Decalogo su come scrivere meglio, di Elmore Leonard

Dumas80

New member
1) Niente descrizioni ambientali, di solito il lettore passa direttamente ai
personaggi.
2) Niente prologhi, infastidiscono chi legge.
3) Usare il dialogo tra virgolette e introdurre le battute esclusivamente
con "dice".
4) Non accostare nessun avverbio al verbo "dire" (vietato "dice improvvisamente).
5) Fare poco uso di esclamativi, la giusta misura è 2 o 3 ogni 100mila parole.
6) Non usare l'avverbio "improvvisamente".
7) Utilizzare con misura frasi di gergo, straniere o dialettali.
8) Niente descrizioni dettagliate dei personaggi (modello di sinteticità,
Hemingway).
9) Condensare al massimo luoghi e situazioni per non rallentare il pathos
dell'azione.
10) Eliminare senza scrupoli le parti che il lettore salterebbe

Secondo voi è giusto questo decalogo? Secondo me no. Ecco che cosa ne penso io:

1) Le descrizioni ambientali servono, fanno capire al lettore com'è il posto in cui si trovano i personaggi. Personalmente non ho mai saltato una descrizione ambientale;
2) Questo è vero: quasi mai ho letto un prologo;
3) Va bene per usare il dialogo fra virgolette, ma MAI introdurlo con la parola "dice": in nessun classico ho visto questa cosa, soltanto in pochi romanzi che non conosce nessuno;
4) Questa regola è vera, ma scontata, anche i bambini dell'elementare lo sanno;
5) Falsissimo! Il grande Dumas usava spesso punti esclamativi, e i suoi romanzi sono dei veri capolavori! Io stesso in 16 parole ho usato 2 punti esclamativi:xaaa
6) E perchè non si può usare? Mai ho sentito una regola più assurda. Se non si potesse usare, l'avrebbero tolta dal dizionario;
7) Regola assurda e falsa. A meno che non sia un libro che descriva la vita contadina e campagnola, non bisogna usare il dialetto nei libri;
8) Giusto, le descrizione devono essere brevi e coincise, ma che facciano capire il modello del personaggio al lettore;
9) Giusto anche questo, mai rallentare i fatti e le azioni;
10) Sbagliatissimo: il libro è bello perchè è completo, sta al lettore decidere se saltare una pagina o no. Se poi il libro viene troppo lungo, allora questa regola può essere considerata giusta.
 

Dallolio

New member
1) Dipende chi le fa... chi sa veramente fare ha il merito di catapultarti in un altro mondo
2) Sono parzialmente d'accordo, il prologo in effetti appesantisce la lettura
3) Non scherziamo...
4) Idem...
5) Sono parzialmente d'accordo, molti tra i miei scrittori prediletti non li usano
6) Non è molto originale, ma se occorre può essere usato
7) Sono d'accordo, non mi piace nè il gergo nè il dialetto
8) Ho l'idea opposta di letteratura su questo
9) - 10) Ciò renderebbe la scrittura povera
In sintesi: la bellezza di un romanzo sta proprio nella sua assoluta libertà e nel suo non essere assogettato a regole di alcun tipo... un romanzo di quel tipo sarebbe scarno e prevedibile! (e qui uso un bel punto esclamativo, così Dumas approva :D )
 

Bobbi

New member
Dipende anche dal genere del libro! senza alcuni di questi elementi, per esempio, i libri di King sarebbero orribili e quasi tutti i classici dovrebbero essere evitati. Decalogo discutibilissimo sotto molti aspetti.
 

skitty

Cat Member
Magari sono utili alcuni suggerimenti e consigli, ma un decalogo inflessibile di regole penso proprio di no... i capolavori sono unici e belli, poco importa che rispondano a precisissime regole!
A volte una regola che sembrerebbe "obbligatoria da seguire", in un particolare testo può essere allegramente saltata senza diminuirne la bellezza e purezza.
Direi quindi che è troppo limitante definire la scrittura in un decalogo... qualunque esso sia...
 

piernik

Piernicola Silvis
Secondo me...

