Puenzo, Lucia - XXY. Uomini, donne o tutti e due?

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
XXY è un titolo che per associazione richiama alla fusione di XX, assetto cromosomico che distingue il femminile, con XY che caratterizza il maschile.

E’ pur vero che XXY è una condizione patologica che caratterizza la “sindrome di Klinefelter”, ma penso che si possa perdonare alla regista la scelta di questa inesattezza perché evoca con immediatezza l’argomento trattato: infatti il film racconta le difficoltà di una persona intersessuale, che cioè è fornita di apparato genitale sia maschile che femminile.

La protagonista del film è Alex, ed è stata allevata ed educata dai suoi genitori come una ragazza; per questo nel commento mi riferirò ad Alex dicendo “lei”. In realtà ci sarebbe un modo abbastanza corretto di riferirsi ad una persona dalla sessualità non binaria, e sarebbe quel pronome “they” che si è diffuso nei paesi anglofoni; però nel film viene considerata una ragazza e quindi userò il femminile.

Alex ha quindici anni, ha due immensi occhi blu e un musetto ostinato.

I genitori sono colti, pacifici, di larghe vedute. Per evitare ingerenze da parte dell’ambiente si sono trasferiti da Buenos Aires in una zona non molto popolata dell’Uruguay ed hanno lasciato di comune accordo che la loro figlia crescesse così com’è fino all’adolescenza e quindi fino ad una certa maturità e consapevolezza. Arrivata a quest’età, però, Alex ha dovuto iniziare a prendere farmaci per evitare che l’assetto ormonale maschile prevalesse facendo crescere la barba e gli altri caratteri maschili.

Mentre il padre di Alex è focalizzato sul compito di proteggerla, la madre è ansiosa di “risolvere il problema” e invita a casa loro una coppia di amici (con il marito chirurgo plastico) e il loro figlio sedicenne.

La ragazza intanto sta vivendo una profonda crisi e ha iniziato a non prendere più i farmaci che evitano la virilizzazione, anzi si intuisce che sta rivalutando questa parte di sé fino ad allora tenuta quasi soffocata sotto un seducente aspetto di fanciulla acerba.
Arrivati gli ospiti, i due adolescenti fanno amicizia e si scambiano confidenze a proposito dei primi turbamenti. Il figlio della coppia ospite, Alvaro, è un sedicenne mite e taciturno, con uno sguardo un po’ perplesso che io, da spettatrice un po’ carognetta, ho definito uno “sguardo da Stanlio”, fatto più per intenerire che per sedurre.

Chi vuole può fermarsi per non conoscere i punti salienti della trama (altrimenti detto: SPOILER)

Mentre i due giovani fraternizzano, scoppia un conflitto fra Alex e i ragazzi della sua cerchia di conoscenze. E’ accaduto che, incautamente, lei si è confidata con il suo migliore amico che naturalmente non ha saputo tenere per sé il segreto.
E così intorno alla giovane serpeggiano maldicenze, curiosità morbose e ostilità.
La situazione è resa pesante anche dalla presenza dell’ospite, il chirurgo plastico, che è decisamente favorevole ad una asportazione chirurgica di ciò che è in più, spalleggiato dalla madre di Alex che è ansiosa di uscire dal limbo di una situazione indefinita.
Il padre, invece, si rende conto del fermento fisico e psichico della figlia e vigila, protegge, accoglie. Per caso è spettatore di una scena erotica fra Alex e il giovane Alvaro e si rende conto che la situazione non è più sotto controllo: la giovane è diventata consapevole di tutto il suo corpo, sia della parte femminile che di quella maschile, non accetta l’idea di una scelta che sarebbe comunque una mutilazione, e in fondo ha imparato a conoscere il piacere che quel corpo così particolare può darle.
Un momento di grande tensione con i suoi ex conoscenti, giovani maschi resi aggressivi da una diversità per loro inaccettabile, fa capire ad Alex a quali ottuse discriminazioni e anche violenze andrà incontro scegliendo di non accettare la mutilazione.
Ora conosce la difficoltà di accettarsi quando non si è accettati dagli altri, e può consapevolmente dire al padre “E se non ci fosse niente da scegliere?” Quando lui la ammonisce :“Lo sapranno tutti” può rispondere con coraggio “Che lo sappiano”.

****

Noi, come spettatori del film ma non spettatori riguardo alle problematiche della diversità, possiamo confrontare le possibilità che queste persone hanno oggi, rispetto all’unica chance che avevano fino a qualche decennio fa, ovvero rinunciare ad una parte del proprio corpo in nome di una riduzione alla logica binaria di maschio – femmina.
E possiamo apprezzare questo film che attraverso un racconto realizzato con estrema sensibilità ci ha permesso di riflettere sulle crudeltà e gli abomini perpetrati nel passato.
 
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alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non ricordavo di non essere stata la sola qui a vedere questo film :) nel quale sono incappata per caso, volevo vedere un film "latino", mi aspettavo tutt'altro ma sono contenta di averlo beccato. Un film a tratti crudo che però, alla fine, trasmette una sensazione di soddisfazione poiché la libertà concessa ad Alex, la quale compie la sua scelta in barba a ogni condizionamento, prevale su tutto. Bello il contrasto tra l'atteggiamento della madre, ansiosa di "definire la situazione" per proteggere la figlia dagli sguardi torvi e dalle violenze, e quello più coraggioso del padre, che sostiene Alex incondizionatamente qualsiasi cosa faccia. La confusione non solo di Alex, ma anche di Alvaro - sì, "faccia da Stanlio" mi piace, gli sta bene :mrgreen: - è resa molto bene. A mio parere si tratta di un film particolarmente acuto, profondo e privo di retorica, con una sceneggiatura e una regia attente a ogni sfumatura e dialoghi adeguati al contesto. Mi capita raramente di vedere film così intelligenti.
 
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