Zefiro
da sudovest
La Comastri Montanari in questo Nemesis, tenta il salto di qualità rispetto a quella che è la sua abituale impalcatura romanzesca: non più semplice giallo ma anche abbozzo di retrospettiva pensosa sull’altra faccia dell’impero romano, che per diventare grande seminò morte, dolore e sofferenza nelle popolazioni sottomesse.
La distruzione per rappresaglia da parte dei legionari romani di un villaggio sperduto del Caucaso con l’uccisione di donne, vecchi e bambini inermi ed indifesi tende i suoi legacci da un passato che sembrava ormai dimenticato dando luogo ad una catena di delitti.
Il protagonista questa fortunata serie di gialli storici, il senatore Publio Aurelio Stazio, scettico, epicureo, con qualche difficoltà che lo coinvolgerà anche personalmente, ne verrà a capo anche stavolta.
La ricostruzione ambientale della Roma imperiale è al solito assolutamente perfetta ed impeccabile, frutto consolidato di una profonda conoscenza di quel quotidiano storico.
Il plot ne risente invece un bel po’, scorre con una qualche fatica, il lineare flusso logico di trama, caratteristico di questa autrice falla in più d’un punto ingenerando una qualche confusione. Ben lontano dalle cristalline costruzioni giallistiche di Cave canem, Parce sepulto ed Ars moriendi per esempio, o più in generale, della quasi totalità delle sue produzioni precedenti.
Voto: 2,9/5
PS Aggiungo un piccolo inciso : io Aurelio Stazio lo adoro. Nulla di che naturalmente, ve da sé che stiam parlando di gialli e non di alta narrativa, ma tra i protagonisti di detective stories e serie poliziesche, insieme al tenente Colombo, Stazio è tra i mie preferiti. Oltre alla mia personale simpatia e talvolta affinità per i suoi modi, il suo essere, il suo agire ed il suo riflettere, a gusto mio è un personaggio molto moderno oltre che azzeccatissimo e che ben rispecchia gli spiriti più acuti ed intelligenti di quell’epoca di inizio riflessione critica e pensosa di Roma su sé stessa.
La distruzione per rappresaglia da parte dei legionari romani di un villaggio sperduto del Caucaso con l’uccisione di donne, vecchi e bambini inermi ed indifesi tende i suoi legacci da un passato che sembrava ormai dimenticato dando luogo ad una catena di delitti.
Il protagonista questa fortunata serie di gialli storici, il senatore Publio Aurelio Stazio, scettico, epicureo, con qualche difficoltà che lo coinvolgerà anche personalmente, ne verrà a capo anche stavolta.
La ricostruzione ambientale della Roma imperiale è al solito assolutamente perfetta ed impeccabile, frutto consolidato di una profonda conoscenza di quel quotidiano storico.
Il plot ne risente invece un bel po’, scorre con una qualche fatica, il lineare flusso logico di trama, caratteristico di questa autrice falla in più d’un punto ingenerando una qualche confusione. Ben lontano dalle cristalline costruzioni giallistiche di Cave canem, Parce sepulto ed Ars moriendi per esempio, o più in generale, della quasi totalità delle sue produzioni precedenti.
Voto: 2,9/5
PS Aggiungo un piccolo inciso : io Aurelio Stazio lo adoro. Nulla di che naturalmente, ve da sé che stiam parlando di gialli e non di alta narrativa, ma tra i protagonisti di detective stories e serie poliziesche, insieme al tenente Colombo, Stazio è tra i mie preferiti. Oltre alla mia personale simpatia e talvolta affinità per i suoi modi, il suo essere, il suo agire ed il suo riflettere, a gusto mio è un personaggio molto moderno oltre che azzeccatissimo e che ben rispecchia gli spiriti più acuti ed intelligenti di quell’epoca di inizio riflessione critica e pensosa di Roma su sé stessa.
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