Du Maurier, Daphne - Rebecca, la prima moglie

Roberto89

MODerato
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Conoscevo già la storia di questo libro per via dell'adattamento fatto da Hitchcock due anni dopo l'uscita del romanzo. Comunque leggere la versione originale piuttosto che la riduzione su pellicola è stata un'esperienza piuttosto diversa, soprattutto per la lunghezza.
Il romanzo è infatti abbastanza impegnativo, o almeno io l'ho trovato così. La storia è narrata in prima persona e perciò il lettore ha modo di entrare direttamente nella mente della protagonista, conoscendone tutti i pensieri, le preoccupazioni, i dubbi, le ansie, e via dicendo. Il che è una buona cosa, ma in questo romanzo (forse complice l'epoca in cui è stato scritto) le cose vanno un po' a rilento, troppo per i miei gusti.
Lo si capisce già dalle prime pagine, quando la protagonista si perde nella descrizione di Manderley e della sua nostalgia per quel luogo. Le pagine sono dense, piene di dettagli in cui il lettore forse non ha ancora voglia di buttarsi, anche se ne capisco il motivo: l'autrice vuole evocare la magnificenza del luogo, farcelo vedere come se fossimo lì, lasciando ben poco all'immaginazione. Oggi però non siamo così tanto abituati a queste descrizioni lunghe e dettagliate su un mondo del quale non abbiamo ancora nessun motivo per volerlo conoscere, se non un pizzico di curiosità.
La storia procede così fino a che i primi personaggi iniziano non sono a entrare in gioco ma anche a interagire, ma sempre con pochi dialoghi, molte descrizioni e parecchie registrazioni dei pensieri della protagonista. E' evidente che si tratti di un romanzo introspettivo, l'unico rischio è che se il personaggio non piace, leggere pagine piene di pensieri diventa un'agonia. Più che altro non si hanno inizialmente tanti motivi per cui tifare per lei, perché gli avvenimenti si sviluppano lentamente.
E questo è forse il difetto di questo romanzo, almeno visto con gli occhi di un lettore moderno: la protagonista si fa mille ansie, preoccupazioni, diventa sempre più schiacciata dal peso di Rebecca e questo ci porta a soffrire con lei e come lei, e questo non per 5 o 10 pagine, ma per decine e decine di pagine. Quando finalmente le cose iniziano prendere una piega più positiva, l'incubo riprende e il "fantasma" di Rebecca diventa più potente che mai.
Bisogna comunque aspettare quasi metà romanzo (parliamo di un romanzo di circa 400 pagine) perché l'autrice cominci a tirare fuori la trama vera e propria del romanzo. E da qui le cose iniziano a correre sempre di più, fino al finale che, invece che denso di riflessioni, è pieno di avvenimenti e colpi di scena.

Se devo muovere una critica a questo romanzo, a parte quanto già detto (che però, ripeto, è influenzato anche dal periodo storico in cui è stato scritto), è che la protagonista è secondo me troppo debole e incapace di "muoversi". Posso capire tutte le ansietà, i dubbi, il senso di inadeguatezza, ma non riesco a capire il non fare domande, il non parlarsi e provare a chiarire quei dubbi, l'incapacità sempre maggiore di agire, se non alla fine. Oltre a questo, l'autrice avrebbe potuto tagliare qualche pagina iniziale e rendere così il romanzo più snello e scorrevole, senza per questo cambiare stile, modo di esposizione della trama e contenuto.

Rispetto al film invece ha almeno un pregio, quello di dare molte più informazioni sul passato di Rebecca e sulla storia in generale. Il film si concentra più sul mistero, il romanzo sulla protagonista e le sue reazioni interiori.

Voto: 3 stelle su 5
 

isola74

Lonely member
Mi è piaciuto molto . È un libro ricco di suspance che ti fa stare sul chi va là fino alla fine. La figura della governante è perfettamente maligna e mi dispiace non aver visto il film perché sono sicura che Hitchcock con questa trama ha creato un capolavoro.
 
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