70° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

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Eccoci ad aprire il nuovo Poeticforum "tondo" sperando di essere più numerosi...ma siccome le premesse sono di un certo tipo direi di partire con due poesie a testa (chi vuole ovviamente può proporne solo una).
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Prima poesia
In una strada di Firenze ..... di Franco Fortini

In una strada di Firenze
c'è una porta che dà in un cortile di pietra.
Graniti antichi sono sulle pareti:
Ercole e l'Idra, Amore, corone di foglie,
allori incisi e roseti.
Non so chi sia nella casa. È come una chiesa tranquilla,
In alto il cielo riposa. Ogni cosa è al suo luogo.
Quando torno a Firenze, se vo per quella strada,
nel cortile entro e guardo:
passano in alto le nuvole naturali,
come monti si ombrano le pareti.
Anche in me stesso quelle nuvole passano,
anche in me stesso stanno quelle pareti.
Per questo guardo e guardo quel silenzio,
le corone di edera antichissime
e credo che una rosa esiti dentro il sasso.

1954, da Poesia ed errore, Feltrinelli 1959
 
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Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Seconda poesia

Complicità .... di Franco Fortini

Per ognuno di noi che dimentica
c'e' un operaio della Ruhr che cancella
lentamente se stesso e le cifre
che gli incisero sul braccio
i suoi signori e nostri.

Per ognuno di noi che rinuncia
un minatore delle Asturie dovrà credere
a una seta di viola e d'argento
e una donna d'Algeri sognerà
d'essere vile e felice.

Per ognuno di noi che acconsente
vive un ragazzo triste che ancora non sa
quanto odierà di esistere


da Poesie e errore, 1969
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Nessuno raffigurerebbe questo sole sabato pomeriggio
come una tigre con la bocca piena di fuoco,
né come una grande lampadina, nemmeno
i bambini della scuola, così piccoli.

Questo sabato il sole è un sacchetto, di pomeriggio,
con dentro tante campanelle e caramelle;
i suoi raggi bisbigliano nel cielo, mentre ruotano,
come i raggi di una bicicletta nuova.

E le ciminiere delle fabbriche dormono,
la gente parla di calcio, la biancheria
fluttua sui fili stesi alle finestre;

(E Ainoha passeggia per queste dolci strade
con un vestito di vaniglia e fragola.)

Famiglia III, di Bernardo Atxaga
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non mi ricordo se l'ho già proposta...in tal caso...pazienza...

Compiti x casa


Otto anni e ancora non sai fare le addizioni
per questo ti correggo troppo duramente
allora chiedi “ma tu non sbagliavi mai?”

e come posso dirti che facevo sempre tutto bene
ero troppo bravo troppo grande per la mia età
spiegavano i medici
come adesso lo sono per la tua

così racconto una bugia “certo che sbagliavo anch’io”

vedi, inventiamo un’infanzia che ci assomigli
per riempirla delle cose che avremmo meritato
tu un padre più paziente
io la matematica contata su cinque dita

Francesco Tomada
 

alessandra

Lunatic Mod
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Iniziamo...
Prima poesia
In una strada di Firenze ..... di Franco Fortini

In una strada di Firenze
c'è una porta che dà in un cortile di pietra.
Graniti antichi sono sulle pareti:
Ercole e l'Idra, Amore, corone di foglie,
allori incisi e roseti.
Non so chi sia nella casa. È come una chiesa tranquilla,
In alto il cielo riposa. Ogni cosa è al suo luogo.
Quando torno a Firenze, se vo per quella strada,
nel cortile entro e guardo:
passano in alto le nuvole naturali,
come monti si ombrano le pareti.
Anche in me stesso quelle nuvole passano,
anche in me stesso stanno quelle pareti.
Per questo guardo e guardo quel silenzio,
le corone di edera antichissime
e credo che una rosa esiti dentro il sasso.

1954, da Poesia ed errore, Feltrinelli 1959
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Quando vedo un poeta che maneggia con tanta raffinatezza il famoso correlativo oggettivo mi incanto. Qui il parallelismo tra stato d'animo e ambiente circostante è ancor più vicino alla mia sensibilità perché amo particolarmente chiostri, giardini nascosti, ombrosi loggiati con antiche statue e angoli di silenzio.
Certo Fortini non era un poeta intimista ma piuttosto l'appassionato militante di un'idea rivoluzionaria, un uomo dal temperamento impetuoso a volte difficile ed anche un grande studioso.
In questa poesia però esprime un momento di raccoglimento e pace "come in una chiesa tranquilla" e mi è caro per questo suo abbandono, per questa sua pacata dolcezza.
E' un po' come aver sorpreso un vecchio leone in un momento di riposo.
(A volte penso che poiché è morto nel 1994 avrei anche potuto incontrarlo, purtroppo non è mai successo).
Tornando alla poesia, mi piace molto quel "guardo e guardo quel silenzio", sinestesia del godimento attraverso la fusione dei sensi, felicità dello spirito per un attimo di perfezione.
E il profumo di quella rosa nascosta è destinato a durare a lungo, con il suo mistero.
 
