75° Poeticforum - Le poesie che amiamo

alessandra

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Buongiorno,
che ne dite di partire con un nuovo poeticforum molto caliente? Parlo della temperatura, cosa avete capito...
Va be', sbizzarritevi con le proposte! Una a testa per ora.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Vogliono riparare il mio marciapiede.

Non m’ero nemmeno accorto che era rotto.
Trovo bella l’erbetta umile che vi è nata.
Come far capire che è più bella e viva
del freddo cemento che gli amici vogliono offrirmi?
Se vincerà il cemento,
sarà lapide mortuaria
con l’iscrizione invisibile:
“Qui giace l’erbetta più viva più ostinata e intelligente di tutti i dintorni”

Helder Camara (1909 -1999)
Arcivescovo cattolico brasilano, fu attivo nella lotta alla miseria nelle favelas e per questo fu anche nominato "il vescovo delle favelas".
 
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alessandra

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LOKVE

un’altalena vera deve avere
un’impalcatura di legno artigianale
un’asse e quattro corde
dei chiodi arrugginiti
che venga naturale chiedersi se tiene
un refolo di vento per potersi sbilanciare
e infine un bambino felice

se non c’è il bambino
può bastare anche un uomo fatto
a patto che ci creda ancora
che a spingersi di gambe
distendere
piegare
distendere
piegare
si può arrivare lì dove si tocca il cielo

Francesco Tomada
 

alessandra

Lunatic Mod
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Vogliono riparare il mio marciapiede.

Non m’ero nemmeno accorto che era rotto.
Trovo bella l’erbetta umile che vi è nata.
Come far capire che è più bella e viva
del freddo cemento che gli amici vogliono offrirmi?
Se vincerà il cemento,
sarà lapide mortuaria
con l’iscrizione invisibile:
“Qui giace l’erbetta più viva più ostinata e intelligente di tutti i dintorni”

Helder Camara (1909 -1999)

Partiamo dalla prima poesia, se qualcuno vuole commentarla può farlo in attesa del ritorno di Pathurnia dalle vacanze.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Path, proponi pure un'altra poesia...nessun altro?
Eccomi!

IL GIARDINO DEL MAGO

Da bambino ci montavo su
al cavallo con la testa in giù
galoppavo senza far rumore

Gli zoccoli di legno che volavano sui fiori
non sciupavano i colori.

Stan cantando al mio funerale
chi mi piange forse non lo sa
che per anni ho cercato me

e passo dopo passo con le spine ormai nei piedi
tanto stanco stanco.

Io
sono arrivato nel giardino del mago
dove dietro ogni ramo crocifissi ci sono
gli ideali dell'uomo

Grandi idee invecchiate nel giardino del mago
io sto appeso ad un ramo dentro un quadro che balla
sotto un chiodo nell'aria
sono là che ho bisogno di carezze umane più di te.

E il tempo va il tempo va passa
e il tempo va il tempo va passa e va
E tu che fai e tu che fai e tu
e tu che fai e tu che fai che fai?


Sono finito ormai quaggiù
ma vieni via ma vieni via vieni via!
Non posso tornare resterò
se resterai se resterai che farai?

Ogni creatura del giardino del mago
vive tutto il suo tempo dentro in un albero cavo
C'è chi ride chi geme
chi cavalca farfalle
chi conosce il futuro
chi comanda alle stelle come un re

Ma chi è che comanda
comanda le stelle,
ma chi è questo re
è un re che comanda da sé...

Com'è strano oggi il sole
non si fa scuro chissà perché
forse la sera non verrà
a uccidermi ancora
ha avuto pietà solo ora

Per pietà della mia mente che se ne va
il giorno aspetterà
per me si fermerà un po' di più
vedo già foglie di vetro
alberi e gnomi corrersi dietro
torte di fiori e intorno a me
leggeri cigni danzano
a che serve poi la realtà?

Coi capelli sciolti al vento
io dirigo il tempo
il mio tempo
là negli spazi dove Morte non ha domini
dove l'Amore varca i confini
e il servo balla con il re
corona senza vanità
eterna è la strada che va.

vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Il_giardino_del_mago
 
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alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Vogliono riparare il mio marciapiede.

