Balde, Ibrahima - Fratellino

qweedy

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"È alla ricerca del fratello piccolo, partito con l’intenzione di raggiungere l’Europa e mai arrivatoci, che Ibrahima Balde lascia la Guinea, il lavoro di apprendista camionista, per intraprendere un viaggio che non aveva intenzione di fare, ma che è comune a migliaia di africani.

Il romanzo è la cronaca, lucida ed essenziale, della vita di Ibrahima Balde, da lui stesso raccontata, e trascritta dal poeta Amets Arzallus Antia. Una voce che ci fa conoscere, senza vittimismo ma in tutta la sua drammaticità, da chi l’ha vissuta in prima persona, cos’è la traversata del deserto, il traffico dei migranti, la prigionia, le torture, la polizia, il viaggio in mare, la morte. Una voce ferma, così chiara e profonda da diventare a tratti poetica, che ci racconta cosa significa conoscere la sete, la fame, la sofferenza.

Esistono mille motivi e storie che portano una persona ad attraversare il Mediterraneo per cercare di raggiungere l’Europa. La disumanizzazione delle loro morti, espulsioni, vite illegali sembra necessaria per alimentare la nostra indifferenza. In realtà ognuna di queste vite è unica e pertanto universale e raccontarlo sottolinea proprio questo."

Hermanito: leggetelo, e vedrete il dramma dei migranti prima d'imbarcarsi. Papa Francesco

Colpisce la semplice profondità di questo ragazzo nel racconto del suo percorso verso l'Europa. Le motivazioni, gli incontri, i drammi personali sono raccontati con un candore commovente in queste 89 pagine.
Ha raccontato la sua storia al poeta spagnolo Amets Arzallus Antia. Ibrahima, infatti, non era in grado di leggere né scrivere. "Non ho avuto il tempo di imparare a scrivere." Ibrahima si sente in colpa in quanto come fratello maggiore avrebbe dovuto mantenere la famiglia, ma non è riuscito a procurare i soldi necessari per lo studio del suo fratellino, che è partito per la Libia. Ogni iniziativa del protagonista è come un salto nel vuoto che compie, aggrappato a quel filo sottile di speranza di ritrovare il fratello minore.

Ibrahima ora lavora in un'officina di Madrid. È un meccanico e ha un contratto valido. Per 4 anni, essendo stata respinta la sua richiesta di asilo, ha vissuto in clandestinità, sostenuto e aiutato, tra gli altri, da Amets Arzallus che, oltre ad essere un giornalista nei Paesi Baschi, lavora con i migranti su base volontaria. Amets lo aiuta a compilare il suo dossier e i due uomini decidono di scrivere ogni tappa dell'odissea di Ibrahima, per rendergli più facile il racconto della sua storia alle autorità spagnole. Invano, visto che la prima richiesta di asilo fallisce. Grazie alla perseveranza, le autorità spagnole concedono un permesso di soggiorno di un anno, che scadrà nell'aprile 2024.

«A volte penso: “Riuscirò mai a dimenticare tutto questo?”. […] Ma il mio luogo per lottare non era questo. Non era questo il mio destino. Né la Libia, né l’Europa. Io volevo vivere guidando un camion, da Conakry a Nzérékoré e da Nzérékoré a Conakry, e aiutare così la mia famiglia. Ma Alhassane se n’è andato di casa e ho dovuto partire per andare a cercarlo»

"Adesso lo so, il mare non è un posto dove sedersi.
E tu, tante volte evocato, ti starai chiedendo chi sei.
Tu forse sei il poliziotto
che sta decidendo della mia domanda di asilo
dietro la scrivania di una questura.

Tu vedrai cosa fare con me.
Oppure tu, forse, sei mia madre, Fatimatu Diallo
ti ho rubato qualche parola
scusa, non ti avevo ancora raccontato tutto questo.
O forse tu sei Fatumata Binta / o Rouguiatou
vorrei che tu sapessi che Ibrahima non ti ha dimenticato.

Ma questo racconto ha altri tu,
tu sei Ismail, / tu sei Emi
ti chiedo se sei ancora vivo / e dove ti tiene la sorte.
O forse tu sei / quello che adesso sta attraversando il deserto,
o quello che sta nella foresta aspettando un programma,
tutta questa informazione è anche per te.

O tu sei quello che mi ha aiutato ad arrivare qui,
a Orano o a Irun, / quanti tu.
O semplicemente tu sei tu
quello che sta leggendo questa poesia.
Ti chiederai / quel tu sono io?

Sì, se vuoi, quel tu sei tu, / ma io no, io sono Ibrahima,
e questa è la mia vita."
 
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