Auster, Paul - Baumgartner

Roberto89

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La vita di Seymour Baumgartner è stata definita dall’amore per la moglie Anna. Ma ora Anna non c’è più e Baumgartner si inoltra nei settant’anni cercando di convivere con la sua assenza. Dopo un romanzo-mondo come 4321, Paul Auster ritorna con un libro all’apparenza semplice e lineare, proponendo ai lettori il suo personaggio forse più simpatico ed empatico, un uomo che al termine della vita si interroga sulle cose essenziali, inciampando e andando a sbattere come in una vecchia comica malinconica.

Professore di filosofia, vedovo da dieci anni, Seymour Baumgartner non si è mai rassegnato alla perdita dell’amata moglie Anna, traduttrice e poetessa, e affronta la vita con un senso di straniamento e una certa goffaggine. Nonostante le malinconie e gli acciacchi dell’età, però, Baumgartner è una persona affabile e generosa. Possiede la saggezza di chi ha vissuto e sa quanto sono importanti i rapporti umani, che vanno coltivati con cure continue e una buona dose di ironia e di umorismo. Passando gran parte del tempo a lavorare nel suo studio, Baumgartner intreccia una buffa e disperata trama di relazioni con le persone che si affacciano alla sua porta, finché in un sogno, o visione del dormiveglia, incontra Anna, che gli rivela di essere bloccata in una terra di mezzo tra il mondo dei vivi e l’aldilà: è l’inguaribile nostalgia del marito a impedirle di concludere il suo ultimo viaggio. Per liberare Anna, con logica ineccepibile, Baumgartner decide di far procedere la sua vita e si butta in una relazione sentimentale con una loro vecchia amica. Ma questo è solo l’inizio di una serie di vicende imprevedibili e scatenate come solo Paul Auster, il virtuoso della «musica del caso», poteva immaginare. Perché ricordiamo certi momenti e ne dimentichiamo altri? Cosa resta di noi quando non ci siamo più?
 

Roberto89

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Rispetto agli altri due che ho letto di Auster, 4321 e Nel paese delle ultime cose, questo si colloca a metà. Non mi ha coinvolto come il primo ma mi è piaciuto più del secondo.
È un libro breve, in cui sembrano riemergere un po' i temi di 4321, senza ovviamente l'approfondimento del libro precedente, ben più lungo.
L'inizio del libro l'ho trovato più che coinvolgente, peccato che poi la storia prenda una direzione un po' diversa da quella che ci si potrebbe aspettare, ma che comunque non delude. Ci sono molti passaggi che ho evidenziato e a cui voglio tornare, se non addirittura rileggere l'intero libro, che non è per niente impegnativo. Auster ha l'abilità incredibile di entrare nell'animo dei suoi personaggi senza mai essere banale, tornando agli stessi temi (ad esempio la scrittura, la perdita di una persona cara, l'amore) ma senza mai sembrare ripetitivo.

Voto:
4 stelle su 5
 
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