Marazza, Marina - Il segreto della monaca di Monza

qweedy

Well-known member
"Milano, XVII secolo. La città è sotto il dominio della cattolicissima Spagna, che punisce con inaudita ferocia ogni forma di eresia. Mentre nelle piazze si accendono i roghi, l'Inquisizione estorce confessioni sotto tortura e nessuno può ritenersi immune dal fanatismo religioso. Nemmeno tra le austere mura di un monastero. Del resto, persino lì si annida la più pericolosa delle eresie: l'amore, quello che accende i sensi, travolge la ragione e spinge a gesti folli. Marianna lo sa bene: costretta dal padre a monacarsi giovanissima, da anni vive prigioniera nel convento di clausura di Monza. Ma né le grigie celle né le ore trascorse in preghiera sono riuscite a spegnere i suoi sogni, i suoi desideri più inconfessati. Finché un giorno, al di là del muro del giardino, vede lui, Paolo. La passione tra i due è immediata, intensa, sfrontata. Si consuma ogni notte, tra la silenziosa complicità di alcune consorelle, l'invidia di altre, le voci maligne che cominciano a circolare fuori dal convento. Pur di farle tacere, i due amanti sono pronti a qualsiasi intrigo e sortilegio. Anche a versare sangue innocente. E mentre si stringe la morsa dell'Inquisitore, i sospetti si fanno pressanti e le verità più torbide."

L'ho letto d'un fiato, davvero avvincente e sorprendente.
Alcune critiche considerano questo romanzo più femminile e lussurioso che storico. In effetti la passione amorosa è ben descritta!
Pensavo che Marina Marazza avesse ricamato parecchio nel raccontare ciò che avveniva all'interno del convento, perciò leggere la postfazione mi ha meravigliato tantissimo:
"Ci tenevo solo a dire che questa storia nello specifico non è mia. Nel senso che la trama non l'ho inventata io. Sta scritta negli atti del processo di suor Virginia, al secolo Marianna de Leyva. Anche i personaggi, nel novanta per cento dei casi, non li ho inventati io. Sono davvero esistiti. Anche le battute, cioè le parole che dicono, spesso non le ho inventate io. Stanno scritte nei verbali e nelle biografie.
Quando vi parrà che abbia esagerato con la fantasia, sappiate che al contrario ho dovuto lavorare per sottrazione e ridurre il numero dei personaggi e degli accadimenti.
Ogni volta che troverete un passo che vi parrà troppo ardito, o troppo piccante, o troppo violento o francamente di cattivo gusto, fatemi grazia: è quasi sempre la Storia che parla."


Per me è stata una lettura piacevole e anche appassionante.


"Si era concessa un accenno di vita normale. Un assaggio che rendeva ancora più doloroso, più intollerabile tutto il resto. Dentro i suoi appartamenti si poteva togliere quell’abito benedettino e indossare un vestito secolare, pettinarsi i capelli e mettersi gioielli pesanti; poteva accogliere durante la notte il bel cavaliere del palazzo confinante e aprirgli le cosce, perdersi tra le sue braccia e abbandonarsi ai giochi d’amore che aveva visto soltanto nei dipinti classici delle ninfe e dei fauni; poteva fingersi sua moglie inamidandogli le collarine, trepidare ricamandogli fazzoletti a piccoli punti precisi pensando a quando gliene avrebbe fatto dono, gustarsi il cinghiale caduto vittima dell’abilità di cacciatore del suo uomo e chiedere a suor Crocefissa di preparare qualche dolcetto al miele apposta per lui. Ma poi doveva tornare alla normalità."

«Il Signore ci ha dato molto. Ci ha dato una casata, un censo, una famiglia, un nome. Ci ha elargito grazia, doni e talenti. Ci ha dato la possibilità di vivere una vita santa, di essere di esempio a tutti gli altri. Vi è chiaro il fatto che chi più in alto sta maggiormente deve fungere da specchio di virtù per chi sta sotto e può solo emulare…Abbiamo il peso di una responsabilità.»
«Tra tutti questi doni non ci è stato dato tuttavia il dono di scegliere, signoria illustrissima»rispose subito lei, guardandolo negli occhi.
 
Alto