lettore marcovaldo
Well-known member
Una astronave raggiunge un pianeta alla ricerca di un precedente vascello di cui si sono perse le tracce.
L'equipaggio inizia ad esplorare il pianeta: a parte le profondità oceaniche non ci sono segni di vita animale o vegetale.
Presto gli esploratori scoprono che questo è dovuto a una presenza ostile che attacca ogni forma di vita che si presenti sul pianeta.
Millenni prima una civiltà aliena aveva raggiunto il pianeta ma per qualche motivo dopo lo sbarco erano sopravvissute solo delle macchine.
Queste erano dotate di una tecnologia di autorigenerazione e riparazione, oltre alla capacità di autogovernarsi.
Le macchine rimaste senza una guida, nel tempo avevano seguito una sorta di casuale linea evolutiva sviluppata dal confronto con la fauna e la flora locale.
Alla fine a dominare incontrastata sul pianeta era rimasta una generazione di micro macchine (simili per struttura e comportamento a insetti gregari) intenta a tre compiti principali: preservare la propria esistenza, autorigenerarsi in caso di necessità e soprattutto neutralizzare qualunque forma di vita catalogata in quanto tale come una minaccia.
Una "necrosfera" (secondo la definizione degli scienziati della spedizione) inconsapevole ma implacabile nel suo obiettivo.
L'equipaggio dell'"Invincibile" (il nome dell'astronave) dovrà quindi affrontare la forza che ha distrutto la prima spedizione oppure fuggire dal pianeta.
In questo romanzo ci sono molti dei temi dello scrittore Stanislaw Lem. Che ricordano altri suoi romanzi più famosi e su tutti "Solaris".
Un mondo alieno di difficile comprensione che risulta ostile e impenetrabile per l'uomo. Un confronto che porta a interrogarsi su quanto
sia lecito voler spingere la presenza umana oltre certi limiti.
La "necrosfera" che accoglie gli uomini dell'"Invicibile" non è coscientemente di quello che fa, non più di quanto possa essere una tempesta o una valanga.
Ha senso cercare di opporsi alla sua forza? Non è forse come "flagellare il mare per punirlo di una tempesta che ha affondato una nave ?".
Oltre al puro intrattenimento anche questo romanzo di Lem porta alcuni punti di riflessione significativi.
Come altri romanzi che ho letto dello stesso autore ho molto apprezzato la sua capacità di "paesaggista" nel descrivere ambienti naturali o paesaggi artificiali.
L'equipaggio inizia ad esplorare il pianeta: a parte le profondità oceaniche non ci sono segni di vita animale o vegetale.
Presto gli esploratori scoprono che questo è dovuto a una presenza ostile che attacca ogni forma di vita che si presenti sul pianeta.
Millenni prima una civiltà aliena aveva raggiunto il pianeta ma per qualche motivo dopo lo sbarco erano sopravvissute solo delle macchine.
Queste erano dotate di una tecnologia di autorigenerazione e riparazione, oltre alla capacità di autogovernarsi.
Le macchine rimaste senza una guida, nel tempo avevano seguito una sorta di casuale linea evolutiva sviluppata dal confronto con la fauna e la flora locale.
Alla fine a dominare incontrastata sul pianeta era rimasta una generazione di micro macchine (simili per struttura e comportamento a insetti gregari) intenta a tre compiti principali: preservare la propria esistenza, autorigenerarsi in caso di necessità e soprattutto neutralizzare qualunque forma di vita catalogata in quanto tale come una minaccia.
Una "necrosfera" (secondo la definizione degli scienziati della spedizione) inconsapevole ma implacabile nel suo obiettivo.
L'equipaggio dell'"Invincibile" (il nome dell'astronave) dovrà quindi affrontare la forza che ha distrutto la prima spedizione oppure fuggire dal pianeta.
In questo romanzo ci sono molti dei temi dello scrittore Stanislaw Lem. Che ricordano altri suoi romanzi più famosi e su tutti "Solaris".
Un mondo alieno di difficile comprensione che risulta ostile e impenetrabile per l'uomo. Un confronto che porta a interrogarsi su quanto
sia lecito voler spingere la presenza umana oltre certi limiti.
La "necrosfera" che accoglie gli uomini dell'"Invicibile" non è coscientemente di quello che fa, non più di quanto possa essere una tempesta o una valanga.
Ha senso cercare di opporsi alla sua forza? Non è forse come "flagellare il mare per punirlo di una tempesta che ha affondato una nave ?".
Oltre al puro intrattenimento anche questo romanzo di Lem porta alcuni punti di riflessione significativi.
Come altri romanzi che ho letto dello stesso autore ho molto apprezzato la sua capacità di "paesaggista" nel descrivere ambienti naturali o paesaggi artificiali.