Viaggio a Shanghai

malafi

Well-known member
Intanto noto una ragazza cinese con una maglietta rossa con la scritta LO UNICO QUE QUIERO ES VIVIR EL RESTO DE MI VIDA LIBRE, in spagnolo, che in cinese non l’avrei capito e comunque sarebbe stato un suicidio.
Un'eroina!!!!
farei piovere coi paracaduti milioni di quelle magliette in Afghanistan ed in Iran
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Arrivo!

Dopo altre tre ore arriviamo a Chongqing e vengo corretto da Marco, un mio collega che sa perfettamente il cinese, perchè lo pronuncio Cionking.
- e come si pronuncia? –
- Ciongcing
- e allora perchè non scrivono Chongching? –
- perchè in cinese, la Q davanti alla I ed alla E si pronuncia C, mentre davanti alla A, O ed U si pronuncia K. –
- che casino –
- no – ride Marco, in fondo anche in italiano abbiamo ka, ce, ci, ko e ku –
- è vero – dico io e poi penso che conosco dei grammatologi a cui raccontare questa stranezza che accomuna le due lingue!

La prima impressione dall’aereo è molto, molto positiva, perchè finalmente inizio a vedere montagne e tanto tanto verde, e ne sono strafelice.​
Ma poi osservando meglio mi viene un dubbio e chiedo
- senti un po’ – e indico col dito – non è strano che ci siamo diverse piccole catene montuose strette e tra loro parallele? –
- sì è vero –
- ti risulta se questa è una zona sismica? –
- perchè? –
- perchè sembra il disegno del sussidiario di mio figlio che spiega come dai terremoti nascano le montagne –
Restiamo muti un’attimo a sperare bene.

L’aereo fa un bel po’ di giri tra queste gole e atterra.
Usciamo dall’aereo e ancora nel finger troviamo tre persone che ci aspettano con un cartello col nome della ns delegazione, prendiamo una porticina, scendiamo nell’aeroporto, saliamo su una navetta con scritto VIP ovunque e ci porta nell’area VIP che consiste in un lussuoso corridoio con delle porte che danno a diversi privè di stile moderno, classico, cinese tradizionale...
Noi veniamo condotti in uno che sarà stato 100mq con bagno, cucina, e tante poltrone in cerchio e il capo delegazione cinese ad attenderci.
Saluti, baci e abbracci.
Qui non si baciano mica tanto, ma uno di noi fa un pasticcio e bacia le cinesi tre volte (che in alcune zone del nord Italia si usa così) che restano allibite, anche perchè non eravamo proprio freschi di doccia!
Comunque ci riposiamo un attimo e tempo che raccolgono le ns valigie, saliamo su un bus (ovviamente VIP) e andiamo verso l’hotel.
Per farlo entriamo in città che è un’immensa megalopoli (giusto 32 milioni di abitanti, una cosa ragionevole) che si estende intorno all’incrocio di due fiumi: lo Yang-tse e lo Jialing, che scorrono tra due strette gole, perciò è un continuo passare su ponti sospesi uno più grande e strampalato dell’altro (in totale pare siano 105!), roba che quando vedrò il prossimo di Calatrava, mi farò due risate.
Non oso immaginare la densità di popolazione che mi circonda: comunque, per farvene un’idea, sappiate che quella foto del condominio con dentro la stazione del treno che a volte gira su internet è stata scattata qui, e che di stazioni del treno dentro ai condomini ce n’è più di una!
- Sai? - mi dice una traduttrice – tanti turisti vengono qui per fotografarle –
- Allora potrebbero venire anche a Genova – penso io – che abbiamo l’autostrada che passa in mezzo ai condomini! –
Comunque c’è tanto verde anche in città, che essendo molto ripida, ha i giardini fatti a terrazze, con degli alberi tipo mangrovie le cui radici spuntano dappertutto in maniera curiosa.
Per adesso mi piace, perchè nonostante sia un formicaio, non è tutta piatta e si vede un minimo di natura.
Finalmente arriviamo all’hotel, in cima ad una montagna, e la mia stanza è al dodicesimo piano con vista sui grattacieli sotto al mio, che dall’alto, sembrano funghetti.
La stanza, come ormai è un classico, ha il bagno tutto in vetro.

Col senno di poi, ricordo quest'esperenza come qualcosa di particolare, infatti mai e poi mai avrei immaginato di andare in autobus con Palla di Neve e i suoi amici.
 
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gamine2612

Together for ever
Arrivo!

Dopo altre tre ore arriviamo a Chongqing e vengo corretto da Marco, un mio collega che sa perfettamente il cinese, perchè lo pronuncio Cionking.
- e come si pronuncia? –
- Ciongcing
- e allora perchè non scrivono Chongching? –
- perchè in cinese, la Q davanti alla I ed alla E si pronuncia C, mentre davanti alla A, O ed U si pronuncia K. –
- che casino –
- no – ride Marco, in fondo anche in italiano abbiamo ka, ce, ci, ko e ku –
- è vero – dico io e poi penso che conosco dei grammatologi a cui raccontare questa stranezza che accomuna le due lingue!

La prima impressione dall’aereo è molto, molto positiva, perchè finalmente inizio a vedere montagne e tanto tanto verde, e ne sono strafelice.​
Ma poi osservando meglio mi viene un dubbio e chiedo
- senti un po’ – e indico col dito – non è strano che ci siamo diverse piccole catene montuose strette e tra loro parallele? –
- sì è vero –
- ti risulta se questa è una zona sismica? –
- perchè? –
- perchè sembra il disegno del sussidiario di mio figlio che spiega come dai terremoti nascano le montagne –
Restiamo muti un’attimo a sperare bene.

