Cipolla, Carlo M. - Storia facile dell'economia italiana dal Medioevo a oggi

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Mondadori - Oscar saggi

Saggio breve e interessantissimo sulla storia dell'economia italiana dall'alto Medioevo fino alla fine del secolo XX, in cui l'Autore ci lascia.

Secondo me i due aspetti più interessanti di cui parla l'Autore sono:

1. il fatto che l'Italia, non avendo mai avuto risorse naturali importanti (dalla lana al carbone), è sempre stata costretta ad importare materia prima e rivenderla lavorata. Ciò significa che l'Italia guadagna sulla Qualità e sulla quantità del proprio lavoro, perciò da ciò che il nostro cervello e le nostre mani riescono a fare, soprattutto a fare meglio degli altri, altrimenti gli altri non hanno bisogno di noi e la nostra economia si ferma.

2. il divario tra l'economia del Nord e quella del Sud, brutalmente riassumibile come segue:
a. nell'alto Medioevo, il Sud era più ricco del Nord perchè oltre alle risorse naturali che permettevano una grande produzione di grano, olio e vino (beni esportabili) era gestito dai bizantini, dagli arabi e in fine dagli svevi, molto più svegli dei longobardi ignoranti come zoccoli.
b. nel basso Medioevo la bilancia si pareggia perchè il Nord inizia a crescere grazie a una maggior stabilità politica e alla nascita dei borghi, dove nasce una prima borghesia proto-industriale e commerciale basata sulla lavorazione della lana e del ferro, nonchè una borghesia commerciante sulla costa e lungo le vie principali. Inizia un commercio tra nord e sud in cui si scambiano i prodotti di cui sopra con i cereali.
c. si passa dal Medioevo al Rinascimento in cui i borghi del Nord si sviluppano in Repubbliche rendendo sempre più forte la propria borghesia di commercianti e banchieri. Nel Sud invece, non cambia nulla, soprattutto non cambia la struttura sociale e la relativa economia basata su una nobiltà ancora feudale e il latifondo.
d. seguono una serie di mutazioni politiche e crisi economiche che comunque vedono le terre del Nord suddividersi sempre di più tra contadini, fittavoli e braccianti, mentre il Sud resta sempre nelle mani del latifondisti e braccianti.
e. arriva Napoleone che in bene o in male, per un breve periodo prova a cambiare un po' le cose, solo che mentre al Nord rimane qualcosa del suo passaggio e la proto-borghesia continua ad evolversi e a crescere, al Sud gli austriaci instaurano la reazione dei Borbone che azzera tutto se non fa addirittura indietreggiare.
f. da qui in poi la forbice inizierà ad allargarsi sempre di più: al Nord la terra si spezzetta sempre di più, si sviluppa sempre di più la borghesia prima e il proletariato dopo, si hanno i priomi investimenti dello stato (in senso moderno) in strade, ferrovie, ponti, porti, infrastrutture ed educazione; al Sud invece, resta il latifondo, la aristocrazia e tra questa e il popolo di braccianti alla fame, nulla. Certo, qualche straniero investe nel Sud Italia, qualche timido germoglio di borghesia prova a nascere anche nel Meridione, ma non fa radici per diversi motivi:
i. il Sud, come il Nord, non ha carbone
ii. il Sud, a differenza del Nord, non ha corsi d'acqua abbondanti e costanti che facciano andare mulini, macine, filatoi
iii. al Sud non si costruiscono infrastrutture che servano che servano allo sviluppo dell'economia
iv. la prima industria vera e propria è quella del cotone che si sviluppa in climi umidi che favoriscono la resistenza della fibra che, altrimenti nei climi secchi, si spezza e non consente una lavorazione industriale.
v. anche a provarci, la borghesia era vista come un pericolo politico per chi il potere lo deteneva già, e sempre osteggiata.
g. purtroppo il latifondo nel Sud resta fino al secondo dopoguerra e grazie al Piano Marshall e alla Cassa del Mezzogiorno, la forbice inizia a ridursi.

Purtroppo l'Autore muore 23 anni fa e non vede il seguito, se no si sarebbe messo le mani nei capelli a sapere che in pochi anni l'industria chimica ed elettronica è completamente scomparsa, quella meccanica e aeronautica estremamente ridimensionata, che non vogliamo saperne del turismo, che nel Sud non ci sono più investimenti e che nel campo dell'istruzione da una parte ci sono sempre più disinvestimenti e dall'altra sempre meno interesse verso le materie tecnico-scientifiche.
 
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