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alessandra

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Mi prendo una pausa estiva dai commenti.
Inserisco la seconda poesia.

Complicità .... di Franco Fortini

Per ognuno di noi che dimentica
c'e' un operaio della Ruhr che cancella
lentamente se stesso e le cifre
che gli incisero sul braccio
i suoi signori e nostri.

Per ognuno di noi che rinuncia
un minatore delle Asturie dovrà credere
a una seta di viola e d'argento
e una donna d'Algeri sognerà
d'essere vile e felice.

Per ognuno di noi che acconsente
vive un ragazzo triste che ancora non sa
quanto odierà di esistere


da Poesie e errore, 1969
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Diversamente dalla precedente, questa poesia ci mostra il Fortini politico, l'uomo dalla passione civile avvelenata dalla delusione. Ma come avrebbe potuto non essere avvelenata, la passione di un uomo che aveva combattuto in Valdossola con i partigiani, che aveva rifiutato la facile fuga in Svizzera per rimanere, mettersi in gioco, lottare, partecipare, sperare, lavorare, per poi veder nascere l'Italietta del dopoguerra e del boom economico? La visione dell'Autore travalica i confini nazionali, fedele all'ideale di una giustizia internazionale: l'operaio della Ruhr è costretto a dimenticare l'orrore del lager per accettare una diversa ma alienante sottomissione, il minatore può solo sognare la bellezza, la donna nera non è stata affatto "liberata". Tutte promesse disattese, che porteranno i padri a lasciare ai figli un mondo invivibile; in questo Fortini è stato profeta di una realtà che è stata anche più rovinosa di quanto fosse prevedibile negli anni '60.
A me pare di intravedere un filo sottile fra questa poesia e quella di Pascoli che abbiamo visto nel forum precedente; la differenza è che Pascoli poteva sperare nel progresso, Fortini non più.
 
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alessandra

Lunatic Mod
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Mi sa che stavolta la commentatrice è una sola...io mi sono presa una pausa...volete farle compagnia?

Terza proposta.

Nessuno raffigurerebbe questo sole sabato pomeriggio
come una tigre con la bocca piena di fuoco,
né come una grande lampadina, nemmeno
i bambini della scuola, così piccoli.

Questo sabato il sole è un sacchetto, di pomeriggio,
con dentro tante campanelle e caramelle;
i suoi raggi bisbigliano nel cielo, mentre ruotano,
come i raggi di una bicicletta nuova.

E le ciminiere delle fabbriche dormono,
la gente parla di calcio, la biancheria
fluttua sui fili stesi alle finestre;

(E Ainoha passeggia per queste dolci strade
con un vestito di vaniglia e fragola.)

Famiglia III, di Bernardo Atxaga
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Per me leggere questa poesia è stato come avere un flash, come se avessi davanti agli occhi il famoso dipinto di Joaquin Sorolla intitolato "Riparare la vela", del 1896.
Stessa luminosità, stessa serenità nei piccoli gesti della vita quotidiana. Anche l'autore del quadro è spagnolo, chissà se è una coincidenza :)
Per di più il poeta Atxaga amplifica il reale con immagini fantastiche, comunica un senso di gioioso movimento, satura tutti i sensi e lascia addosso al lettore quel sapore/colore di vaniglia e di fragola che è come una festa.:love:

Joaqun_Sorolla_-_Mending_the_Sail_1896_-_%28MeisterDrucke-309214%29.jpg
 

alessandra

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Prossima poesia.
Non mi ricordo se l'ho già proposta...in tal caso...pazienza...

Compiti x casa


Otto anni e ancora non sai fare le addizioni
per questo ti correggo troppo duramente
allora chiedi “ma tu non sbagliavi mai?”

e come posso dirti che facevo sempre tutto bene
ero troppo bravo troppo grande per la mia età
spiegavano i medici
come adesso lo sono per la tua

così racconto una bugia “certo che sbagliavo anch’io”

vedi, inventiamo un’infanzia che ci assomigli
per riempirla delle cose che avremmo meritato
tu un padre più paziente
io la matematica contata su cinque dita

Francesco Tomada
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Molto tenera e pensosa, esprime la disperata e meravigliosa bellezza dell'essere genitori.
Vorrei però rispondere a questa poesia con un'altra poesia di Camillo Sbarbaro che mi ronza nella memoria dai tempi della scuola e che mi ha sempre commossa (soprattutto la strofa centrale).

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch’era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.

:giggle:
 
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