Melville, Herman - Moby Dick

Cap. Achab

New member
Io l'avevo trovato faticoso, prolisso e, in definitiva, poco comprensibile. Però sono passati molti anni, forse dovrei rileggerlo :boh:
Tra l'altro avevo un'edizione strana, probabile che la traduzione fosse pessima. Prima o poi lo riprenderò.

Certo non bisogna nascondere che le numerose digressioni sulla cetaceologia e baleneria possano non suscitare l'interesse di più di qualcuno (io le ho trovate interessanti, ma questo conta nulla)
Anche lo stile e in particolare la focalizzazione é spesso ingarbugliata, tant'é che ad un certo punto non si capisce piú chi sta parlando; se sia Ismaele, se sia un narratore esterno, lo stesso Achab a o qualche altro membro dell'equipaggio.
Tuttavia, secondo me, questo romanzo é, nel suo complesso, talmente grande che anche le eventuali imperfezioni, al confronto, sono quisquiglie
 

qweedy

Well-known member
Sono arrivata alla fine di questo importante e monumentale romanzo con enorme fatica.

Mi hanno divertito molto i primi 28 capitoli, in cui viene descritto l'incontro di Ismaele con il cannibale Queequeg, capitoli che hanno una leggerezza e un'ironia che poi si perdono nel resto della storia.

Pensavo Achab fosse il protagonista principale del romanzo, invece rimane sullo sfondo, o meglio rimane per la maggior parte del tempo giù nella sua cabina, invisibile e nascosto, preda della sua ossessione e della sua follia.

Quello che mi ha reso pesante la lettura è stata la parte tecnica-didascalica su tutto ciò che riguarda la baleniera, i cetacei e il lavoro degli uomini, innumerevoli e infiniti capitoli su noiosi dettagli marinareschi.

Pur essendo un capolavoro, è una lettura ostica e faticosa. Arrivare alla fine è stata davvero un'impresa!
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Voto: 3 stelle su 5

Non si può parlare in dettaglio dell'esperienza di lettura di Moby Dick senza parlare anche della trama e dei personaggi, ma proverò comunque a fare una recensione spoiler-free.
Non so perché ma personalmente mi aspettavo un libro di avventura, forse scritto per un pubblico più giovane, magari con riflessioni più mature qua e là e con un valore letterario che andasse oltre il genere e il target.
Ma già dopo pochi capitoli emerge la struttura complessa e stratificata di questo testo. Senza entrare nel dettaglio, Moby Dick è un romanzo che mescola almeno tre diversi stili di racconto: quello narrativo del romanzo di avventura, quello saggistico e quello teatrale.
Melville alterna questi tre stili capitolo dopo capitolo per ottenere effetti diversi e riuscire in questo modo a fondere l'avventura di Achab alla ricerca di Moby Dick con il resoconto della vita su una baleniera, sia da un punto di vista scientifico che dal punto di vista umano, oltre a quello personale di Achab.
Dal primo ci si aspetterebbe di più, infatti le pagine dedicate alla caccia alla balena non sono tante rispetto a quelle in altri stili (non penso di far danno a chi non ha ancora letto il romanzo scrivendo questo). Ma la narrazione di Melville è comunque forte e molto coinvolgente, e quando scrive capitoli prettamente narrativi l'autore lo fa con successo.
Dai capitoli saggistici emergono informazioni che Melville non avrebbe potuto inserire altrimenti nel romanzo, a volte scritti in un modo che si fonde alla narrazione (il lettore sente di essere ancora a bordo della baleniera), altre in modo distaccato, tanto che si ha la sensazione di aver cambiato libro. Alcuni di questi capitoli li ho trovati quasi noiosi, avendo un interesse davvero ridotto verso queste informazioni, ma non ho mai sentito di voler abbandonare la lettura. In altre parole Melville ci chiede di essere pazienti e lasciarci guidare senza fretta. Volendo però si può anche scorrere velocemente il contenuto di questi capitoli, non si perde nulla o quasi riguardo alla trama vera e propria del romanzo, ma si perde molto della sua profondità e dell'intento narrativo dell'autore.
Unica pecca forse, almeno per il lettore del XXI secolo, è che questi capitoli sono scientifici nella misura in cui poteva esserlo un libro del 1800, quindi molte delle informazioni e delle conclusioni che emergono sono sbagliate, poco oggettive, o comunque incomplete. Ma questo si fa presto a capirlo e non ci si potrebbe aspettare di più.
Infine ci sono i capitoli in forma teatrale, coi quali Melville prova a catapultarci all'interno della nave e farci vivere per un po' insieme ai suoi marinai senza la mediazione di un narratore. A mio parere questi capitoli, anche se divertenti e coinvolgenti, sono i meno riusciti, perché colgono i personaggi in momenti "strani", cogliendo più il loro spirito che la vera vita di tutti i giorni a bordo di una baleniera americana del XIX secolo.

