Byatt, Antonia Susan - Possessione. Una storia romantica.

ayuthaya

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Questo romanzo mi ha sorpreso. All’inizio in modo negativo: se il buongiorno si vede dal mattino, A. S. Byatt non fa davvero nullla per invogliare il lettore a proseguire. Le prime pagine sono quasi respingenti: alla London Library un giovane accademico sta svolgendo delle ricerche sul poeta oggetto dei suoi studi, il vittoriano Randolph Henry Ash, e nel farlo si perde in speculazioni filosofico-letterarie interessanti, ma piuttosto ostiche per i non specialisti. La domanda nasce spontanea: il libro sarà tutto così? Devo capire di che morte morire.
Mentre lo studioso, di nome Roland Michell, sfoglia un volume appartenuto allo stesso Ash e mai consultato da altri fino a quel momento, si imbatte in due bozze di lettere scritte dal poeta in persona e destinate ad una donna sconosciuta. Sembra una svolta promettente, ma la difficoltà nella lettura resta, e inizio a capire: Possessione - Una storia romantica non è quello a cui il titolo alla “romanzo Harmony” potrebbe far pensare; si tratta invece di un libro estremamente complesso, denso di riferimenti storici, letterari, filosofici, culturali, zeppo di titoli, citazioni, nomi e date. Ma l'erudizione non è l'unico elemento di complessità di questo libro.

La narrazione si sviluppa su due piani cronologicamente distinti: il presente di due studiosi, un uomo e una donna che non si conoscevano e che si trovano a condividere lo stesso desiderio di scoprire la natura dell’inedita relazione fra due noti poeti inglesi di età vittoriana, oggetto dei rispettivi studi, e il passato in cui hanno vissuto i poeti stessi.
Ma ciò che sorprende è che i poeti in questione, il già citato Randolph Henry Ash e Christabel LaMotte, sono in realtà due personaggi immaginari. Di conseguenza sia la loro vita sia le loro opere sono il frutto dell’abilità creatrice della Byatt. Questa scoperta, che io ho fatto solo a libro già iniziato (nella mia ignoranza pensavo che Ash e LaMotte fossero realmente esistiti) mi ha davvero riempito di ammirazione nei confronti di questa scrittrice, convincente e verosimile sia come contemporanea sia come scrittrice classica in versi. Il romanzo infatti non contiene solo la corrispondenza fra i due poeti (che dà il ritmo alla narrazione, svelando passo dopo passo qualcosa in più su ciò che accadde più di un secolo prima), ma parte delle loro opere e persino documenti redatti da altri personaggi coinvolti nella vicenda e altrettanto immaginari: poesie, diari, lettere, estratti di poemi.

Questa scrittrice ha costruito un meccanismo perfetto, in cui presente e passato si compenetrano perfettamente, non solo dal punto di vista strettamente narrativo, ma stilistico, artistico, culturale. Esiste un parallelismo nel romanzo, che fatto a volte di rimandi, altre di contrapposizioni; basta pensare alla differenza sostanziale che esiste fra l’opera nel “mentre” del suo nascere e l’opera consegnata al mondo, interpretata, sviscerata, divinizzata.
Ho avuto l’impressione che la Byatt quasi sbeffeggiasse la “possessione” moderna, che si traduce non solo nella mania di collezionare qualsiasi oggetto appartenuto all’artista (quando ciò che dovrebbe contare è il valore della sua opera) ma anche nell’eccessiva dissezione dell’opera stessa, come quando si cerca ossessivamente un significato sessuale e femminista nelle poesie di LaMotte.

Di certo Possessione non è un romanzo di facile lettura: comporta un certo impegno nella comprensione sia dello stile che dei contenuti, ma la voglia di scoprire come andarono le cose fra i due poeti, e come andranno fra i due studiosi, in lotta con i rivali per giungere per primi alla verità, coinvolge anche il lettore e lo spinge ad andare avanti spedito, fino alla rivelazione finale (che secondo me, rispetto al resto del libro, ammicca un po’ troppo alle voglie del lettore, ma glielo perdoniamo).
 
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