L’aereo fa un bel po’ di giri tra queste gole e atterra.
Usciamo dall’aereo e ancora nel finger troviamo tre persone che ci aspettano con un cartello col nome della ns delegazione, prendiamo una porticina, scendiamo nell’aeroporto, saliamo su una navetta con scritto VIP ovunque e ci porta nell’area VIP che consiste in un lussuoso corridoio con delle porte che danno a diversi privè di stile moderno, classico, cinese tradizionale...
Noi veniamo condotti in uno che sarà stato 100mq con bagno, cucina, e tante poltrone in cerchio e il capo delegazione cinese ad attenderci.
Saluti, baci e abbracci.
Qui non si baciano mica tanto, ma uno di noi fa un pasticcio e bacia le cinesi tre volte (che in alcune zone del nord Italia si usa così) che restano allibite, anche perchè non eravamo proprio freschi di doccia!
Comunque ci riposiamo un attimo e tempo che raccolgono le ns valigie, saliamo su un bus (ovviamente VIP) e andiamo verso l’hotel.
Per farlo entriamo in città che è un’immensa megalopoli (giusto 32 milioni di abitanti, una cosa ragionevole) che si estende intorno all’incrocio di due fiumi: lo Yang-tse e lo Jialing, che scorrono tra due strette gole, perciò è un continuo passare su ponti sospesi uno più grande e strampalato dell’altro (in totale pare siano 105!), roba che quando vedrò il prossimo di Calatrava, mi farò due risate.
Non oso immaginare la densità di popolazione che mi circonda: comunque, per farvene un’idea, sappiate che quella foto del condominio con dentro la stazione del treno che a volte gira su internet è stata scattata qui, e che di stazioni del treno dentro ai condomini ce n’è più di una!
- Sai? - mi dice una traduttrice – tanti turisti vengono qui per fotografarle –
- Allora potrebbero venire anche a Genova – penso io – che abbiamo l’autostrada che passa in mezzo ai condomini! –
Comunque c’è tanto verde anche in città, che essendo molto ripida, ha i giardini fatti a terrazze, con degli alberi tipo mangrovie le cui radici spuntano dappertutto in maniera curiosa.
Per adesso mi piace, perchè nonostante sia un formicaio, non è tutta piatta e si vede un minimo di natura.
Finalmente arriviamo all’hotel, in cima ad una montagna, e la mia stanza è al dodicesimo piano con vista sui grattacieli sotto al mio, che dall’alto, sembrano funghetti.
La stanza, come ormai è un classico, ha il bagno tutto in vetro.

Col senno di poi, ricordo quest'esperenza come qualcosa di particolare, infatti mai e poi mai avrei immaginato di andare in autobus con Palla di Neve e i suoi amici.
Ricorda al tuo collega che al mondo non sono tutti "sbaciucchiosi "come in Italia😄 (mi escludo perché io in questo non sono Italiana ),
vai in Giappone poi impari a non toccare neppure la mano alle persone;).
Una volta in azienda venne l'agente svedese con il quale si lavorava da anni. La mia collega, come sempre lo abbracciò senza accorgersi che quella volta c'era anche sua moglie con lui, io ho letto nella sua espressione l'estremo imbarazzo.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Pranzo e Cena

Avrei voluto riposare un po’ e invece niente: subito a pranzo.
Si sale su un autobus e si va ad un ristorante, col privè e la tavola che gira.
Qui la cucina cambia un po’ rispetto a Shanghai ed è molto più speziata e piccante, in pratica, quasi tutto galleggia in una sorta di bagnacauda di peperoncino secco e pepe cinese che a me non piace per nulla, anzi, per me il pepe cinese ha proprio un odore nauseabondo.
Entrando ed uscendo avverto la temperatura esterna che ci dicono essere 43° e un’umidità da serra: un orrore quasi come in Africa: speriamo di non uscire mai dall’AC!
Si torna in hotel dove posso riposare un attimo anche se dopo tre ore c’è la cena: a me sembra una follia, ma va bene.
Si cena in hotel, perciò altro privè e altra tavola rotante con torture piccanti, ma io non ne posso più e ci vado piano per davvero.
Il capo delegazione però preme sull’acceleratore, perciò facciamo una cinquantina di brindisi con vino e superalcolici, tutti alla goccia e qualcuno esce un po’ storto.
Torno in camera e inizio a sentirne le conseguenze: speriamo bene.
Avrei voglia di un mezzo toscano, ma con questo caldo, col cavolo che esco a fumare!
Domani arrivano altre aziende dall’Italia e iniziano le visite.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Domani

Si aggiungono altre aziende italiane e straniere ed altri colleghi e facciamo visita a tre azienda nel settore dell’elettronica: il livello è galattico e non ha nulla a che vedere col settore meccanico di Ningbo di dicembre 2023.
Poi pranzo con abbuffata pazzesca e altra visita, e poi cena e altra abbuffata con bevuta galattica.
Il giorno seguente, riunione con i politici, mangiata, visita ad altra azienda del settore elettronico, livello stavolta stragalattico, e ricena iperpiccante con ribevuta al Raffles City Chongqing (che potete vedere su internet), un palazzo a forma di pigreco con quattro zampe all’incrocio dei due fiumi da cui si gode uno splendido panorama sia di giorno che di notte quando s’illumina tutto.

Visitare le aziende è sempre bello perchè s’imparano un sacco di cose molto interessanti.​
Però mi ha sempre messo tristezza che mentre io osservo i macchinari, i processi e i prodotti, gli operai osservano me, e so che si sentono come allo zoo, ma dall’altra parte delle sbarre.
Non è che essere operai condanni automaticamente alla categoria delle bestie, ma è indubbio che dal loro punto di vista, io sono straniero, sono pulito, sono vestito bene, sono ricco, prenderò un volo di ritorno a casa, e soprattutto sono libero, tutte cose che non possono non ferire chi le prova, e infatti credo che le zebre negli zoo safari, per fortuna loro, queste cose non le sentano.
Ovunque, pannelli del partito, falci e martelli.
Combinazione, mentre stiamo uscendo, c’è il fine turno e assistiamo allo spettacolo di un centinaio di operai (tutti giovanìssimi) che disposti su quattro file, si mettono sull’attenti e urlano due frasi.
- Cosa hanno detto? – domando al traduttore
- Noi ci siamo! Siamo pronti! –
Taccio.

Saliamo sull’autobus e mentre aspettiamo di partire, gli operai escono in fila per due e a guardarci stavolta sono loro, e noi quelli nello zoo: c’è una grossa differenza però, che io da lì a momenti dallo zoo me ne andrò, mentre loro ci trascorreranno il resto della loro vita professionale.​
Ovviamente si sentono i soliti commenti, e cioè che in Italia non si può fare più nulla perchè o ti bloccano le normative, o non lavorano gli operai, o paghi troppe tasse, discorso anche vero ma che acquisterebbe senso solo se completato, e cioè aggiungendo che in Italia, il management spesso lavora meno e peggio degli operai che giustamente prendono esempio e si fanno i fatti loro; che sono più di trent’anni che se c’è un tecnico bravo, gli fanno cascare tanto le braccia che si mette a fare marketing, vendite, acquisti, il giornalista, l’agente di commercio...tutte le cose che, guarda caso, faccio io dal 2002 basta non stare più in produzione a risolvere i casini fatti a monte da coloro che vanno a casa alle 17 a lamentarsi che quelli che rimaniamo non facciamo nulla.

Uno del gruppo racconta che una volta, di ritorno da Pechino, sull’aereo incontrò il direttore di uno stabilimento in Cina di un noto brand italiano che era furioso perchè era stato invitato a lasciare il paese dall’oggi al domani. La storia è che questo direttore si era permesso di medicare un operaio cinese infortunato sul lavoro, perciò il giorno dopo si ritrovò una visita di tre individui che gli dissero che non avrebbe dovuto permettersi di toccare un operaio cinese in quanto di proprietà del governo.​
- Ma quello mi poteva morire! – avrebbe detto l’italiano
- Tu non ti preoccupare, che se ti muore un operaio te lo cambiamo. –
Comunque, la morale è che il gesto non piacque perchè poteva suscitare certe idee nei lavoratori e perciò uno straniero così era meglio rispedirlo a casa.
Per me la storia potrebbe anche essere più o meno credibile, solo che raccontata da certa gente mi sembra troppo bella per i loro gusti per poter essere vera.