I personaggi di Moby Dick sono l'anima del romanzo, anche se ci si aspetterebbe una presenza più forte da parte di Achab.
Alle varie digressioni sulla vita a bordo di una baleniera (alcune piuttosto tecniche) si unisce l'azione e/o il pensiero di alcuni personaggi, oltre agli eventi e alla terminologia tipica della vita di bordo. Altri aspetti invece, come il rapporto fra alcuni personaggi, sono poco approfonditi e lasciati all'immaginazione del lettore.

Un altro aspetto stilistico interessante è il fatto che il narratore, Ismaele, si rivolga spesso e volentieri al lettore, coinvolgendolo nelle sue digressioni scientifiche e a volte chiamandolo proprio in causa. Personalmente non amo questo artificio narrativo, né sono sicuro che in questo romanzo ce ne fosse bisogno, comunque qui non guasta e ci si fa l'abitudine.

Riguardo ai contenuti e ai temi è molto presente l'aspetto religioso, sia come parte culturale della vita dei marinai a bordo del Pequod sia come citazioni bibliche all'interno del testo. C'è inoltre la presenza di profezie che rimandano al tema del destino. Oltre a questo, altri temi presenti sono l'amicizia, la vita comune all'interno della baleniera, il rapporto dell'uomo con la conoscenza e con la natura intorno a sé (questi sono però più pratici che riflessivi). Altri emergono dal personaggio di Achab e dal suo rapporto con Moby Dick, ma lascio al lettore il piacere di scoprirli.
Mancano invece il senso di distacco dalla vita sulla terraferma, la famiglia (tema comunque accennato in alcune parti del romanzo), la riflessione sulla vita e il punto di vista animale filtrato attraverso l'occhio del marinaio, temi che ci si potrebbe aspettare di trovare all'interno del romanzo.
Ultima nota riguardo al testo, il narratore Ismaele ci mette sin da subito davanti a ideologie proprie di quel tempo, che oggi ci sembrano assurde ma che per loro erano la normalità. Sicuramente possono farci riflettere sui problemi del nostro tempo ma non credo debbano disturbare il lettore più di tanto.

Per concludere, Moby Dick è un romanzo complesso il cui obiettivo va ben oltre l'esposizione della trama, ovvero la caccia a Moby Dick. Anche se Melville non è riuscito appieno a fondere i vari stili narrativi per farci immergere completamente nella vita all'interno di una baleniera, questo resta comunque un gran romanzo e, soprattutto nelle parti narrative, mi ha coinvolto e divertito. Le difficoltà di lettura non mancano e credo che l'esperienza finale sia soggettiva, c'è il rischio di annoiarsi molto con le parti descrittive e faticare così ad arrivare alla fine del romanzo.
Riguardo all'aspetto linguistico, non me la sono sentita di leggerlo in inglese e quindi non ho idea della eventuale complessità lessicale usata dall'autore.
Sicuramente è un romanzo che va letto e valutato non solo per la trama e i personaggi ma anche per lo stile narrativo particolare, che richiama l'attenzione su di sé lungo tutto il romanzo.
Nel voto finale ho cercato di unire la mia personale esperienza di lettura al valore letterario che ho percepito durante la lettura.
 
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