Pizarnik, Alejandra

Ondine

Logopedista nei sogni
Ho trovato questa breve biografia di questa poetessa.

Per Alejandra Pizarnik scrivere era un modo per trasformare il dolore, e la poesia era un'attività attraverso cui esorcizzare fantasmi, sanare ferite, scongiurare aneliti. Di Alejandra Pizarnik si diceva che fosse nata con il buio nell’anima. La sua disobbedienza, la sua aria tragica e la sua passione si nutrirono delle sue tenebre per tessere una poesia unica ed irripetibile. Una donna che si sentì sempre straniera in questo mondo. Parlava spagnolo con un accento europeo. Era tormentata dai complessi, dall’aumento di peso. La sua infanzia fu pervasa dalle delusioni, dalle paure, dai vuoti. Si dice anche che provò di tutto nella vita, il giornalismo, la filosofia, la pittura ma solo la poesia e le anfetamine alleviarono i suoi pensieri irrequieti. Tutt’oggi Alejandra Pizarnik è conosciuta come l’ultima poetessa maledetta d’America. La sua lettura offre un’immersione nel romanticismo, nel surrealismo, nell’universo del gotico ed anche nella psicanalisi, tutto miscelato in dosi uguali fra loro. Probabilmente nascere ad Avellaneda, un sobborgo di Buenos Aires, non fu per niente semplice per Alejandra Pizarnik. La sua famiglia era di origine russo-ebrea e trascinava in modo permanente il dolore di aver lasciato il proprio paese d’origine. Una ferita ereditata che si ingrandì ancora di più a causa di un fisico che non accettava, del rifiuto di una madre che apprezzava sua sorella più che lei, e di un’infanzia con problemi di salute quali asma e balbuzie. Per cui, sin da molto piccola, si sentì diversa, dentro un personaggio in cui non si riconosceva. La letteratura e la filosofia furono quello spazio sicuro in cui trovare riparo sin da piccola. Quella vena letteraria risvegliò molto presto il suo bisogno di scrivere, e le aprì anche la porta verso una particolare disobbedienza che l’avrebbe caratterizzata sempre. Già durante l’adolescenza si faceva notare per il suo modo di vestire, per i suoi capelli corti e per il suo stile particolare. La sua mente e la sua arte cominciarono a dare testimonianza del suo carisma poetico ancor prima di giungere all’università. Sempre in quel periodo, crebbe in lei il bisogno di ripararsi in un altro rifugio che non aveva niente a che vedere con i libri o con la scrittura. La preoccupazione per l’aumento di peso e il rifiuto del proprio corpo la portarono a prendere barbiturici e anfetamine. Nel 1954 Alejandra Pizarnik comincia gli studi di lettere e filosofia all’Università di Buenos Aires. Non li finisce. Più tardi prova con il giornalismo. Non le piace nemmeno. Successivamente, inizia una formazione artistica con il pittore surrealista Batlle Planas. Le ansie di trovare un senso e una via per realizzarsi la portano a trascorrere alcuni giorni a Parigi. Così, fra il 1960 e il 1964 vive un periodo gratificante in cui comincia a lavorare facendo traduzioni e critiche letterarie per diverse riviste. Nel 1965, già in Argentina, prosegue la sua attività letteraria. Il suo lavoro viene apprezzato dalla comunità culturale dell’epoca e le vengono assegnate due borse di studio, ma non arriva a utilizzarle. I suoi amici dissero poi che, dopo essere tornata da Parigi, cominciò a crearsi un alone di isolamento attorno a lei.

Semplicemente non sono di questo mondo. Io abito smaniosamente la luna. Non ho paura di morire; ho paura di questa terra lontana, aggressiva. Non riesco a pensare a cose concrete; non mi interessano. Io non so parlare come tutti. Le mie parole sono strane e vengono da lontano, da dove non è, dagli incontri con nessuno. Cosa farò quando mi immergerò nei miei sogni fantastici e non potrò risalirne? Perché qualche volta accadrà. Me ne andrò e non saprò tornare.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ho copiato la citazione per non dimenticarla più, se sapessi scrivere così potrei averla scritta io in questo momento (l'unica differenza è che io ho paura anche di morire :mrgreen:)
 
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