L’indomani ripenso un po’ a quanto sopra e ricordo quante volte ho sentito dire ai vari soloni della ns politica, dai pentastellati ai meloniani, che dovremmo spedire i sindacati in Cina.
E’ una frase che se uno non è mai stato in fabbrica, in Cina o letto un libro può sembrare giusta, ma non lo è; provo a spiegarmi.
Gaetano Salvemini, ne L’origine del fascismo in Italia, spiega che non era vero che in Italia dopo la IGM ci fosse il pericolo della rivoluzione comunista come in Russia: infatti gli operai volevano modificare le regole contrattuali, mica bruciare le fabbriche e uccidere il re; nelle campagne invece, c'erano tanti piccoli contadini, non una marea di braccianti moribondi come in Russia. In pratica volevano modificare democraticamente le regole, non eliminarle o ribaltarle. Cioè, operai e contadini, non se la passavano bene, ma non erano nemmeno alla fame e alla disperazione da rischiare tutto quello che avevano ottenuto, magari anche la vita, per fare un salto nel buio.
In altre parole: le rivoluzione le fanno i disperati, ma come ci insegnò Che Guevara, le vinci solo se sei organizzato e spalleggiato dall’esercito o dall’esterno.
Ora, ragioniamo un po’. La bassa manovalanza dell’anno scorso a Ningbo favevano turni di otto ore in condizioni gravose, ma a casa portavano uno stipendio che per quanto basso, permetteva loro di vivere e avere un motorino elettrico. Gli operai di questi giorni che girano tutti con guanti e camice bianco e lavorano in ambienti asettici, lavorano molto meglio che a Mirafiori, non prenderanno lo stesso stipendio ma hanno davanti a loro un’esistenza più che dignitosa (visto il continente). Se guardano il loro futuro, lo vedono roseo, sia per il paese che per loro. Onestamente: perchè dovrebbero gettare tutto all’aria? Per morire in nome della libertà di dire che il governo non gli piace? Ma a loro va benissimo così com'è! Loro non sono nella situazione dei loro nonni che seguirono mao tse tung.
Se proprio dovevano ribellarsi, lo hanno fatto per uscire da due anni di isolamento per il covid, ma poi una volta fuori, liberi di scorrazzare con la motoretta e mangiare e bere, chi glielo fa fare?
Il discorso viene fuori con uno che vive in Cina da anni che mi dice che in effetti è così, e che c’è una sorta di patto non scritto tra il partito e il popolo tale per cui, il primo garantisce crescita economica per tutti e che i loro figli (spesso unici) non andranno in guerra, i secondi che non romperanno le scatole con richieste all’occidentale. Ovviamente non si può crescere all’infinito se ogni tanto non si fa un sopruso a qualcuno, ma per evitare la guerra viene in soccorso L’arte della guerra di Sun Tsu che ricorda che il miglior stratega è quello che mette il nemico nelle condizioni di arrendersi ancor prima di iniziare la battaglia, e per ottenere ciò cosa bisogna fare? Diventare sempre più potenti economicamente, lavorare sempre di più, ubbidire sempre di più, diventare sempre più ricchi fino a quando all’estero tutti ti diranno di sì perchè non c’è altra scelta, cosa che ai cinesi piace tantissimo.
Comunque, ritornando alla ribellione contro i tiranni e le ingiustizie, se non ci siamo ribellati noi negli ultimi trent’anni di politica che hanno ridotto il nostro tenore di vita e la nostra libertà di informazione, perchè dovrebbero farlo loro che stanno sempre meglio?
Invece di domandarci perchè questi non si ribellano, dovremmo chiederci come mai noi abbiamo dimenticato la lezione dei nostri nonni che invece si ribellarono, eccome!
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Le donne

Dopo qualche giorno a Chongqing, non posso non concludere che qui le donne sono molto diverse da quelle di Shanghai.​
Sono sempre minute, ma il viso è completamente diverso, per niente scavato, anzi, bello ciccio, con degli zigomi che sembrano fatti di pane e gli occhi sorridenti. Mi ricordano un po’ mia mamma che aveva il viso paffutello e gli occhi a mandorla.
Sono anche vestite decorosamente o quanto meno non portano tutte la divisa come a Shanghai o a Ningbo, che a un uomo la tuta da netturbino non dona, ma ad una donna ancora meno. Poi con quei capelli a caschetto, sembrano dei manga.
Insomma, qualche osservazione ad alta voce si fa, perciò un traduttore ci spiega che è vero, che mentre quelle di Shanghai sono considerate delle streghe e i loro mariti degli inetti, a Chongqing ci sono le cinesi più belle, perchè anticamente, quando l’imperatore era qui con tutto il suo arem, morì all’improvviso e perciò le concubine ebbero modo di scappare via tutte invece di essere seppellite con lui e perciò la popolazione locale ne trasse un vantaggio...diciamo genetico!
Sì, in genere, quando un imperatore crepa e la gente riesce a scappare, se ne trae vantaggio anche per le generazioni seguenti.
Comunque lasciando da una parte la leggenda (o la storia, che qui sono la stessa cosa), credo che il grosso della differenza la facesse che tutte le donne con cui ho avuto a che fare qui erano impiegate di alto livello ed era evidente che avevano i soldi per vestirsi e il tempo per curarsi, mentre a Shanghai avevo a che fare con delle poverette.
Evidentemente, un imperatore morto, due soldi e un po’ di tempo libero fanno molto bene a tutti.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Scambi culturali: impariamo la saggezza cinese

