Una sorpresa: è la continuazione di “orgoglio e pregiudizio” della Austen.
Siamo al primo anno di matrimonio tra i protagonisti “Darcy” ed “Elizabeth” che vengono coinvolti in un “noir”, per fortuna senza “sangue”. Ora io considero il “noir” come un utilissimo ed intelligente espediente per “catturare” il lettore ed invogliarlo a proseguire nella lettura. Le trame , nella maggior parte dei casi, sono complesse e raffinate, spesso anche credibili, con i colpi di scena inevitabili piazzati al momento giusto, con sapienti diversivi per spiazzare il lettore ed invogliarlo maggiormente a scoprire “come va a finire”. Al di là di questi aspetti, comuni alla maggioranza di queste letture, penso che però la differenza sostanziale la faccia lo spessore letterario dei protagonisti, vedi Montalbano, Poirot, Sherlock Holmes, Maigret, personaggi che hanno dato un impronta significativa ai loro inventori.
In questo caso i personaggi erano stati inventati, addirittura, oltre due secoli prima, da una grande scrittrice, con il pragmatico ed autorevole “Darcy” e la brillante combattiva e perspicace “ Elizabeth” dall’ironia innata, ed il risultato finale è largamente positivo.
La trama del “noir” ha senza dubbio qualche punto debole, ma interessantissime, originali e coinvolgenti sono le vicende che hanno dato origine al “noir” e che per me sono la parte migliore di questo romanzo. Oltre tutto il libro è scritto molto bene, e ti riporta immediatamente il quell’Inghilterra (fine settecento - inizio ottocento?) affascinante, con i suoi castelli, le coltivazioni rigogliose, i suoi giardini meravigliosi e con la sensazione di una totale inesistenza dei conflitti sociali. In queste pagine sembra che tutti stiano tranquillamente al loro posto: Nobili, pari, grandi proprietarie terrieri da una parte e tutti gli altri da una altra parte, seppur con le eccezioni dei maggiordomi, giardinieri, camerieri personali, cuochi, professionisti che, pur stando comunque dall’altra parte avevano il privilegio di poter parlare direttamente con i padroni. Sarei curioso di sapere da uno storico indipendente se le cose andavano proprio così! E’ certo comunque che chi aveva questi privilegi viveva benissimo anche in quel tempo. Certo non c’erano superattici, automobili meravigliose, Yacht stellari, riscaldamento centralizzato, acqua calda corrente ecc….eccc…., ma vuoi mettere? Caminetti funzionanti perfettamente, la caccia a cavallo col falcone, libri, musica, nessuna preoccupazione, che c’erano sempre gli altri a pensare per te?. Io che non sono particolarmente amante della velocità in qualsiasi sua forma avrei vissuto bene in quel periodo. Naturalmente dalla parte dei nobili, pari, e grandi proprietari. Ci sarebbe però un solo inconveniente, da non sottovalutare. Alla mia età in quel tempo non ce n’erano molti ancora in vita.
Siamo al primo anno di matrimonio tra i protagonisti “Darcy” ed “Elizabeth” che vengono coinvolti in un “noir”, per fortuna senza “sangue”. Ora io considero il “noir” come un utilissimo ed intelligente espediente per “catturare” il lettore ed invogliarlo a proseguire nella lettura. Le trame , nella maggior parte dei casi, sono complesse e raffinate, spesso anche credibili, con i colpi di scena inevitabili piazzati al momento giusto, con sapienti diversivi per spiazzare il lettore ed invogliarlo maggiormente a scoprire “come va a finire”. Al di là di questi aspetti, comuni alla maggioranza di queste letture, penso che però la differenza sostanziale la faccia lo spessore letterario dei protagonisti, vedi Montalbano, Poirot, Sherlock Holmes, Maigret, personaggi che hanno dato un impronta significativa ai loro inventori.
In questo caso i personaggi erano stati inventati, addirittura, oltre due secoli prima, da una grande scrittrice, con il pragmatico ed autorevole “Darcy” e la brillante combattiva e perspicace “ Elizabeth” dall’ironia innata, ed il risultato finale è largamente positivo.
La trama del “noir” ha senza dubbio qualche punto debole, ma interessantissime, originali e coinvolgenti sono le vicende che hanno dato origine al “noir” e che per me sono la parte migliore di questo romanzo. Oltre tutto il libro è scritto molto bene, e ti riporta immediatamente il quell’Inghilterra (fine settecento - inizio ottocento?) affascinante, con i suoi castelli, le coltivazioni rigogliose, i suoi giardini meravigliosi e con la sensazione di una totale inesistenza dei conflitti sociali. In queste pagine sembra che tutti stiano tranquillamente al loro posto: Nobili, pari, grandi proprietarie terrieri da una parte e tutti gli altri da una altra parte, seppur con le eccezioni dei maggiordomi, giardinieri, camerieri personali, cuochi, professionisti che, pur stando comunque dall’altra parte avevano il privilegio di poter parlare direttamente con i padroni. Sarei curioso di sapere da uno storico indipendente se le cose andavano proprio così! E’ certo comunque che chi aveva questi privilegi viveva benissimo anche in quel tempo. Certo non c’erano superattici, automobili meravigliose, Yacht stellari, riscaldamento centralizzato, acqua calda corrente ecc….eccc…., ma vuoi mettere? Caminetti funzionanti perfettamente, la caccia a cavallo col falcone, libri, musica, nessuna preoccupazione, che c’erano sempre gli altri a pensare per te?. Io che non sono particolarmente amante della velocità in qualsiasi sua forma avrei vissuto bene in quel periodo. Naturalmente dalla parte dei nobili, pari, e grandi proprietari. Ci sarebbe però un solo inconveniente, da non sottovalutare. Alla mia età in quel tempo non ce n’erano molti ancora in vita.