(POSSIBILI SPOILER)
Un vagabondo, svenuto, viene trovato per caso e "consegnato" al fratello, grazie ad un biglietto da visita che l'uomo reca con sé.
Si tratta di Travis, quattro anni di vagabondaggio alle spalle, un matrimonio finito male e un figlio, Alex, attualmente allevato, appunto, dal fratello Walt e da sua moglie Anne. Walt, dopo varie peripezie, riuscirà a far parlare Travis, chiuso in uno stato di mutismo assoluto - è qui che verrà spiegato il significato del titolo - e a portarlo con sé a casa, dove Travis tenterà di riallacciare un rapporto con il figlio di otto anni. Ripresosi, l'uomo sembra intenzionato a ritrovare la moglie...
Una grande regia, e una bella recitazione, possono trasformare una trama apparentemente banale in un film che non si dimentica.
Sono i dettagli che rendono notevole questo film, nonostante alcuni aspetti della trama mi abbiano lasciato un po' sconcertata. Oggi forse un film dedicato al grande pubblico avrebbe avuto un finale diverso, più "politicamente corretto" e attento al messaggio che chi fa grossi errori nella vita può redimersi, sì, ma a caro prezzo. Qui no, il riscatto per qualcuno - non per tutti - è quasi totale, almeno a partire da un certo momento, mentre a chi si è sempre comportato "bene" secondo i canoni correnti non resta molto; è questo che lascia un po' perplessi e che allo stesso tempo contribuisce a rendere la trama "diversa", così come il comportamento del bambino, il quale sembra abituarsi molto in fretta alle nuove situazioni; da un lato il suo atteggiamento sembra poco realistico, ma forse non è così, i bambini hanno grande capacità di adattamento. Ma non voglio, naturalmente, svelare di più. Un film toccante, a tratti struggente ma affatto strappalacrime, e che fa riflettere.
C'è una scena veramente stupenda, che varrebbe da sola la visione ed è quella in cui Travis racconta la loro storia nel peepshow.
Palma d'oro a Cannes.
Un vagabondo, svenuto, viene trovato per caso e "consegnato" al fratello, grazie ad un biglietto da visita che l'uomo reca con sé.
Si tratta di Travis, quattro anni di vagabondaggio alle spalle, un matrimonio finito male e un figlio, Alex, attualmente allevato, appunto, dal fratello Walt e da sua moglie Anne. Walt, dopo varie peripezie, riuscirà a far parlare Travis, chiuso in uno stato di mutismo assoluto - è qui che verrà spiegato il significato del titolo - e a portarlo con sé a casa, dove Travis tenterà di riallacciare un rapporto con il figlio di otto anni. Ripresosi, l'uomo sembra intenzionato a ritrovare la moglie...
Una grande regia, e una bella recitazione, possono trasformare una trama apparentemente banale in un film che non si dimentica.
Sono i dettagli che rendono notevole questo film, nonostante alcuni aspetti della trama mi abbiano lasciato un po' sconcertata. Oggi forse un film dedicato al grande pubblico avrebbe avuto un finale diverso, più "politicamente corretto" e attento al messaggio che chi fa grossi errori nella vita può redimersi, sì, ma a caro prezzo. Qui no, il riscatto per qualcuno - non per tutti - è quasi totale, almeno a partire da un certo momento, mentre a chi si è sempre comportato "bene" secondo i canoni correnti non resta molto; è questo che lascia un po' perplessi e che allo stesso tempo contribuisce a rendere la trama "diversa", così come il comportamento del bambino, il quale sembra abituarsi molto in fretta alle nuove situazioni; da un lato il suo atteggiamento sembra poco realistico, ma forse non è così, i bambini hanno grande capacità di adattamento. Ma non voglio, naturalmente, svelare di più. Un film toccante, a tratti struggente ma affatto strappalacrime, e che fa riflettere.
C'è una scena veramente stupenda, che varrebbe da sola la visione ed è quella in cui Travis racconta la loro storia nel peepshow.
Palma d'oro a Cannes.