Il bello di quando due popoli s’incontrano è l’arricchimento che tutti traggono dallo scambio culturale e dall’intrecciarsi dei rispettivi millenni di storia alle spalle.​
- Ma è vera ‘sta storia che la parola libertà in cinese si dice con un termine giapponese? – domando a Marco per pungolare il suo amore per la Cina (povero: è ancora giovane e sogna!).
- Sì – dice lui – e mi racconta la storia che già so che l’avevano imparata a fine 800 dai monaci zen giapponesi, che a loro volta l’avevano imparata dagli inglesi, ma poi ci aggiunge che bisogna capire cosa s’intende per libertà, perchè mentre per noi occidentali significa che ti puoi realizzare come vuoi, per i cinesi significa che puoi fare una scelta, per esempio andare al mare o in montagna, ma nulla a che vedere con la libertà come la intendiamo noi.
E già questo, almeno per me, la dice lunga sui quali siano i valori su cui poggia la loro cultura e su quali poggi la nostra, ma lasciamo perdere.
Marianna, una cinese che abita da dieci anni in Italia suonando il violino ma che per noi fa la traduttrice, racconta la storia di un vecchio saggio cinese che discute con un giovanotto desideroso di essere libero come gli occidentali.
- ma a cosa ti serve questa benedetta libertà? – domanda il saggio
- a fare quello che voglio – risponde il giovanotto
- per esempio cosa? –​
- per esempio a scegliere se iniziare a camminare con la gamba destra o con quella sinistra –
- e con quale gamba vorresti essere libero di iniziare a camminare? – domandò curioso il saggio
- con quella destra –
- così la tua libertà sarebbe finita – osservò il saggio.
- e perchè mai? – domandò stupito il giovanotto.
- perchè è vero che sei stato libero di fare il primo passo con la gamba destra, lo hai fatto, bravo, ma adesso sarai costretto a fare un secondo passo con la sinistra e non avrai scelta, e così per il resto della tua vita. Ricorda – sentenziò il vecchio saggio – che nella vita, al massimo, puoi essere libero una volta, poi tutto va da se, è predeterminato, perciò è inutile che ti affanni tanto, meglio ubbidire –
- Minchia signor tenente – dissi io a me stesso – altro che duemilacinquecento anni di metafisica, determinismo e principio di indeterminazione! Se Aristotele, tutti i filosofi scolastici, Hume e Heisenberg l’avessero saputo, se ne sarebbero andati a per funghi invece di porsi tante domande sul libero arbitrio perfino nei confronti del volere di Dio, la casualità e i limiti che questa pone alla nostra conoscenza! –
I nostri filosofi scolastici, che per me erano di una noia pazzesca, al confronto con questi qui diventano di un ribelle che nemmeno Vasco Rossi o James Dean.

Poi, la sera, a letto, prima di addormentarmi, mi viene in mente la ragazza che all’aeroporto di Pechino esibiva la maglietta con scritto LO UNICO QUE QUIERO ES VIVIR EL RESTO DE MI VIDA LIBRE: spero con tutto il cuore che abbia potuto prendere un volo di sola andata per un luogo lontano, tanto lontano.
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Scambi culturali: anche noi ci mettiamo del nostro

Uno dei nostri.... ...comunque, nota che fa riflettere, da quella sera in poi non si fa più vedere la fantomatica professoressa di ecologia o nucleare che fosse: evidentemente avevano concluso che non era il caso di sprecare il tempo a spiare dei pirla come noi.

Abbiate pazienza, ma questa storia non la posso pubblicare :eek: , non si sa mai perciò chi volesse conoscerla, che me lo dica e gliela mando in privato. ;)
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Partenza

La sera avremmo dovuto fare la gita in battello ma venne sospesa e sostituita con un giro turistico in autobus.
Non è la stessa cosa, perchè nel battello navighi lungo i due fiumi e ti godi le quattro gole, una più illuminata dell’altra.
Ora io non so come descrivere quanto fosse illuminata, però se riuscite a immaginarvi Las Vegas, ecco, in confronto quest’ultima sembra un albero di Natale dell’IKEA.

Si cena ingurgitando qualche Calabria di peperoncino, si va a dormire e il giorno dopo arriva il momento di partire.
Ci troviamo nella hall e noto che Paolo (italiano) e Stella (una traduttrice che come tutte le cinesi ha tutte un secondo nome occidentale), sembrano stranamente vicini e strinati, come se avessero dormito poco; lei appare anche molto nervosa.
Arriva l’autobus e mentre gli andiamo incontro con le valigie, Stella si sfrega nervosamente le mani.
Infiliamo dentro le valigie, lei traballa sui piedi e cerca di distrarsi parlando con una collega.
Salgo sul pullman, mi siedo, la vedo che mi fissa, anzi no, fissa il sedile dietro al mio, dove è seduto Paolo.
Paolo sta divorziando e quattro mesi fa l’hanno operato al cuore: è un miracolo che sia qui con noi.
Si traccheggia e non si parte perchè c’è sempre qualcuno che deve dire o fare qualcosa.
Stella si è presa le dita con le mani e se le tira sotto alla pancia, ma i suoi occhi sono ancora più lunghi.
Insomma che l’autobus parte, lei fa ciao ciao con la manina, non piange ma gli occhioni ce l’ha lucidi lucidi.
paolo non lo so, che è dietro di me e non so come risponda.

Altra visita ad altra fabbrica e poi tutto il pomeriggio nell’area VIP dell’aeroporto.
Chiacchierando del più e del meno, Paolo mi dice che la sera prima, dopo cena, è andato a passeggiare vicino al fiume con Stella e hanno bevuto un rum.
Io credo che a Paolo, quel rum gli abbia tirato un po’ su il cuore; Stella invece, credo che il cuore ce l’abbia lasciato dentro.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Abbiate pazienza, ma questa storia non la posso pubblicare :eek: , non si sa mai perciò chi volesse conoscerla, che me lo dica e gliela mando in privato. ;)
Ragazzino guarda che hai già alle costole un agente cinese, uno del KGB, un mercante d'armi, uno spacciatore di fentanyl e un killer disoccupato reduce dalle guerre dei Balcani. Quelli del Mossad hanno altro da fare e quelli della CIA invece hanno deciso che sei inoffensivo. Io non gliela farei passare liscia :cool:
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Ragazzino guarda che hai già alle costole un agente cinese, uno del KGB, un mercante d'armi, uno spacciatore di fentanyl e un killer disoccupato reduce dalle guerre dei Balcani. Quelli del Mossad hanno altro da fare e quelli della CIA invece hanno deciso che sei inoffensivo. Io non gliela farei passare liscia :cool:
anche le spie hanno un limite alla sopportazione....:rolleyes::cautious:
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Pepsi Cola Airlines

Trascorriamo alcune ore nella VIP area riposando un po’.
Io mi faccio anche un po’ di poltrona massaggiante.
Poi ci portano sul nostro aereo, un vecchio A319 della Chongqing Airlines che ha per stemma un tao rosso e blu che sembra l’emblema della Pepsi e siccome eravamo molto annoiati, troviamo la cosa divertente e ridiamo per almeno un’ora.
Facciamo due ore e mezza di volo e arriviamo a Guangzhou, cioè Canton, sita nel sud della Cina, praticamente sul parallelo che divide la Mauritania dal Senegal, perciò se a Chongqing faceva caldo, qui non ti dico e se là era umido, qui che siamo nel delta del Qian Hangdao che è una vera e propria ragnatela di canali, non ti dico due volte.
Alla foce del fiume, sulla sinistra c’è Hong Kong e alla destra Macao.

