Colombini, Chiara - Anche i partigiani però...

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Fack Checking: la Storia alla prova dei fatti - collana edita da Editori Laterza

L'Autrice analizza il motivo per cui l'elenco dei luoghi comuni e delle falsificazioni sulla Resistenza è lunghissimo e continua a rafforzarsi a dispetto di ogni prova contraria.

Il libro consta di sette capitoli:

0. Introduzione
Molto interessante l'analisi della memoria grigia, quella degli a-fascisti, coloro che bene o male trovarono il modo di adattarsi al fascismo, anche se non lo amavano, ma non trovarono il modo di adeguarsi alla lotta Partigiana prima e alla cultura antifascista dopo, diventando piano piano degli anti-antifascisti, permettendo di capire perchè un Guareschi, per esempio, pur essendo stato internato in un campo di concentramento, ce l'avesse più coi comunisti che coi fascisti.

1. Tutti rossi
Spiega che non tutti i partigiani si battevano per le stesse idee:
- i militari, i carabinieri e i monarchici, si battevano contro l'invasore tedesco e la repubblica di Salò (rsi), perciò fecero solo una guerra di liberazione.
- i liberali, i repubblicani, i socialisti, gli aderenti a Giustizia e Libertà e tanti altri, oltre a fare una guerra di liberazione, fecero anche una guerra civile per la Libertà e la Democrazia contro il fascismo
- i comunisti invece, oltre ad una guerra di liberazione ed una guerra civile, ne fecero anche una battaglia politica, provarono a portare avanti anche una guerra di classe nella speranza di instaurare il socialismo
I primi vinsero; i secondi anche, pur restando spesso delusi; gli ultimi invece, persero perchè l'Italia non entrò nella sfera d'influenza sovietica.
Perciò, sia chiaro che i partigiani non erano tutti comunisti, la maggioranza (ma non assoluta) sì, ma non tutti, perciò non può essere considerata una battaglia politica, dei soli comunisti.

2. Inutili e vigliacchi
C'è chi dice che la guerra partigiana fu inutile perchè tanto gli alleati avrebbero vinto lo stesso.
E' vero che avrebbero vinto lo stesso, ma non fu assolutamente inutile, e le prove sono innumerevoli:
- se così non fosse stato, gli alleati, pur temendo di foraggiare i comunisti, non li avrebbero aiutati
- molte città vennero appunto liberate dai Partigiani
- grazie alla Resistenza, l'Italia nel dopoguerra venne considerato un ex-nemico e un nuovo alleato, non un nemico e basta, e non è cosa da poco!

3. La violenza è colpa loro
I detrattori della resistenza sostengono che questa, oltre che inutile, sia stata anche dannosa perchè la causa delle stragi naziste.
Per capire la falsità di questa affermazione basti considerare che il fascismo fu violento fin dai primordi, fin dai primi anni 20, e man mano che prese il potere lo diventò sempre di più. Chi avesse dei dubbi in merito si può leggere La marcia su Roma di Lussu, Le origini del fascismo in Italia di Gaetano Salvemini, o qualsiasi altro testo serio in materia.
Se non bastasse, uno può leggersi qualcosa sulle stragi naziste in tutta Europa che iniziarono per prima del 8 settembre 1943, perciò, che senso ha discolpare fascisti e nazisti delle loro stragi dando la colpa ai partigiani?
Per assurdo, ci furono rastrellamenti nazifascisti ancora prima dell'8 settembre!
Come avrebbero dovuto fare la Resistenza i Partigiani: con i sit-in o lo sciopero della fame?
E poi, le stragi della popolazione inerme da parte dei nazifasciste non erano (e non sono) una inevitabile pratica di guerra, ma un crimine contro l'umanità voluto e pianificato per ripulire il territorio prima dell'arrivo degli Alleati.
Per avere un'idea delle stragi fasciste, si può consultare l'Atlante delle stragi nazifasciste in Italia su www.straginazifasciste.it

4. Rubagalline
I Partigiani si macchiarono di furti di viveri (soprattutto in montagna dove non poteva andare all'Esselunga) e chiesero contributi economici a quegli industriali che col fascismo si erano arricchiti.
Se qualcuno, anche col senno di poi, ha delle altre soluzioni per portare avanti una guerra (che richiede soldi e viveri), è liberissimo di proporle!

5. Assassini
I Partigiani sono stati accusati di essere degli spietati assassini, durante la Resistenza ma anche e soprattutto dopo il 25 Aprile.
E' una considerazione che spesso viene fatta con la mentalità di chi è nato e vissuto sempre in tempo di pace, in condizioni che hanno permesso lo sviluppo di una sensibilità impensabile e impraticabile allora, dopo venti anni di dittatura, cinque di guerra, rastrellamenti, fucilazioni, campi di sterminio e ogni genere di paura e privazione.
Di nuovo: se qualcuno ha una proposta su come si potevano scacciare i nazifascisti con le buone, si accomodi!
Poi ci si ricordi che se abbiamo avuto tutti questi anni di pace e bambagia, è proprio grazie al successo della lotta Partigiana.

