Sopraesistito
Black Cat Member
E' una riflessione per me nuova che ho pensato di condividere.
La premessa è che per dolore si intende quella gamma di sensazioni classificate dal nostro cervello non solo come spiacevoli, ma come violente, non ignorabili se non con grande sforzo o con l'aiuto di medicinali.
La teoria più accettata è che il dolore sia un allarme, un avviso a sottrarsi a ciò che causa quella sensazione.
Ora più ci penso più trovo che questa spiegazione non sia sufficente.
Il dolore spesso non è indicativo del danno che si sta subendo e soprattutto persiste più di altre sensazioni. Ciò mi ha portato a considerare che se il nostro corpo e mente sono invero macchine ottimizzate nel corso di milioni di anni ci deve essere un messaggio recondito nel dolore.
La nostra capacità di soffrire è impareggiabile e va ben oltre il danno fisico, un trauma psicologico può causare sofferenza vera e propria, nonostante la fonte sia spesso stata rimossa o rifuggita da molto tempo.
Ho pensato che il dolore in assoluto più che un allarme fosse un fortificarsi, un preparare il corpo e la mente alla medesima esperienza, ma mi sono accorto che non è così, un taglio fa male non importa quante volte lo si subisca e lo stesso vale per la sofferenza della psiche. Ciò che si aggiusta è la paura di subirlo di nuovo, cosa che può essere sia un vantaggio che uno svantaggio.
Insomma, il dolore sembra essere una meccanica del tutto autodistruttiva, un errore oppure una particolarità che non si è trasferita bene durante il corso dell'evoluzione, a differenza di altre vestigia di un'era più violenta e pericolosa non si è atrofizzato, anzi.
Ma io rifiuto di accettare questa spiegazione.
Quindi, cosa vuole dirci il dolore? Qual'è il vero cambiamento che cerca di portare in noi?
Io non lo so, non so neppure se ho scritto qualcosa di comprensibile (come al solito) ma spero se ne possa parlare.
La premessa è che per dolore si intende quella gamma di sensazioni classificate dal nostro cervello non solo come spiacevoli, ma come violente, non ignorabili se non con grande sforzo o con l'aiuto di medicinali.
La teoria più accettata è che il dolore sia un allarme, un avviso a sottrarsi a ciò che causa quella sensazione.
Ora più ci penso più trovo che questa spiegazione non sia sufficente.
Il dolore spesso non è indicativo del danno che si sta subendo e soprattutto persiste più di altre sensazioni. Ciò mi ha portato a considerare che se il nostro corpo e mente sono invero macchine ottimizzate nel corso di milioni di anni ci deve essere un messaggio recondito nel dolore.
La nostra capacità di soffrire è impareggiabile e va ben oltre il danno fisico, un trauma psicologico può causare sofferenza vera e propria, nonostante la fonte sia spesso stata rimossa o rifuggita da molto tempo.
Ho pensato che il dolore in assoluto più che un allarme fosse un fortificarsi, un preparare il corpo e la mente alla medesima esperienza, ma mi sono accorto che non è così, un taglio fa male non importa quante volte lo si subisca e lo stesso vale per la sofferenza della psiche. Ciò che si aggiusta è la paura di subirlo di nuovo, cosa che può essere sia un vantaggio che uno svantaggio.
Insomma, il dolore sembra essere una meccanica del tutto autodistruttiva, un errore oppure una particolarità che non si è trasferita bene durante il corso dell'evoluzione, a differenza di altre vestigia di un'era più violenta e pericolosa non si è atrofizzato, anzi.
Ma io rifiuto di accettare questa spiegazione.
Quindi, cosa vuole dirci il dolore? Qual'è il vero cambiamento che cerca di portare in noi?
Io non lo so, non so neppure se ho scritto qualcosa di comprensibile (come al solito) ma spero se ne possa parlare.