Non m’ero nemmeno accorto che era rotto.
Trovo bella l’erbetta umile che vi è nata.
Come far capire che è più bella e viva
del freddo cemento che gli amici vogliono offrirmi?
Se vincerà il cemento,
sarà lapide mortuaria
con l’iscrizione invisibile:
“Qui giace l’erbetta più viva più ostinata e intelligente di tutti i dintorni”

Helder Camara (1909 -1999)

Partiamo dalla prima poesia, se qualcuno vuole commentarla può farlo in attesa del ritorno di Pathurnia dalle vacanze.
Riprendiamo dopo la pausa estiva.
Che poesia tenera... è chiaro l'attaccamento di un (credo) anziano non solo a quel minuscolo scorcio di natura, ma a ciò che quell'erbetta rappresenta: il suo vissuto in quel marciapiede. E che comunque sopravvivrà nonostante il cemento, come lo spirito del poeta che a quanto pare è rimasto su questa terra per 90 anni.
Molto bella, diversa, semplice ma espressiva.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Oh che felicità ritrovarci a settembre, con il fresco che rianima le idee!
Questa piccola poesia sembra fatta apposta per ricordare quanto sono belle le cose semplici e quanto siamo sciocchi noi umani quando dimentichiamo di guardarle. Ci vuole uno sguardo bambino per apprezzare una piantina che tutti chiamerebbero con il brutto appellativo di "infestante", mentre invece è probabile che gli unici veri infestanti, per il pianeta, siamo noi.
E per finire un piccolo OT-ma non troppo: quella che vedete sotto è il convolvolo. Sarà anche una cosiddetta "erbaccia", ma è proprio carina.
Convolvolo-480x480.webp
 

alessandra

Lunatic Mod
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:mrgreen:Ogni tanto mi sveglio dal letargo e mi ricordo del Poeticforum

Prossima poesia

LOKVE

un’altalena vera deve avere
un’impalcatura di legno artigianale
un’asse e quattro corde
dei chiodi arrugginiti
che venga naturale chiedersi se tiene
un refolo di vento per potersi sbilanciare
e infine un bambino felice

se non c’è il bambino
può bastare anche un uomo fatto
a patto che ci creda ancora
che a spingersi di gambe
distendere
piegare
distendere
piegare
si può arrivare lì dove si tocca il cielo

Francesco Tomada
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Poesia in due tempi.
Il primo tempo, descrittivo, ci incanta con le immagini un po' ingenue e probabilmente vissute in prima persona, i chiodi arrugginiti, la tavola di legno improvvisata.
Poi nel secondo tempi ci viene svelato l'intento del poeta, raccontarci di quell'altalena come di un trampolino per sognare.
Il bambino felice e l'uomo che ci crede ancora ricongiungono i due estremi del tempo nella dimensione del sogno.
Sono queste le poesie che lasciano a chi legge un sapore buono di speranza e di questi tempi ce n'è proprio bisogno!
:giggle:
P.s.: uscita dal letargo anch'io.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Questa poesia mette in moto un'infinità di piccole forze invisibili che sembrano ampliare la forma del mio "cuoricino":mrgreen: per fare spazio a un senso di possibilità che normalmente non mi appartiene. Per un attimo ci credo, che dipenda solo da noi raggiungere la felicità. Sarà per questo che appena vedo un'altalena mi ci devo sedere (giuro)
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Questa poesia mette in moto un'infinità di piccole forze invisibili che sembrano ampliare la forma del mio "cuoricino":mrgreen: per fare spazio a un senso di possibilità che normalmente non mi appartiene. Per un attimo ci credo, che dipenda solo da noi raggiungere la felicità. Sarà per questo che appena vedo un'altalena mi ci devo sedere (giuro)
Bè, io sto messa peggio. Ogni volta che vedo uno scivolo devo salire per buttarmi giù. E' delizioso quel senso di star cadendo vertiginosamente e di perdere il controllo.. ovviamente se lo scivolo è abbastanza largo e non mi s'incastra il sederino..:mad:
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Bene, per concludere questo poeticforum postvacanze postcoma da caldo torrido, per una volta farei uno strappo e commenterei insieme le due canzoni poetiche.
Mi sembra evidente che in entrambi i brani, quello di Mia martini e quello del Banco, la musica influenza moltissimo la carica espressiva. Sono entrambi molto belli anche se corrispondono a scelte musicali per nulla simili.
Forse per ognuno di noi ciò che rende unica, evocativa, perfino struggente una canzone sono i ricordi ad essa legati, le situazioni, l'età che si aveva quando la si ascoltava, l'atmosfera in cui si era immersi.
Le parole non sono tutto.
Per questo, al di là dei significati letterali o simbolici dei due brani, la cosa che sento di dire con tutto il mio entusiasmo è: viva la musica.
Monna Poesia non si offenda, se per una volta in questo forum le tocca una parte di secondo piano.:)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Non ho ancora ascoltato le canzoni, se qualcuno volesse ancora commentare (magari insieme, come ha fatto Pathurnia) riporto qui anche la seconda.

IL GIARDINO DEL MAGO

Da bambino ci montavo su
al cavallo con la testa in giù
galoppavo senza far rumore

Gli zoccoli di legno che volavano sui fiori
non sciupavano i colori.

Stan cantando al mio funerale
chi mi piange forse non lo sa
che per anni ho cercato me

e passo dopo passo con le spine ormai nei piedi
tanto stanco stanco.