Siamo sudati marci e l’autobus che viene a prenderci, invece di portarci in hotel, ci porta in un ristorante all’ultimo piano di un locale sul lungo fiume, tutto illuminato, di nuovo come dieci Las Vegas.
Il luogo sarebbe bello ma dopo essere andato in bagno a lavarmi le mani e dato un’occhiata alla cucina, lo battezzo Wang Manolercia e i miei colleghi mi danno ragione.
Infatti, il giorno dopo, cagotto e mal di pancia.

A proposito di mal di pancia: questo è il mio terzo viaggio in Cina, per fortuna sempre in hotel di lusso con i muri dei bagni in vetro, al nonsoqualesimo piano, che mentre la fai puoi ammirare la Mongolia orientale dall’alto, ma in tutto questo lusso c’è una cosa che mi sfugge: perchè mai, in nessun bagno di hotel di lusso cinese ho trovato lo scovolino del water?
Mi dispiace affrontare un argomento scatologico, ma è un fatto che a volte non ce n’è bisogno (e va bene!), altre invece ce ne sarebbe bisogno ma in sua mancanza ti puoi arrangiare pulendo con la carta, ma quando devi andare sott’acqua, come fai a pulire senza lo scovolino?
Evidentemente il lusso consiste nel lasciare sporco, nel far venire il voltastomaco a chi fa le pulizie e nel non vergognarsi nemmeno se li si incontra in corridoio quando sistemano le camere.
Che poi, accidenti, uno ci pensa a quanti milioni di persone sono morte durante e dopo la rivoluzione di mao tse tung (20 milioni? 30 milioni?) per poi cosa? Per avere una casta che non si vergogna nemmeno di non saper andare al gabinetto e una di servi della gleba che quando la incontra si ferma contro il muro e si guarda la punta dei piedi per lasciarli passare?
Mi rendo conto che quando si ragiona sulla Storia si debbano ragionare altri argomenti, ma a volte anche quelli terra terra danno da pensare.
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Guangzhou

Sto girando Guangzhou avanti e indietro, entrando e uscendo dalla città.
Non riesco certo a vederla in dettaglio (non scendo nemmeno dal bus dei VIP), e non dico che mi entusiasmi, ma non è male ed è quanto di meglio abbia visto in Cina.
Intanto è posta sul delta del Bej Jiang, un fiume a me fino a ieri sconosciuto ma al cui interno l’Arno ci potrebbe stare dentro di traverso, perciò è un dedalo di canali naturali e artificiali, limacciosi, bruttarelli, ma col loro fascino.
E’ in pianura, ma uscendo dalla città iniziano i monti e dove non è edificato, la vegetazione di tipo tropicale copre tutto impedendo di vedere la terra, che dove è scavata, appare argillosa.

Si continua a bere e a mangiare come se fosse una gara a chi scoppia per primo intorno a queste enormi tavolate dove il centro tavola rotondo gira offrendo ogni ben di dio, qui però, devo ammetterlo, si dànno una regolata col piccante e le spezie, perciò il cibo può piacere o meno ma almeno non è sgradevole. Comunque, tra le pietanze di stasera, c’era anche lo stufato di serpente che è una via di mezzo tra il capitone e l’anatra...ce l’avete presente mangiarsi i tortiglioni con le anguille a Sabazia sul Trasimeno? Ecco, non c’entra nulla.
Stasera a cena abbiamo occupato diversi tavoli da dieci, e a ognuno si è aggiunta una ragazza del locale: a noi è toccata Cherry, di ventisei anni, magra, minuta, pelle diafana e unghie che spuntavano di quattro centimetri che era chiaro che non lavorava alla pressa. Anzi, il suo lavoro è quello di intrattenere i clienti chiacchierando e facendoci bere. Ovviamente, per farci bere, beveva anche lei e a detta di chi le stava vicino, la ns stessa grappa di riso. Ognuno ne aveva una caraffa e doveva versarsela nel bicchiere e poi ogni volta che un commensale urlava kampè, dovevamo alzarci tutti e bere fino alla goccia. Io ho iniziato a rabboccarne sempre meno, a non bere alla goccia e alla fine a versarmi acqua. Quando la ragazza ha finito la sua brocca, è arrivato il fratello chiedendo a tutti di bere anche noi alla goccia dalla brocca: io mi sono rifiutato perchè di queste scemenze ne ho piene le scatole.

Ieri invece hanno bevuto un po’ troppo, infatti un alto papavero del luogo ha perso il cellulare con i numeri di telefono dentro (magari anche un filo riservati) ed è venuto fuori un casino perchè pensava che glielo avessero rubato; poi alla fine è venuto fuori che l’aveva dimenticato ad un tavolo dove era andato a fare kampè un po’ troppe volte.
Un’altro è salito in piedi su una sedia da cui è caduto finendo sul tavolo ed il tavolo addosso a lui.
Altri erano ubriachi fradici e non si tenevano in piedi.
Poi, ogni sera, sul più bello (cioè quando si inizia a cantare un po’ troppo), il papavero interrompe la festa che non può permettersi che degeneri.

Comunque io il mio l’ho fatto: un paio di presentazioni in inglese davanti a duecento persone, e visto che non si è addormentato nessuno, credo di essere stato bravo, anche perchè alla fine ho lasciato perdere powerpoint e ho proseguito a braccio elettrizzando la sala che quando ho finito si è alzata in piedi applaudendo e urlando che avrebbero comprato tutto (no, vabbè, quest’ultima parte me la sono sognata).

In tutto questo noto una cosa, e cioè che nonostante il caldo, l’umido, i fiumi, gli acquitrini e le paludi, non ho visto nemmeno una zanzara, anzi, neppure un insetto nelle aiuole.
- perchè qui passano affumicando minimo una volta alla settimana, perciò non ne resta nemmeno uno – mi dicono
- non ci sono neppure uccelli – osservo
- se non hanno da mangiare, se ne vanno per forza –
- meglio, così vanno a cagare da un’altra parte – chiosa un altro.
- non ci devono essere nemmeno i writers – osserva uno perspicace
- gli avranno fatto fare la fine che meritavano – si concluse definitivamente
In effetti è tutto pulito e ordinatissimo, talmente ordinatissimo, che persino i passeri e le api hanno capito che non tirava aria per loro.

