Da Costa, Mélissa - I quaderni botanici di Madame Lucie

qweedy

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"Fuori è l'estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent'anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l'estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l'interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro."

Un romanzo sulla rinascita che ho iniziato a leggere con ben poche aspettative e qualche smorfia, e invece mi è piaciuto molto, non riuscivo a interromperlo. E' molto rasserenante, trasmette calma interiore. Racconta l'uscita dal dolore con toni lievi e delicati, si parte dalla sofferenza e dalla solitudine dell'elaborazione del lutto fino ad arrivare alla rinascita e alla speranza attraverso il potere che ha la Natura di curare, attraverso l'attenzione alle piccole cose, in questo caso curare l'orto e il giardino.

Lo consiglio a chi ha amato "Cambiare l'acqua ai fiori" di Valérie Perrin e chi ha bisogno di quiete e relax.
 

francesca

Well-known member
Ero un po’ prevenuta nei confronti di questo libro: conoscevo la trama, una giovane donna, Amande, che dopo aver subito la perdita del compagno e della loro bambina ancora in grembo, si imbatte quasi per caso nei diari di questa madame Lucie e piano piano nel dedicarsi all’orto e alle piccole faccende domestiche trova la sua strada per ritornare alla vita che risulterà molto rinnovata.
Temevo fosse del genere che diventano bestseller al giorno d’oggi, che hanno storie che sembrano più contenitori di frasi da ricopiare sui social in impeto di emotività che veicoli per trasmettere reali messaggi e spunti di riflessioni profondi e non immediati.
Da questo punto di vista invece il libro mi ha sorpresa, perché la Da Costa ha uno stile misurato, asciutto, rispettoso della storia che sta raccontando, anche non so dire se l’ho avvertito come delicato o come un po’ troppo impersonale.
Mi è piaciuta anche la gradualità del ritorno alla vita di Armande, il suo inventarsi una “religione” laica, in cui la Natura accoglie, cura, genera riti e offre consolazione.
Belli i personaggi e il sapiente intreccio delle loro relazioni, sempre molto concreto e realistico. Insomma, trovo un sacco di pregi “singoli” e di cose che mi sono piaciute, ma nel suo insieme questa lettura mi ha lasciato una sensazione di tiepidezza, come se non mi fossi sentita realmente coinvolta.

Però lo consiglierei, come dice @qweedy a chi ha amato Cambiare l’acqua ai fiori della Perrin, ma anche a chi, come me, invece non lo ha amato.
 
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