Io
sono arrivato nel giardino del mago
dove dietro ogni ramo crocifissi ci sono
gli ideali dell'uomo

Grandi idee invecchiate nel giardino del mago
io sto appeso ad un ramo dentro un quadro che balla
sotto un chiodo nell'aria
sono là che ho bisogno di carezze umane più di te.

E il tempo va il tempo va passa
e il tempo va il tempo va passa e va
E tu che fai e tu che fai e tu
e tu che fai e tu che fai che fai?


Sono finito ormai quaggiù
ma vieni via ma vieni via vieni via!
Non posso tornare resterò
se resterai se resterai che farai?

Ogni creatura del giardino del mago
vive tutto il suo tempo dentro in un albero cavo
C'è chi ride chi geme
chi cavalca farfalle
chi conosce il futuro
chi comanda alle stelle come un re

Ma chi è che comanda
comanda le stelle,
ma chi è questo re
è un re che comanda da sé...

Com'è strano oggi il sole
non si fa scuro chissà perché
forse la sera non verrà
a uccidermi ancora
ha avuto pietà solo ora

Per pietà della mia mente che se ne va
il giorno aspetterà
per me si fermerà un po' di più
vedo già foglie di vetro
alberi e gnomi corrersi dietro
torte di fiori e intorno a me
leggeri cigni danzano
a che serve poi la realtà?

Coi capelli sciolti al vento
io dirigo il tempo
il mio tempo
là negli spazi dove Morte non ha domini
dove l'Amore varca i confini
e il servo balla con il re
corona senza vanità
eterna è la strada che va.

vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Il_giardino_del_mago
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Entrambe le canzoni si riferiscono alla morte e all'aldilà o sono io che in questo momento le interpreto così? Quella di Mia Martini ha un testo abbastanza semplice, dolce, mi è venuto però spontaneo paragonare questa interpretazione ad altre della cantante, a mio parere molto migliori (lo so che non c'entra niente con la poesia, ma è vero che la musica e l'interpretazione condizionano il giudizio). Bellissima invece a mio parere quella del Banco, che in questo momento mi tocca particolarmente. Spero tanto che chi ha smesso di lottare ed è andato via si trovi nel giardino del mago. Dove tutto è possibile.
 

Pathurnia

if you have to ask what jazz is you'll never know
Entrambe le canzoni si riferiscono alla morte e all'aldilà o sono io che in questo momento le interpreto così?
In me invece germogliano intuizioni relative al distacco dalla realtà, forse delirio, forse allucinazione, forse "viaggio" psichedelico.
E se dietro ogni ramo crocifissi ci sono gli ideali dell'uomo, forse questo posto è il non-luogo dove il combattente dell'ideale ha ormeggiato la propria rinuncia vestendola di immagini luccicanti e disperate.
Mi fa venire in mente quest'altra canzone di Fabrizio:
IL CANTICO DEI DROGATI
Ho licenziato Dio
Gettato via un amore
Per costruirmi il vuoto
Nell'anima e nel cuore
Le parole che dico
Non han più forma né accento
Si trasformano i suoni
In un sordo lamento
Mentre fra gli altri nudi
Io striscio verso un fuoco
Che illumina i fantasmi
Di questo osceno giuoco
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Chi mi riparlerà
Di domani luminosi
Dove i muti canteranno
E taceranno i noiosi
Quando riascolterò
Il vento tra le foglie
Sussurrare i silenzi
Che la sera raccoglie
Io che non vedo più
Che folletti di vetro
Che mi spiano davanti
Che mi ridono dietro

Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Perché non hanno fatto
Delle grandi pattumiere
Per i giorni già usati
Per queste ed altre sere
E chi, chi sarà mai
Il buttafuori del sole
Chi lo spinge ogni giorno
Sulla scena alle prime ore
E soprattutto chi
E perché mi ha messo al mondo
Dove vivo la mia morte
Con un anticipo tremendo?
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Quando scadrà l'affitto
Di questo corpo idiota
Allora avrò il mio premio
Come una buona nota
Mi citeran di monito
A chi crede sia bello
Giocherellare a palla
Con il proprio cervello
Cercando di lanciarlo
Oltre il confine stabilito
Che qualcuno ha tracciato
Ai bordi dell'infinito
Come potrò dire a mia madre che ho paura?
Tu che m'ascolti insegnami
Un alfabeto che sia
Differente da quello
Della mia vigliaccheria.

Il testo di De André mi sembra più permeato di angoscia e di colpa, mentre quello del Banco mi sembra più improntato allo smarrimento, alla confusione di chi si è perso ma trova rifugio in un mondo quasi fiabesco.
I folletti appaiono in entrambi i due testi, forse esprimono un allontanamento dall'appartenenza umana.
In entrambi i casi la realtà è perduta; che il risultato sia un incubo fosco o un'allucinazione lisergica a me comunque la grande forza espressiva dei due testi fa venire i brividi.
 
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