Sotto al piazzale dell’hotel, ogni giorno, arriva un autobus, scendono i poliziotti che si mettono su tre file, l’ufficiale gli fa un discorso, urlano qualcosa che non sto a farmi tradurre, e ognuno se ne va a controllare che sia tutto perfetto e se proprio trova una piattola, gli mette la museruola prima di affumicarla col DDT.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Dialogo sui massimi sistemi in mezzo al tifone

Da non credere: ci danno mezzo pomeriggio libero, perciò corriamo tutti ad accendere ceri votivi grossi come querce per la grazia ricevuta.
In realtà no: alcuni non paghi della sfaticata già fatta, decidono di andare a fare anche due passi giù in città, che tanto il clima è benevolo!
Io con quel caldo e quell’umido non ci penso nemmeno e decido di starmene in camera a riposare un po’, faccio due proseliti e restiamo d’accordo per l’ora di cena.
Salgo su, nella mia camera al 38° piano, dal vuoto mi separa solo un centimetro di vetro largo cinque metri e alto quasi quattro: una vertigine.
Guardo l’orizzonte che è diventato spesso e di un grigio impenetrabile.
- Per forza: caldo, umido, caldo, umido, caldo, umido...Come fa a non piovere? – penso io
Dopo mezzora, il grigio impenetrabile ci era piombato addosso avvolgendoci in una densa cappa nera che all’improvviso si lacera in un inferno di fulmini e tuoni facendo precipitare il mare a mezz’aria.
Di colpo mi sono ritrovato nel mezzo di un tifone, un po’ come il comandante Tom McWhirr sul John P. West de Il Tifone, solo che io non ho la penna e tanto meno la mano di Joseph Conrad e non saprei come descriverlo.
Fatto sta che mentre osservavo una cascata grossa come una regione venire giù e il vento arrivare e andarsene da tutte le parti al contempo, ad un certo punto un fulmine si stagliò proprio davanti a me, e per un attimo potei vederlo dall’alto serpeggiare verso il basso, o almeno quella fu l'impressione e il ricordo che mi rimase di quell'istante, che a volte delle cose repentine il ricordo è confuso.
Era un’immagine da fine del mondo.
Guardo in basso e tutta Guangzhou era diventata un’immenso lago.

Viene l’ora di cena, mi ritrovo coi miei due colleghi e decidiamo di andare al ristorante giapponese, all’ultimo piano dell’albergo, a vedere se per caso incontravamo Noè e la sua famiglia ad abbuffarsi di sushi.
La cena si rivela discreta, soprattutto leggera, senza salse strane, spezie incomprensibili e cayenne a tradimento.
A pancia piena ci viene voglia di fumare, ma siccome non si poteva uscire fuori, ci rifugiamo al Che Guevara’s Cigar Club, che non so con che coraggio hanno dedicato un locale così scemo ad uno che andò a morire facendo la rivoluzione in Bolivia, ma andiamo oltre.
Prendiamo due whisky e un mohito.
Alla mia sinistra uno schermo gigante con la MotoGP e alla mia destra un altro con un defilè di Victoria’s Secrets.
Caso strano, ci viene a tutti il torcicollo che dobbiamo guardare fisso il secondo schermo.
- Peccato che sia fallita –
- chi? – domando io
- Victoria’s Secrets –
- Victoria’s Secrets? –
- eh sì, eh! –
- non lo sapevo – aggiungo sorpreso – ma come mai? Sapevo che il loro sito era uno dei più cliccati al mondo! –
- eh sì ma li hanno boicottati –
- un miliardo di donne hanno smesso di comprarsi le mutande? –
- no, è che l’avevamo presa di mira perchè faceva sfilare solo strafighe e allora la gente ha deciso di boicottarla –
- sì ce l’hanno con la bellezza – aggiunge l’altro e iniziano un dibattito sul revisionismo storico, le femministe, i salutisti, gli ecologisti, i vegetariani, i vegani, i celiaci, quelli di sinistra (che poi pare essere tutta la stessa cosa ormai), tutti insomma, che vogliono abolire anche l’idealizzazione della bellezza mentre nell’antica Grecia il bello era elevato ai sommi liveli che bla bla bla bla...
- ma secondo me – provo ad opinare io - un conto è che se una vuole fare la modella debba avere come minimo un bel sedere, ci sta; un altro è che avere un bel sedere sia diventato il minimo anche per fare la centralinista: dipende di cosa si sta discutendo –
Ma fu come se non vi avessero neppure sentito e continuarono con i loro deliri dannunziani.
Io ci rimasi un po’ male, perchè insomma, per una volta che avevo detto una cosa sensata in maniera educata, mi si poteva almeno considerare un pochino, e invece niente.
Perciò li lasciai ai loro discorsi mentre mi fumavo il mio mezzo toscano e mi sorseggiavo il mio whisky guardando – in tutta serenità - il sedere di chi ce l’aveva bello e aveva deciso di metterlo in mostra.
Anzi, poi mi venne anche da ridere perchè pensai che, tra tutti e tre, avevamo delle panze che se ci avessero disposti a triangolo in mezzo al mare ci avrebbero potuto organizzare intorno l’America’s Cup (...)
Insomma, quei discorsi non ci si addicevano mica tanto visto che nessuna si voltava a guardarci rimasta senza fiato.
Comunque, finito il sigaro e il whisky, tornando in camera, incontrammo i nostri eroi far ritorno dal giro a Guangzhou completamente fradici e ricordo che uno disse – ne arrivava tanta, ma tanta che non capivo nemmeno più se l’acqua veniva dall’alto o dal basso -
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Scambi culturali: una grande storia alle spalle

Uno....facciamo che anche questa la spedisco in privato, va, che non si sa mai!
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Ciù, ciù!! Ciucu-ciucu-ciucu ciuuu!

I giorni passano e si continua con le visite, gli incontri, le mangiate, le presentazioni, le bevute.. come i due che ciucchi persi si sono sbragati sulle poltrone della hall scalzi e fumando, costringendo così il personale a riprenderli gentilmente (che qui non sai mai con chi hai a che fare).

