Nato a Livorno nel 1912, Giorgio Caproni a dieci anni è a Genova dove, interrotti gli studi musicali, si volse presto alla letteratura. Richiamato nel '39, combatté sul Fronte Occidentale e restò poi coi Partigiani in Val Trebbia fino alla Liberazione. Trasferitosi a Roma, fu critico della «Fiera letteraria», del «Punto» e della «Nazione». Ha scritto anche numerosi racconti e svolto lunga attività di traduttore. Nel 1982 l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il Premio Feltrinelli per la poesia. È morto a Roma il 22 gennaio 1990.
Edito da Garzanti nella collana Gli elefanti è una incursione nella poesia di Giorgio Caproni che permette di apprezzarne appieno le caratteristiche uniche che lo rendono tra i grandi della poetica italiana. Le sue poesie sono piene di armonia e di musicalità ma anche argute, ironiche, splendenti. Definito il "poeta del sole, della luce e del mare" ci sorprende sempre piacevolmente e profondamente allo stesso tempo.
Biglietto lasciato prima di non andar via
Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.
Saggia apostrofe a tutti i caccianti
Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro
Per lei
Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l’eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.
Edito da Garzanti nella collana Gli elefanti è una incursione nella poesia di Giorgio Caproni che permette di apprezzarne appieno le caratteristiche uniche che lo rendono tra i grandi della poetica italiana. Le sue poesie sono piene di armonia e di musicalità ma anche argute, ironiche, splendenti. Definito il "poeta del sole, della luce e del mare" ci sorprende sempre piacevolmente e profondamente allo stesso tempo.
Biglietto lasciato prima di non andar via
Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.
Saggia apostrofe a tutti i caccianti
Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro
Per lei
Per lei voglio rime chiare,
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l’eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.