Premesso che Elmore scrive romanzi di genere e dal taglio molto cinematografico (nel senso che l’autore non indaga sui pensieri dei personaggi, ma li fa vivere attraverso i movimenti e i dialoghi, un po’ come Connelly e Hemingway), che quindi hanno bisogno di ritmi frenetici, io penso che:
1)le descrizioni ambientali sono necessarie, ma è anche vero che devono essere brevi. La bravura dello scrittore non sta nello scrivere due pagine di descrizione del temporale che sta per abbattersi sulla campagna, ma nel descriverlo efficacemente in tre righe con veloci pennellate ‘d’autore’
2)niente prologhi, sono d’accordo. Il lettore deve entrare subito in medias res
3)questo del ‘dice’ o ‘disse’ è una regola insegnata anche da Stphen King e applicata alla grande da Hemingway. Dà ritmo, dà immediatezza, dà realismo. Ogni tre/quattro battute di dialogo, poi, inseriamo qualche commento e il dialogo perfetto è pronto. È chiaro che se poi ti piace Mann o Tolstoji le cose sono diverse. Ma anche Flaubert usava questa tecnica, pur se credo che pochi sanno che Madame Bovary è stato il primo romanzo ‘davvero’ moderno della storia della letteratura
4)è vero: uno scrittore quella certa cosa non te la ‘descrive’ improvvisa: te la fa ‘vedere’ improvvisa
5)gli esclamativi devono essere rarissimi. Leggere è cosa diversa dal parlare. Parlando noi usiamo tanti punti esclamativi, ma il nostro orecchio ne attenua la forza. Leggendo invece avviene il contrario, i nostri occhi ampliano a dismisura ciò che leggono: leggere un testo e dei dialoghi con molti punti esclamativi è come ascoltare il discorso di un folle o un discorso tra esauriti (uguale è per i puntini sospensivi: devono essere rarissimi)
6)secondo King, tutti gli avverbi che finiscono con ‘mente’ non dovrebbero essere usati, a meno che non siano essenziali. Ma credo che su questa regola si possa anche passare sopra. Certo, se un giallista dovesse presentare i colpi di scena sempre con ‘improvvisamente’ sarebbe un fallito. Come dicevo prima, lui le cose deve ‘farle vedere’
7)Elmore vuole dire che le frasi gergali o straniere non dovrebbero essere usate. Se però proprio lo si deve fare – per dare quel certo tocco di colore alla situazione che certe, poche volte serve – occorre usarle con estrema moderazione. Sennò fanno l’effetto Zalone – simpaticissimo, peraltro – e il romanzo che leggi, anche se drammatico, comincia a farti sorridere
8)Anche nella descrizione dei personaggi valgono molto più dei leggeri tocchi d’autore che tre pagine di inquadramento del tizio: le descrizioni lunghe stancano e il lettore non ne ricorderà bene i dettagli, perché la sua memoria li disperderà
9)No, questo no. Luoghi e situazioni devono esserci, coesistendo con il ritmo della storia. Un romanzo non si può ridurre a un ‘usa e getta’
10)Due scuole di pensiero, su questo. Da un lato, è giusto che l’autore scriva ciò che ritiene opportuno, sarà il lettore ad adeguarsi. Dall’altro, invece, lo scrittore rispetta il lettore ritenendo non giusto che questi debba annoiarsi con le sue paturnie autoriali. In linea di massima, questa è la distinzione fra autori classici e autori di cassetta, anche se oggi si segue sempre più il rispetto per il lettore eliminando dal romanzo le cd parti ‘superflue’. Gli editor poi queste parti le tagliano senza pietà, perché il libro è un prodotto commerciale e quindi per essere venduto deve piacere, così gli autori crescono con questo insegnamento. A meno che, come dicevo, non sei Saramago

Di regole poi ce ne sono ancora tante. Ma fermiamoci qui, anche perché c’è una regola che non può essere codificata ma che è la più importante. Leonardo imparò prima a mescolare i colori e poi dipinse Monna Lisa. Lo fece quando tirò fuori il suo tocco: e come mai avrebbe potuto, Leonardo, spiegare in cosa consisteva il suo ‘tocco’? Impossibile. Uguale per lo scrittore: prima apprende queste regolette, ma dopo, dopo c’è il segno artistico. E come lo si consegna il ‘tocco’ agli ‘allievi’? Ah, saperlo, saperlo…
Ciao a tutti

P.
 
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