Petroni, Giulio - Tepepa

Yamanaka

Space's Skeleton
Rivisto dopo molti anni questo gioiellino del western, targato 1968.
Il film ruota intorno la figura di Tepepa (interpretato da un bravissimo Tomas Milian), un peone rivoluzionario del Messico dei primi '900 dove, nonostante la vittoria della rivoluzione, la situazione sociale è ancora insostenibile. Tepepa sta per essere giustiziato quando un giovane dottore inglese lo salva dall'esecuzione, ma solo per tentare di ucciderlo a sua volta a causa del suicidio della sua fidanzata, per il quale ritiene Tepepa colpevole.

La pellicola è molto pessimista e molto politica. Tema centrale è come il potere, ogni potere, sia una macchina pervasiva e opprimente, che nemmeno la rivoluzione è capace di scalfire, perchè la rivoluzione quando è vinta diventa anch'essa potere. L'anelito per la giustizia assume quindi un carattere paradossale, non si può fare altro che cercare di perseguirlo ma con la consapevolezza che esso non potrà mai istituzionalizzarsi, il giusto sarà sempre "altrove" rispetto alle istituzioni del potere...un messaggio molto forte e dai toni decismente anarchici.

I personaggi sono tratteggiati con chiariscuri, nessuno, nemmeno Tepepa è esente da scheletri nell'armadio, anche grossi. La caratterizzazione procede più per sottrazione e non detto, i pezzi del puzzle vengono forniti allo spettatore che ha il compito di percepirli e ricomporli, segno di grande eleganza.

I toni sono violenti, esasperati, brutali. E' il west più crudele e cinico: gli amici tradiscono, vuoi perchè costretti dal potere (dal quale non possono sottrarsi) o per opportunismo, non ci si può fidare di nessuno e la brutalità la fa da padrona. Non ci sono sconti ma c'è anche spazio per una dolente umanità (anche nelle sue manifestazioni più gioiose c'è sempre un velo di sottile malinconia e la tragedia è sempre alle spalle) e una genuina drammaticità anti-buonista e assolutamente non stucchevole nei personaggi.
Davvero bello, con una stupenda colonna sonora di Morricone.
 
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