6. La storia la scrivono i vincitori
Secondo i detrattori della Resistenza, dal dopoguerra in poi, solo i vincitori sarebbero stati liberi di dire la loro, perciò la cultura antifascista che ne conseguì sarebbe un falso storico.
Quanto sopra è falso perchè le pubblicazioni fascistoidi sono circolate sempre liberamente e il msi si è ricostituito subito dopo la guerra.
Per assurdo, solo nel dopoguerra è stato possibile leggere le opere giovanili di mussolini, appunto censurate durante il fascismo, perchè di volta in volta si dichiarava anarchico, massimalista, socialista e anche se fascista, contro la monarchia, la chiesa, le banche, la proprietà privata...
Ancora più assurdo, dopo l'indulto del 1948, tornarono in circolazione migliaia di delinquenti fascisti mentre migliaia di ex-partigiani dovettero affrontare processi contro i presunti reati compiuti durante la Resistenza da tribunali presieduti da giudici che avevano fatto carriera proprio durante il fascismo!

Trovo che questo breve saggio sia molto chiaro e illuminante sulle bufale che circolano sempre più sull'argomento.
Per maggiori informazioni, consultare il link della collana https://www.laterza.it/2022/07/01/fact-checking/
 

MaxCogre

Well-known member
Molto ben scritto il tuo riassunto (daltronde in quale altro modo sarebbe possibile recensire un saggio?) !! A questo punto sarei curioso della memoria grigia, se non é spoileraggio lol
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Molto ben scritto il tuo riassunto (daltronde in quale altro modo sarebbe possibile recensire un saggio?) !! A questo punto sarei curioso della memoria grigia, se non é spoileraggio lol
Grazie, ma è che essere schematico è una delle cose che mi riesce meglio, magari per abitudine sul lavoro, ma non è un gran vanto nel mondo letterario :confused:

Copio e incollo:

Benchè sia difficile ridurre quest'ultima a un solo colore, la definizione fotografa bene una galassia di posizioni varie, alle quali nel dopoguerra danno voce <<L'uomo qualunque>> di Guglielmo Giannini (prima un settimanale e poi un partito), altri giornali e riviste come <<Gente>>, <<Oggi>>, <<Il Tempo>>, <<Candido>> di Giovannino Guareschi, e penne famose come quelle di Indro Montanelli e di Leo Longanesi. Sono le posizioni della parte della società che, rimasta alla finestra durante il conflitto, guarda poi con insofferenza alla competizione sulla sua memoria; che vorrebbe solo lasciare dietro le spalle quel passato tragico e ricominciare a vivere in tranquillità, evitando di porsi troppe domande sul ventennio della dittatura, sostenuta e supportata senza eccessivi affanni. Di qui nasce una memoria "a-fascista", che non è sovrapponibile a quella dei reduci di Salò perchè prende le distanze dal fascismo, giudicandolo non tanto negativo in sè quanto colpevole di aver portato il paese in guerra senza però essere in grado di vincerla. Ma la memoria grigia è in contrasto soprattutto con quella antifascista, alla quale guarda con un misto di irritazione e apprensione perchè essa, facendo leva sulla Resistenza, pretende d'imporre una trasformazione politica, sociale e morale del paese, una prospettiva di cui questa parte dell'opinione pubblica diffida, dal momento che aspira all'ordine ed è ostile al cambiamento, e più in generale all'idea che la politica debba plasmare la vita della società. Così, se tale memoria grigia si smarca da quelle concorrenti di vinti e vincitori, non è equidistante e di fatto finisce per avere molte assonanze con quella nera, anche e in ragione di quell'anticomunismo che segna la guerra fredda. Da a-fascista, in breve diventa anti-antifascista.

Mi è piaciuto molto questo pezzo perchè riassume quell'insieme di sensazioni che ho sempre provato leggendo Guareschi.
Benchè mi piacciano le storie di Guareschi, non stimo molto questo modo di pensare.
Per anti-comunisti che si possa essere (come appunto sono io), mai si può mettere sullo stesso livello il comunismo italiano col fascismo: coi primi - a malavoglia per quanto erano noiosi - ci ragionavi (adesso non ci sono più), ci si rispettava e alcuni li potevi anche stimare, e comunque rimane indimenticabile il loro contributo alla democrazia italiana, contro il fascismo, contro la mafia, contro il brigatismo, per la questione morale... ma coi fascisti non si può ragionare, loro sono la negazione del ragionamento, dell'educazione, della civiltà.
Mettere comunismo italiano e fascismo sullo stesso piano, vuol dire non aver capito nulla della democrazia, vuol proprio farsi andare bene che te l'abbiano servita su un piatto d'argento, e in più fare gli schifiltosi.
 
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