Cavatore, Mario - Il seminatore

qweedy

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"Svizzera, 1939: Lubo è uno zingaro naturalizzato. Mentre presta il servizio militare obbligatorio i suoi due bambini vengono portati via a forza dalla polizia e sua moglie, che tenta invano di resistere, viene uccisa. Tutto nel segno della legalità.
Straziato dal dolore, Lubo decide di vendicarsi e lo fa con un gesto istintivo, ma che ha una sua cupa coerenza biblica. Il suo piano è inseminare il più alto numero di donne svizzere. A lui sono stati tolti due figli, lui ne farà nascere altri duecento di sangue misto.

I poliziotti avevano operato in nome della legge che prevedeva l’abolizione del nomadismo e l’affidamento dei bambini delle famiglie nomadi o di zingari, come quella di Lubo, ad istituzioni quali “Bambini della strada”. Queste ufficialmente dovrebbero occuparsi della loro formazione e inserimento nella società ma in realtà si trattava, come documenta lo stesso Cavatore nella postfazione dell’opera, di un’applicazione delle “teorie eugenetiche” sorte ai primi del ‘900 ad opera di studiosi soprattutto inglesi e francesi, finalizzate ad un “miglioramento della specie umana” mediante la soppressione di chi in essa è di peso per le condizioni fisiche, per l’origine o per il modo di vivere, e seguite fino a tempi recenti da molti stati del mondo dopo essere passate, e tragicamente, attraverso la Germania di Hitler.

Lubo, di fronte agli irreparabili danni subiti ed allo scandalo di un’autorità che voleva mostrarglieli come “legali”, decide di vendicarsi uccidendo un commerciante afgano appropriandosi della sua identità e ricchezza e trasformandosi in un affascinante seduttore intento a far nascere, mediante l’accoppiamento con donne svizzere, bambini “bastardi” onde guastare quel piano di “pulizia etnica”, quel programma di “politica razziale” che aveva causato l’internamento dei suoi figli e la morte della moglie. Quasi duecento di tali nascite egli “semina” ed una, quella di Hugo, verrà dal rapporto con una vedova italiana, immigrata a Lugano e già madre del giovane Hans. Hugo sarà sempre considerato con distanza se non con rivalità da Hans e la storia dei due fratelli fino alla tragica conclusione s’intreccerà con quella del “seminatore” e rientrerà nel romanzo, insieme ad altri personaggi ed avvenimenti, rimanendovi oscura, torbida e ricevendo chiarezza solo dalla lettera finale del commissario Motti al giudice Gino."

Opera prima di Mario Cavatore, scritta a 56 anni con un linguaggio essenziale e pacato. In un centinaio di pagine, attraverso la storia di Lubo Reinhart e delle leggi razziali che miravano alla pulizia genetica contro gli zingari promulgate in Svizzera negli anni Trenta, racconta un avvenimento a me sconosciuto della storia, e riesce a farmi paragonare questo suo racconto lungo alla Trilogia della citta di K della grande Agota Kristof. L'organizzazione "Ragazzi di strada" sottraeva con la forza i bambini zingari alle loro famiglie, per poi allevarli in istituti ed estirpare così dalla Svizzera il fenomeno del nomadismo zingaro.

Da questo libro è tratto il film Lubo, in uscita nei prossimi giorni.

Consigliatissimo!!!! Voto 10!
 
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