Gerry è un tossicodipendente romano che passa le sue giornate in giro per Roma senza altro scopo che quello di seguire i suoi pensieri, bere, farsi di eroina e cocaina, elemosinare, compiere furtarelli. Il regista lo riprende in questo suo vagabondare in libertà, come un gatto randagio, che si compiace di sè stesso, si stende al sole e fa quello che gli passa per la testa in quel momento.
C'è un'estetica del tossico a tratti fastidiosa, molto anni '80, ma anche una ricerca documentaristica di rappresentare la realtà alla Pasolini. A tratti riesce a diventare una testimonianza di quel mondo parallelo fatto dai marginali ma spesso rimane l'autoreferenzialità di un'opera fine a sè stessa.
C'è un'estetica del tossico a tratti fastidiosa, molto anni '80, ma anche una ricerca documentaristica di rappresentare la realtà alla Pasolini. A tratti riesce a diventare una testimonianza di quel mondo parallelo fatto dai marginali ma spesso rimane l'autoreferenzialità di un'opera fine a sè stessa.