Mangiato e bevuto tutto quello che si poteva mangiare e bere a Guangzhou, si parte per Shanghai, ma non si sa perchè, il capo decide che invece di fare tre ore di aereo, è meglio farne dieci in treno. Ci viene a tutti un coccolone, ma a me alla fine non dispiace perchè viaggiando a 360Km/h mi vedo un bel po’ di Cina (e ve lo racconterò domani), cosa che dall'aereo non si può fare.
La prima cosa che mi colpisce della stazione è che è piena di ragazze tra i 16 e i 24 anni (grossomodo, che non ho ancora l’occhio per gli orientali), che non vedo invece mai per strada, ma la cosa più stramba è che tante ma tante sono cosplayers coi capelli rosa o celesti, camicette svolazzanti, minigonne a quadretti da college inglese, calze di cotone fino al ginocchio e ciabattoni di gomma spessi 10cm: chissà? Forse è questa la loro forma di ribellione!
Comunque la stazione è larga 150/200m e lunga non lo so, un chilometro o forse 3.000, chi lo sa?
Tu entri e alla tua destra hai i gate 1A, 2A, 3A.. 1.724A, ecceterA; sulla tua sinistra invece, lo stesso ma B; guardi il tuo biglietto e in base alla carrozza sai se andare al binario dal gate A o dal B: noi siamo nella prima carrozza, quella della locomotiva, perciò siamo A che più A non si può.
Scendiamo e mi ritrovo circondato da decine di treni ad alta velocità di sedici vagoni di 25m l’uno (fate un po’ i conti...) che fotografo per la gioia di mio figlio.
Arriva il nostro che sembra un barracuda, saliamo su e mentre collochiamo le valigie, scoppia una lite: con noi sono saliti anche due neri che hanno il posto in prima fila, e pare che mentre si sedevano un cinese abbia commentato che non è possibile che li facessero sedere insieme a tutti gli altri. Uno dei due neri pare che sapesse un po’ di cinese, ha capito e si è lamentato con la capotreno che si è messa in mezzo ai due: il nero insisteva che voleva che chiamassero la polizia, la capotreno non faceva e non diceva assolutamente nulla, mentre il cinese rideva dando un'idea di chi avesse ragione tra i due. Poi il treno è partito e la capotreno se n’è andata come se nulla fosse successo. Alla fermata dopo è salito uno della polizia ferroviaria che si è seduto lì con noi fino al capolinea, ma non ha detto nulla. In realtà, per loro, per i cinesi non c’è stato nessun problema, perchè (è l’impressione che ho io), in Cina un problema è tale solo se riguarda il partito, e allora va risolto con disciplina confuciana; se riguarda un cinese, che si arrangi con elasticità taoista; se invece riguarda uno straniero, soprattutto se nero o un animale, non è un problema proprio, perciò, in effetti, dal punto di vista cinese, il cinese che rideva ne aveva pure il diritto.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Tù, tuuuuu!!!

All’uscita da Guangzhou vedo una sconfinata pianura da cui si ergono delle montagne che sembrano coni lunghi e sottili, come nelle foto di un’agenzia turistica: chissà che montagne sono? Ricordano un po' i Colli Euganei, che spuntano dall'argilla come brufoli, solo che questi vanno su di brutto!

Si viaggia verso nord passando da Qingyuan, Shaoguan, Chenzhou, Hengyang e Changsha attraversando zone montuose le cui strette valli sono state trasformate in risaie a gradoni o laghi artificiali, immagino piene di zanzare e pipistrelli, mentre i fianchi sono rimaste impenetrabili foreste tropicali dove mettere le trappole per i grassi pangolini.
Arrivati a Xianning, alle porte di Wuhan, le cui specialità culinarie sono note in tutto il mondo, si vira a destra e si prosegue verso Jiujiang, Anqing, Xuancheng e in fine Shanghai seguendo lo Yangtze, perciò da qui in poi si viaggia sempre in pianura ma invece delle risaie, predominano gli orti da cui spuntano piante con una grossa foglia rotonda che non so cosa sia.
Domando e un mio collega per prendermi in giro dice - basilico cinese -
I villaggi sono bruttini perchè le case sono scombinate come se fossero il frutto di un abuso edilizio, ma prese una per una sono nuove, grandi (a tre piani), ampie anche se mal rifinite [tetti di zinco o finte tegole in plastica blu o rossa (come in Romania, deve essere la stessa azienda che produce per tutti!)]: insomma, che non se la passano malaccio.
Bisogna ammetterlo, tutto ordinato e pulito, non come da noi che vedi immondizia e calcinacci ovunque.
Poi viene la sera, il buio e dopo un po’ anche la tristezza, perchè vedi le strade completamente buie e se da una finestra intravedi una luce, è sempre fioca che fa tristezza; quando poi entri in una città, ci sono sempre due o tre palazzi illuminati con le finestre a led, ma le strade buie, che si vede che qui a una certa ora tutti devono dormire con una sola grande luce che veglia su di loro.

Il viaggio è lungo e ci si annoia, perciò mentre i cinesi si rilassano starnutendo, tossendo ininterrottamente, scoreggiando, ruttando e scaracchiando di continuo, noi italiani ci rilassiamo parlando ad alta voce che sentono anche in fondo all’ultima carrozza.
Marco, quello giovane che parla il cinese, ad un certo punto se ne viene fuori con - qui le donne sono fuori di melone! -
- perchè, cosa è successo? –
E allora ci racconta che a Guangzhou aveva fatto la corte ad una traduttrice che era tutta un sorriso e un diniego, un’illuminarglisi il viso e un broncio, uno stringergli la mano e un mollargliela e che poi però davanti alla porta della camera dell’hotel, se n’era scappata via come impaurita.
A quel punto ci fa vedere un suo messaggio su wechat in cui gli spiega che mentre stava con lui stava bene perchè pensava al suo fidanzato che era all’estero, che mentre parlava con lui era come un sogno perchè lo sentiva vicino (il fidanzato)...
- Ma sta qui l’italiano l’ha imparato a scuola o sentendo le canzoni di Patty Pravo domando io? – e tutti giù a ridere.
Comunque lei, molto romanticamente, conclude passando all’inglese e scrivendo I will never fuck you because bla bla bla so it is better if we speak anymore.
Infatti Marco la chiama subito e restano al telefono per il resto del viaggio e poi anche in stazione fino a quando bisogna fare le scale mobili con tutte le valigie e ci dànno un taglio, anche perchè due valigie volano giù rischiando di fare una strage.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Shanghai e ritorno

Altro giro di incontri, riunioni, promesse, brindisi e grandi successi, anche se non avendo mai parlato di prezzi e tantomeno ricevuto un pagamento, non so cosa ci sia da festeggiare: forse sbaglio io ma secondo me gli affari sono andati bene solo dopo che ti hanno pagato; fino ad allora, come minimo si è perso tempo, ma va be’, forse sono io che sbaglio.

Il punto è che queste aziende italiane sono semplicemente bollite perchè non solo non sanno più produrre stando nei costi, ma è che non sanno proprio più produrre, provano a comprare ma allora si scopre che non sanno come comprare, e quando glielo spieghi non sanno nemmeno cosa comprare, e se gli prepari il pacchetto completo di cosa, come e quanto comprare, allora sono finiti i soldi, perciò arrivati in fondo all'imbuto bisogna trovare delle scuse che poi sono sempre le stesse: gli operai non hanno voglia di lavorare e la burocrazia li soffoca, l’importante è dare sempre la colpa agli altri, come i bambini.
- se li avessimo noi questi operai che lavorano senza rompere i coglioni... –
- se vivessimo noi in un paese dove tutto funziona come in Cina... –
e avanti di questo passo c’è chi riconosce che il comunismo funziona, che offre al popolo la possibilità di investire nello studio e avere successo nella vita, che non c’è né criminalità né prostituzione (anche se una delle domande più frequenti dopo cena è quanto costa andare a letto con una?), che è l’unica forma di crescita economica e mi rendo conto che sia difficile da credere, ma è vero, ve lo giuro, dopo Bella ciao s’intona pure Bandiera rossa, ma siccome non sanno le parole, ripetono all’infinito il ritornello.
- Potrei attaccare con Soffia il vento che è un evergreen e a Ningbo mi era venuta bene – penso io - o addirittura Contessa di Pietrangeli, ma mi sa che non ne capirebbero nemmeno il senso –

