Carcarlo
Nave russa, vaffanculo!
OLTRE OGNI FANTASIA
I giorni trascorsi a Shanghai sono indimenticabili ma per riservatezza non posso raccontare molto.
Il punto è che secondo me, siamo finiti in un giro un po’ troppo grosso, e certi ambienti, certi incontri, certe sedi, certe strette di mano non possono non imbarazzare.
Ma ciò che più lascia di sasso è lo stralusso in ristoranti con vista a 180°, tavolate rotanti per 24 commensali dove ognuno ha la sua vasca d’acqua dove far bollire tutto il ben di dio che gli portano su vassoi di sculture di ghiaccio come gamberi bianchi, gialli, rosa, rossi, verdi e nerastri, mezze aragoste, astici, granchi, gran seole, granchi eremita, seppie, ogni tipo di vongola, filetti di oloturie, filetto di Kobe tagliato sottilissimo, miliardi di non so cosa, e quando finalmente stai scoppiando che desideri solo un petardo per digerire, allora ci portano al buffet dove ci ricevono sculture di ghiaccio di quattro metri per due tempestate da gamberi impalati e un presepio di frutti di mare, quintali di frutti di mare freschi da mangiare a soffocarsi, un perimetro di 40 metri (misurati, e io sono uno che gira col calibro!) di vasche di gamberi, gamberoni, gamberetti, granchi (tutti vivi) da pescare con un retino e cucinare vivi nella propria pentola, vongoline, vongolette, vongoloni, cozze, ricci di mare, frutti di mare sconosciute anche al WWF… ma poi c’è anche il buffet del cotto: 25 metri di distesa di ghiaccio dove tu dici voglio questo, voglio quello, e anche l'altro, e quello, e quell'altro, e di questo ancora, ancora... e i cuochi con la mascherina te lo cucinano sul momento, vivo o morto che sia…e poi… e poi prendo due capesante, scappo e me le porto al mio posto, me le cucino e me le mangio mentre si susseguono i brindisi e i kampè (brindisi alla goccia) di moutai da 300 / 1.000€ a bottiglia, bottiglioni di vino bianco e sakè…una roba che a un certo punto pensavo che sarebbe entrato Caligola a farci conoscere il suo cavallo, Nerone con l’arpa da suonare mentre davamo alle fiamme Shanghai, Eliogabalo coi suoi centurioni sessualmente fluidi, Sardanapalo con le sue concubine e qualche imperatore giapponese con i cigni da strozzare mentre si raggiunge tutti l’orgasmo.
- Ma via! Un sacrificio umano, no? Non vogliamo mangiarlo un cuore pulsante? -
Quasi! Infatti il giorno dopo altro incontro ad un vertice oltre a quello del giorno precedente e altra cena delirante durante la quale, sulla ruota dell’abbuffata, viene deposta una vasca con dentro uno squaletto vivo, che fa il suo giro e poi viene portato via, per ritornare poco dopo cotto nello zenzero.
I miei colleghi continuano a fare incontri su vertici di cime di vette di punte sempre più alte, e perciò gli portano anche le rane (mi auguro già fritte) e le tartarughe, mentre io, fortunato, riesco a scappare da quel matrix demenziale per visitare aziende e tornare nella realtà, una realtà di trucioli, schizzi d’olio, polvere di sinterizzato, botte di stampi, stridolii di utensili di vidia, scintille di saldatura, clangori di magli che rendono i luoghi luoghi, non non-luoghi, e dove le persone possiamo finalmente tornare a parlare e confrontarci senza allucinarci di continuo.
E’ stato bello, impressionante, indimenticabile, grazie, la prossima volta però basta una canna di white widow potenziata con LSD che è più normale.
Mi dispiace, non posso mandare le foto perchè contengono volti e non sarebbe corretto, ma non so come farmi credere, davvero.
I giorni trascorsi a Shanghai sono indimenticabili ma per riservatezza non posso raccontare molto.
Il punto è che secondo me, siamo finiti in un giro un po’ troppo grosso, e certi ambienti, certi incontri, certe sedi, certe strette di mano non possono non imbarazzare.
Ma ciò che più lascia di sasso è lo stralusso in ristoranti con vista a 180°, tavolate rotanti per 24 commensali dove ognuno ha la sua vasca d’acqua dove far bollire tutto il ben di dio che gli portano su vassoi di sculture di ghiaccio come gamberi bianchi, gialli, rosa, rossi, verdi e nerastri, mezze aragoste, astici, granchi, gran seole, granchi eremita, seppie, ogni tipo di vongola, filetti di oloturie, filetto di Kobe tagliato sottilissimo, miliardi di non so cosa, e quando finalmente stai scoppiando che desideri solo un petardo per digerire, allora ci portano al buffet dove ci ricevono sculture di ghiaccio di quattro metri per due tempestate da gamberi impalati e un presepio di frutti di mare, quintali di frutti di mare freschi da mangiare a soffocarsi, un perimetro di 40 metri (misurati, e io sono uno che gira col calibro!) di vasche di gamberi, gamberoni, gamberetti, granchi (tutti vivi) da pescare con un retino e cucinare vivi nella propria pentola, vongoline, vongolette, vongoloni, cozze, ricci di mare, frutti di mare sconosciute anche al WWF… ma poi c’è anche il buffet del cotto: 25 metri di distesa di ghiaccio dove tu dici voglio questo, voglio quello, e anche l'altro, e quello, e quell'altro, e di questo ancora, ancora... e i cuochi con la mascherina te lo cucinano sul momento, vivo o morto che sia…e poi… e poi prendo due capesante, scappo e me le porto al mio posto, me le cucino e me le mangio mentre si susseguono i brindisi e i kampè (brindisi alla goccia) di moutai da 300 / 1.000€ a bottiglia, bottiglioni di vino bianco e sakè…una roba che a un certo punto pensavo che sarebbe entrato Caligola a farci conoscere il suo cavallo, Nerone con l’arpa da suonare mentre davamo alle fiamme Shanghai, Eliogabalo coi suoi centurioni sessualmente fluidi, Sardanapalo con le sue concubine e qualche imperatore giapponese con i cigni da strozzare mentre si raggiunge tutti l’orgasmo.
- Ma via! Un sacrificio umano, no? Non vogliamo mangiarlo un cuore pulsante? -
Quasi! Infatti il giorno dopo altro incontro ad un vertice oltre a quello del giorno precedente e altra cena delirante durante la quale, sulla ruota dell’abbuffata, viene deposta una vasca con dentro uno squaletto vivo, che fa il suo giro e poi viene portato via, per ritornare poco dopo cotto nello zenzero.
I miei colleghi continuano a fare incontri su vertici di cime di vette di punte sempre più alte, e perciò gli portano anche le rane (mi auguro già fritte) e le tartarughe, mentre io, fortunato, riesco a scappare da quel matrix demenziale per visitare aziende e tornare nella realtà, una realtà di trucioli, schizzi d’olio, polvere di sinterizzato, botte di stampi, stridolii di utensili di vidia, scintille di saldatura, clangori di magli che rendono i luoghi luoghi, non non-luoghi, e dove le persone possiamo finalmente tornare a parlare e confrontarci senza allucinarci di continuo.
E’ stato bello, impressionante, indimenticabile, grazie, la prossima volta però basta una canna di white widow potenziata con LSD che è più normale.
Mi dispiace, non posso mandare le foto perchè contengono volti e non sarebbe corretto, ma non so come farmi credere, davvero.