Jarmusch, Jim - Paterson

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Questo di Jim Jarmusch è forse uno dei film piu' interessanti del 2016.
In un podio ideale lo farei precedere da un ex equo Cafe'Society-Dio esiste e vive a Bruxelles e soprattutto
da quel capolavoro assoluto (che a distanza è ancora maggiormente cresciuto, a mio avviso) che è stato Little Sister di Hirokazu Koreeda.
Sembra -e c' è chi lo ha cosi' colto- un lavoro teso a rappresentare la difficoltà di affrontare la quotidianeità. Da qui lo scaturire della poesia in verso libero (in questo caso, ma avrebbe potuto essere qualunque altra cosa, qualunque altra passione) come tentativo di sfuggirvi -in qualche vago modo.
Personalmente penso che sia invece un film che cerca di dar rappresentazione all'emergere dell'impulso creativo, alle sue caratteristiche.
Chi ha nella sua vita avuto tale impulso sa benissimo che la cosa è cosi' come nel film viene rappresentata.
C è poi la dimensione della vita di tutti i giorni, che qui viene espressa in modo anti hollywoodiano: ovvero con pacatezza, senza drammi, senza far drammi. Mi è piaciuta e la condivido- quasi come fosse persino un auspicio. Infatti mi par -nel mondo in cui viviamo- quasi un augurio.
Gli attori sono bravi, lei ha la fortuna di essere esteticamente deliziosa, il cane è supersimpatico, il contesto normale ( e mi scuso di usar tale termine, che ormai è quasi pornografico). Paterson fu poi una città americana che ebbe una forte tradizione legata all'immigrazione politica italiana-quella di stampo anarchico, mi ha fatto piacere che il regista se ne sia ricordato.
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elisa

Motherator
Membro dello Staff
Un film raffinato e pieno di sensibilità, che riesce a rendere la poesia qualcosa di vitale e di quotidiano. Bello come tutte le cose che danno emozioni sincere. Un gioiellino.
 

qweedy

Well-known member
Un film gentile e sussurrato, ad andamento lento, con vari giochi di specchi. Ad esempio l'attore principale si chiama Adam Driver, e nel film fa l'autista. Vive a Paterson, e si chiama Paterson. La sua vita è scandita da una routine sempre uguale, grigia e triste. Per contro, la sua dolce metà, che pare uscita da un cartone animato, sprizza vivacità creativa a mille, un giorno dipinge quadri, il giorno dopo dipinge tende e tessuti, poi vuole imparare a suonare la chitarra, poi cucina i pancake per la vendita: un vulcano di idee, di entusiasmo vitale e di iniziative, che però scalfiscono ben poco la tristezza del marito, che riesce a coltivare una sola passione, la poesia, legge libri e scrive nuove poesie sul suo taccuino. Anche i suoi contatti con gli altri avvengono sempre tramite la poesia.
Dopo molte giornate sempre uguali, il ritmo della sua vita viene spezzato da alcuni imprevisti, che lo disorientano. Solo la poesia riesce a riconciliarlo con il mondo e dargli pace.
Davvero questo film è un inno alla poesia che salva e riempie la vita.

Mi è piaciuto, ha il suo perché.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
SPOILER
E' un film formalmente, visivamente, dialogicamente perfetto e io rifuggo dalla perfezione. Ma ho voluto andare oltre la perfezione della superficie e trovare "la polvere sotto il tappeto" per cui ho interpretato Paterson come un uomo che probabilmente in passato ha vissuto delle esperienze dolorose (me lo fa pensare la foto in camera di lui vestito da marine) e che quindi ora ha difficoltà a far trasparire le proprie emozioni che riversa unicamente nei versi che compone. Ho avuto bisogno di trovare un senso alla sua apatia, alla sua noia, al suo comportamento remissivo nei confronti di Laura, compagna che ho trovato insopportabile nelle sue continue richieste e nelle sue sdolcinature (forse anche il doppiaggio non mi ha aiutato a rendermela simpatica). Belli i momenti in cui lui scrive i versi e in sottofondo si vedono le cascate (chiaro rimando ad un'atmosfera zen), bello il simbolismo dei cerchi dipinti da Laura (rimandano alla circolarità della dimensione quotidiana). Secondo me non c'è consolazione alla fine ma silenziosa rassegnazione in Paterson e nell'incontro con il poeta giapponese ho visto qualcosa di ironico che sinceramente mi ha infastidito (quel aha). C'è in questo incontro un elemento surreale e favolistico che a mio parere si scolla dalla dimensione di realtà raccontata fino a quel momento. E' uno di quei finali che non amo e che mi fanno dire alla fine che ok era un film e che mi lasciano quella sensazione di essere stata presa in giro, nel senso che fino a quel momento avevo avuto la sensazione di stare assistendo davvero a qualcosa di potenzialmente realistico (nel bene e nel male). Il cagnolino è l'elemento che spinge Paterson ad uscire di casa, che lo stimola ad un minimo di socialità frequentando il pub, per cui è positivissimo. Non l'ho letto come un film sull'esaltazione della poesia, non so se questo fosse l'intento del regista ma credo di no, ma come un film sul bisogno e sulla difficoltà di comunicazione.
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
il cane è supersimpatico
L'ho adorato. Nella realtà però era una femmina, Nellie. Ho detto era perché è morta poco dopo l'uscita del film, infatti nei titoli di coda c'è scritto in inglese "in memoria di Nellie" 🥺.
 
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