Ovviamente, l’ultimo giorno a Shanghai si va al mall del tarocco a fare incetta di Tissot, Cartier, Rolex, accessori per l'IPhone, ma soprattutto borse e marsupi di Gucci, Prada, Valentino, Dolce e Gabbana, Louis Vitton, tutto finto, tutto falso.
- Ci sono tre qualità di finti Rolex – mi spiegano – e questa è la migliore – e pagano 900 euro per sei orologi a pile.
Eravamo partiti per difendere il Made in Italy e torniamo pieni di merce contraffatta come se fossimo dei vu' cumprà.
Io mi limito ad uno zaino per i mei figli che iniziano la scuola, qualche carabattola da condividere con i loro amici, e un bel po’ di the per mia moglie e le sue amiche di piegamenti, che a yoga sono fissate con ‘sti clisteroni.

Sulla strada del ritorno, Paolo mi fa notare il Tempio di Nonsocosa e mi racconta che con mao tse tung si pensò di demolirlo, ma siccome per i cinesi demolire un tempio porta sfiga, decisero di isolarlo circondandolo di palazzi, perciò fino a qualche anno fa nessuno potè più accedervi o semplicemente vederlo, se non salendo sugli attici dei vicini.
Adesso invece, siccome hanno buttato giù un po’ di casermoni degli anni sessanta per fare un grattacielo, gli hanno segato le fondamenta, lo hanno spostato un po’ più in là, gli hanno dato una mano di vernice ed è diventata una meta turistica.
- Chissà se Ludovica l'ha postato nei suoi social per combattere le fake news sulla Cina? – penso io dispiaciuto che non gli abbiano messo anche quattro ruote così un giorno ci si poteva fare un selfie in riva al mare e un altro ai piedi di una montagna sacra a Buddha.

Dopo cena viene di nuovo fuori il discorso sulla Cina e su come il suo popolo sia rispettoso, e su rispettoso non ce la faccio proprio più, mi impunto e dico la mia, e cioè che dopo la scena sul treno coi neri e tutti i rutti e scoregge che mi sono respirato in treno, in aereo, a pranzo e a cena, proprio rispettosi non mi sembrano, magari saranno ubbidienti, quello sì, l’altro ieri all’imperatore, ieri a mao, oggi a xi e domani a chi verrà, perciò ubbidienti come servi impauriti, ma essere ubbidienti è una cosa ed essere rispettosi è un’altra ben diversa, perchè il rispetto è tale anche e soprattutto quando non viene imposto, se no al massimo è paura. Non parliamo poi del covid che secondo le statistiche ci sono stati 7.000.000 di morti accertati e probabilmente più di 20 in tutto e nessuno ha chiesto scusa.
- Rispettosi? Ma va là! -
Tutti concordano sul fatto che ho ragione da vendere per almeno tre secondi, e poi si torna a esaltare la Cina e il comunismo, l’ordine, la pulizia, l’ubbidienza, l’assenza di barboni e cacche di cani e di piccioni...e il discorso continua e continua per giorni, anche in aereo, fino a quando in procinto di atterrare a Malpensa, qualcuno fa notare che adesso si chiama Aeroporto Internazionale silvio berlusconi. Un tedesco del gruppo non capisce, allora gli viene spiegato che era giusto così, dopo tutto quello che aveva fatto per il Paese e giù di cotte e di crude su quei comunisti di renzi, bindi, schlein e i grillini che dovrebbero pensare a fare gli asili nido così le donne possono andare a lavorare come in Cina, e intanto l’euforia del ritorno aumentava come il tono di voce, e ricordo, lo giuro, uno di noi che – ancora fresco di Bandiera rossa - nel finger cantava Meno male che silvio c’è.
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Buone intenzioni e master in economia

Siccome conosco i miei chickens, ero partito scrivendo:

Per me il lavoro è fare una mole di piccole cose in una certa direzione, poi fermarsi la sera, fare il punto nave, capire se ho seguito la rotta giusta, se no correggere il timone, e se invece l’ho seguita, domandarmi se ce n’è una migliore, perciò quando vedo tutti andare diritti come fusi senza mai porsi una domanda, mi viene la pelle d’oca, anche perché di marce trionfali finite contro un muro me ne hanno già fatto fare due nella mia vita.
Vorrei tanto che Natalia Ginzburg e Primo Levi venissero con me, anzi no: vorrei andare da solo con loro a vedere, fare domande, cercare di capire, imparare dalle mille perplessità de L’altrui mestiere e Il sistema periodico, e dalla grande educazione che c’è nel fare tutti i nostri piccoli doveri quotidiani che traspare da Le piccole virtù.
Ecco, vorrei fare un viaggio di lavoro per capire tante piccole cose e poi magari farne una bene io, invece mi sa che sto partendo con tre quattro beniti per fare una campagna di Russia da Sergente nella neve.


C’avevo azzeccato abbastanza anche se non potevo prevedere che mi diventassero tutti berluscomunisti.

Ora vedremo come andrà il business, e secondo me andrà male, ma loro non possono capirlo perchè non è solo questione di cultura ma anche di istruzione e qui si vede chi ha letto e studiato economia :whistle: e chi no, e per spiegare loro dove sbagliano non c’è bisogno di risalire a La ricchezza delle nazioni di Adam Smith o alla teoria delle rendite differenziali di Malthus, nemmeno imparare a memoria Das Kapital di Karl Marx o abbracciare le teoria della scuola post-keynesiana, no: basterebbe leggersi Le avventure di Pinocchio di Collodi a proposito del Gatto & La Volpe al Campo dei miracoli.
Nessuno imbastisce la più grande dittatura del mondo per far contenti quattro rincoglioniti che non sanno più dove andare a sbattere con le loro aziende obsolete e autoreferenziali: al massimo ti fanno visitare il Paese dei balocchi, poi ti trasformano in ciuco e ti portano al mattatoio.
Per me questi non durano molto, e prima o poi smetteranno di pagarmi le mie spettanze (infatti da qualche mese hanno allungato a 90 giorni fine mese) perciò sto mandando in giro CV, dove ovviamente, ho scritto che ho una grande esperienza nelle trattative tecnico commerciali nel FarEast.
 
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Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
- Babbo... - domandò Topolin Topino arricciando il naso.
- Ohhh - rispose suo padre che dormiva comodo tra le gomene in fondo alla stiva.
- ho sentito dei marinai dire che quando la barca affonda i topi sono i primi a buttarsi in mare -
- è un proverbio straniero: su una nave italiana come la nostra, i primi sono i comandanti dopo che hanno fatto il danno -
 
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