Domani
Si aggiungono altre aziende italiane e straniere ed altri colleghi e facciamo visita a tre azienda nel settore dell’elettronica: il livello è galattico e non ha nulla a che vedere col settore meccanico di Ningbo di dicembre 2023.
Poi pranzo con abbuffata pazzesca e altra visita, e poi cena e altra abbuffata con bevuta galattica.
Il giorno seguente, riunione con i politici, mangiata, visita ad altra azienda del settore elettronico, livello stavolta stragalattico, e ricena iperpiccante con ribevuta al Raffles City Chongqing (che potete vedere su internet), un palazzo a forma di pigreco con quattro zampe all’incrocio dei due fiumi da cui si gode uno splendido panorama sia di giorno che di notte quando s’illumina tutto.
Visitare le aziende è sempre bello perchè s’imparano un sacco di cose molto interessanti.
Però mi ha sempre messo tristezza che mentre io osservo i macchinari, i processi e i prodotti, gli operai osservano me, e so che si sentono come allo zoo, ma dall’altra parte delle sbarre.
Non è che essere operai condanni automaticamente alla categoria delle bestie, ma è indubbio che dal loro punto di vista, io sono straniero, sono pulito, sono vestito bene, sono ricco, prenderò un volo di ritorno a casa, e soprattutto sono libero, tutte cose che non possono non ferire chi le prova, e infatti credo che le zebre negli zoo safari, per fortuna loro, queste cose non le sentano.
Ovunque, pannelli del partito, falci e martelli.
Combinazione, mentre stiamo uscendo, c’è il fine turno e assistiamo allo spettacolo di un centinaio di operai (tutti giovanìssimi) che disposti su quattro file, si mettono sull’attenti e urlano due frasi.
- Cosa hanno detto? – domando al traduttore
- Noi ci siamo! Siamo pronti! –
Taccio.
Saliamo sull’autobus e mentre aspettiamo di partire, gli operai escono in fila per due e a guardarci stavolta sono loro, e noi quelli nello zoo: c’è una grossa differenza però, che io da lì a momenti dallo zoo me ne andrò, mentre loro ci trascorreranno il resto della loro vita professionale.
Ovviamente si sentono i soliti commenti, e cioè che in Italia non si può fare più nulla perchè o ti bloccano le normative, o non lavorano gli operai, o paghi troppe tasse, discorso anche vero ma che acquisterebbe senso solo se completato, e cioè aggiungendo che in Italia, il management spesso lavora meno e peggio degli operai che giustamente prendono esempio e si fanno i fatti loro; che sono più di trent’anni che se c’è un tecnico bravo, gli fanno cascare tanto le braccia che si mette a fare marketing, vendite, acquisti, il giornalista, l’agente di commercio...tutte le cose che, guarda caso, faccio io dal 2002 basta non stare più in produzione a risolvere i casini fatti a monte da coloro che vanno a casa alle 17 a lamentarsi che quelli che rimaniamo non facciamo nulla.
Uno del gruppo racconta che una volta, di ritorno da Pechino, sull’aereo incontrò il direttore di uno stabilimento in Cina di un noto brand italiano che era furioso perchè era stato invitato a lasciare il paese dall’oggi al domani. La storia è che questo direttore si era permesso di medicare un operaio cinese infortunato sul lavoro, perciò il giorno dopo si ritrovò una visita di tre individui che gli dissero che non avrebbe dovuto permettersi di toccare un operaio cinese in quanto di proprietà del governo.
- Ma quello mi poteva morire! – avrebbe detto l’italiano
- Tu non ti preoccupare, che se ti muore un operaio te lo cambiamo. –
Comunque, la morale è che il gesto non piacque perchè poteva suscitare certe idee nei lavoratori e perciò uno straniero così era meglio rispedirlo a casa.
Per me la storia potrebbe anche essere più o meno credibile, solo che raccontata da certa gente mi sembra troppo bella per i loro gusti per poter essere vera.
L’indomani ripenso un po’ a quanto sopra e ricordo quante volte ho sentito dire ai vari soloni della ns politica, dai pentastellati ai meloniani, che dovremmo spedire i sindacati in Cina.
E’ una frase che se uno non è mai stato in fabbrica, in Cina o letto un libro può sembrare giusta, ma non lo è; provo a spiegarmi.
Gaetano Salvemini, ne
L’origine del fascismo in Italia, spiega che non era vero che in Italia dopo la IGM ci fosse il pericolo della rivoluzione comunista come in Russia: infatti gli operai volevano modificare le regole contrattuali, mica bruciare le fabbriche e uccidere il re; nelle campagne invece, c'erano tanti piccoli contadini, non una marea di braccianti moribondi come in Russia. In pratica volevano modificare democraticamente le regole, non eliminarle o ribaltarle. Cioè, operai e contadini, non se la passavano bene, ma non erano nemmeno alla fame e alla disperazione da rischiare tutto quello che avevano ottenuto, magari anche la vita, per fare un salto nel buio.
In altre parole: le rivoluzione le fanno i disperati, ma come ci insegnò Che Guevara, le vinci solo se sei organizzato e spalleggiato dall’esercito o dall’esterno.
Ora, ragioniamo un po’. La bassa manovalanza dell’anno scorso a Ningbo favevano turni di otto ore in condizioni gravose, ma a casa portavano uno stipendio che per quanto basso, permetteva loro di vivere e avere un motorino elettrico. Gli operai di questi giorni che girano tutti con guanti e camice bianco e lavorano in ambienti asettici, lavorano molto meglio che a Mirafiori, non prenderanno lo stesso stipendio ma hanno davanti a loro un’esistenza più che dignitosa (visto il continente). Se guardano il loro futuro, lo vedono roseo, sia per il paese che per loro. Onestamente: perchè dovrebbero gettare tutto all’aria? Per morire in nome della libertà di dire che il governo non gli piace? Ma a loro va benissimo così com'è! Loro non sono nella situazione dei loro nonni che seguirono mao tse tung.
Se proprio dovevano ribellarsi, lo hanno fatto per uscire da due anni di isolamento per il covid, ma poi una volta fuori, liberi di scorrazzare con la motoretta e mangiare e bere, chi glielo fa fare?
Il discorso viene fuori con uno che vive in Cina da anni che mi dice che in effetti è così, e che c’è una sorta di patto non scritto tra il partito e il popolo tale per cui, il primo garantisce crescita economica per tutti e che i loro figli (spesso unici) non andranno in guerra, i secondi che non romperanno le scatole con richieste all’occidentale. Ovviamente non si può crescere all’infinito se ogni tanto non si fa un sopruso a qualcuno, ma per evitare la guerra viene in soccorso
L’arte della guerra di Sun Tsu che ricorda che il miglior stratega è quello che mette il nemico nelle condizioni di arrendersi ancor prima di iniziare la battaglia, e per ottenere ciò cosa bisogna fare? Diventare sempre più potenti economicamente, lavorare sempre di più, ubbidire sempre di più, diventare sempre più ricchi fino a quando all’estero tutti ti diranno di sì perchè non c’è altra scelta, cosa che ai cinesi piace tantissimo.
Comunque, ritornando alla ribellione contro i tiranni e le ingiustizie, se non ci siamo ribellati noi negli ultimi trent’anni di politica che hanno ridotto il nostro tenore di vita e la nostra libertà di informazione, perchè dovrebbero farlo loro che stanno sempre meglio?
Invece di domandarci perchè questi non si ribellano, dovremmo chiederci come mai noi abbiamo dimenticato la lezione dei nostri nonni che invece si ribellarono, eccome!