di "prying open my third eye" (traduzione: pry significa aprire con una leva, facendo forza. Quindi verrebbe "spalancando il mio terzo occhio"). La grandezza di questo pezzo è il fatto di come riesca a rendere tanto l'idea del lavoro e della fatica di riuscire a conoscere e conoscersi. Immenso, ma non è di certo un pezzo che si riesce ad ascoltare tutti i giorni.
Ho finito... Per modo di dire, in realtà potrei scrivere tanto altro ancora analizzando ogni singolo verso di ogni singola canzone. Ma credo non mi basterebbe tutto il forum e morireste di noia.
Mi scuso per aver scritto così tanto e ringrazio per chi è riuscito ad arrivare fino a qui, ma non potevo esprimermi in altro modo per un gruppo eccezionale quali i Tool. Se volete "spalancare il vostro terzo occhio" non c'è niente di meglio che questa meravigliosa band.
Ho finito per davvero ora...