Janis, Abele - Jelgava '94

MaxCogre

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Jlegava 94 è un bel film sulla adolescenza, tratta di Janis, un adolescente lettone, negli anni immediatamente successivi al crollo del muro e alla conseguente indipendenza della Lettonia. Il film è tratto dalla quasi autobiografia dello scrittore lettone Jānis Joņevs, che vediamo 14enne girare per le vie di questa ex. cittadina comunista (città di merda, come dirà un venditore di audiocassette pirata di Riga, nobilitata solo dal casuale concerto della band metal Superdeath), dove non c’è altro che palazzoni fatiscenti e improbabili, paludi, industrie puzzolenti, pioggia e nebbia. Janis è all’inizio bullizzato, poi preso a ben volere da due compagni più grandi, Morte e Forlag, fanatici dell’heavy metal e perennemente vestiti col chiodo). Janis si innamora della più carina della classe, è un’ottima penna sin dalle medie ma più che studiare vuole vivere, e cerca di esplorare al massimo tutta la poca vita nel perimetro di quella squallida cittadina, pensa con la chitarra acustica di fare una band metal coi suoi amici, frequenta il ‘merdaio’ dove con gli amici e le ragazze si va a bere e parlare, attendono febbrilmente il concerto dei Superdeath organizzato, dove altro? presso la ‘discarica’). Nel frattempo il disfacimento della società comunista e una apertura al mondo occidentale che a Riga può essere realizzata, ma a Jlegava si può solo annusare. Una cosa notevole del film è che lo scrittore compare nel film accanto a sé stesso ragazzo, guardandosi con tenerezza e comprensione, senza giudizio. Dicendo “ho viaggiato tanto, sono stato in tanti posti, ma i ricordi mi riportano qui, sempre nello stesso posto” che sarebbe Jelgava. Magari riverbera così solo in me, perché sento le stesse cose, ma per me questo è un film sulla bellezza e la pienezza dei 14 anni. Perché anche nelle limitazioni materiale più profonde, anche nella incomprensione (dei genitori, della scuola) e nella solitudine, e nella confusione, è una età in cui tutto è una nuova avventura. I limiti non esistono, perché a tutto supplisce una insaziabile curiosità e vitalità e immaginazione (“non c’è altro da fare che esercitare l’immaginazione”). Tutto sembra più grande, e più bello: il merdaio è un posto magico, la discarica, un megapalco. E la band, che non si farà mai (per incapacità dei sedicenti giovani musicisti), lo scrittore da grande dirà “sarebbe stata rovinata da qualsiasi prova, invece così è rimasta pura e perfetta”. E pure nel senso di non appartenere a quel luogo, e a quell’epoca, lo scrittore dice che mai come in quel tempo e luogo, “sono andato più vicino nella mia vita alla idea di libertà”. Bel film, voto 9 - si può guardare su netflix



 
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