da "prologo" di "Un paese di pianura" racconti semiseri di fatti semiveri
. . . . . . . . . . Arriva un momento nella vita nel quale ci si accorge che è possibile, insieme con altri coetanei fare cose nuove e, senza il controllo di genitori e tutori vari, cominciare con grand’eccitazione a vivere oltre l'allevamento domestico.
Quello che troverete narrato in questi racconti, che sia realtà o fantasia, potrebbe essere successo allora in un qualsiasi paese, sornione e appisolato come un gatto raggomitolato, tra i cuscini di un gran lettone; su quel gran lettone comodo, morbido e piatto che era la Pianura e dove i cuscini erano gli argini del gran fiume che la attraversava.
Difficile da spiegare e altrettanto da capire, ma accadono certe cose in certi posti, che sono talmente strane da sembrare esagerazioni fantastiche, cioè: magari il fatto può essere anche accaduto, ma risultando normale o poco intrigante, chi lo ha raccontato ha pensato bene di renderlo ancora più interessante aggiungendo, un po' qua e un po' là, qualche particolare in più.
In successione, passando di bocca in bocca e di racconto in racconto, lo stesso fatto assume dei connotati che: o diventa un mito da tramandare per generazioni, oppure è cosa da dimenticare; perché nessuno vuole sentirsi considerare un soggetto psichicamente insano, solamente per aver raccontato una vecchia storia. . . . . . . . . . . . . .