Guzel', Jachina

Shoshin

Goccia di blu


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Ho apprezzato questo dono.
Un libraio mi ha incantato con il
suo racconto di questo libro.
Opera prima della scrittrice Guzel'Jachina.
Allora l'ho preso e portato con me.
 

Shoshin

Goccia di blu
Un inno potentissimo all'amore e alla tenerezza anche all'inferno

Ljudmila Evgen'evna Ulickaya


Lo leggo .
E poi lascio qui le mie impressioni.
Una specie di mini gruppo.
 

Shoshin

Goccia di blu
Questo romanzo non è solo uno squarcio su un periodo della storia russa, né è soltanto la storia straordinaria di un amore filiale forte come pochi nel panorama letterario contemporaneo. Zuleika apre gli occhi è la Storia nella storia, in una miscela talmente rarefatta e intensa da catapultarci fuori del tempo, fra antichi usi, sopraffazioni radicate, una suocera-arpia, un marito-despota e Zuleika-Cenerentola.
Difficile credere che dietro a questo osannato e pluripremiato romanzo-rivelazione ci sia una scrittrice esordiente, ma così è: al suo debutto letterario, Guzelʼ Jachina riesce nellʼintento di innestare nelle spire sovietiche di una Storia devastante come fu la dekulakizzazione degli anni Trenta del Novecento (con le sue centinaia di migliaia di deportati) la piccola – banale, ma esemplare – vicenda di una donna come tante. Altrettanto difficile è credere che possa averlo fatto con una scrittura che il romanzo storico, pur se sui generis, mai aveva conosciuto. Intima e distesa, la narrazione ricorda la voce calda e profonda dei ʼfuori campoʼ dei vecchi film epici; sapide e affilate, le descrizioni introducono in una realtà altra nel tempo e nello spazio senza nulla concedere allʼesotismo da cartolina; fresca nonostante lʼargomento rovente, agile nonostante il piombo degli eventi narrati, visiva, cinematografica quasi (e dalla cinematografia viene infatti lʼautrice), la scrittura offre con una leggerezza quasi straniante lʼorrore di ciò che accade.
In mezzo allʼorrore, tuttavia, si accende una luce: quella ‘bontà illogicaʼ, quellʼ‘umano nellʼuomoʼ che si ostina a sopravvivere anche là dove dellʼumanità sembra non restare più traccia.
Fra la neve delle lande russe più desolate si fa dunque strada unʼeroina indimenticabile, degna erede delle grandi donne della letteratura russa.
 

Shoshin

Goccia di blu
Questo romanzo appartiene a un tipo di letteratura che credevamo irrimediabilmente perduto con il crollo dell'Unione Sovietica. In epoca sovietica potevamo contare, infatti ,su una nutrita pleiade di scrittori dalla doppia cultura, scrittori figli di una delle tante minoranze etniche dell'impero, ma che sceglievano di scrivere in russo. E ho in mente Fazil'Iskander, Jurij Rytcheu,Anatolij Kim, Olzas Sulejmenov,Cingiz Ajtmatov...
Profonda conoscenza del territorio e delle sue peculiarità, amore per il proprio popolo, rispetto sconfinato e colmo di dignità per le altre etnie, grande delicatezza nell' accostarsi al folclore, questi i tratti che li distinguevano.
E che, ci eravamo detti ,avevamo perso per sempre.
È invece accaduto un caso strano e felice, una giovane autrice tatara, Guzel'Jachina, si è inserita di forza nei ranghi dei maestri suddetti .
Zuleika apre gli occhi e uno straordinario romanzo di esordio. Un romanzo che possiede una dote essenziale: va dritto al cuore .
La storia della protagonista, una contadina tatara che vive sulla propria pelle la deportazione dei kulak , è autentica, attendibile e affascinante come raramente succede nella sterminata produzione letteraria degli ultimi decenni. Vagamente cinematografica, la scrittura esalta la drammaticità della narrazione e la potenza di immagini e personaggi ,mentre ,lungi dall'essere di peso, le parentesi storico pubblicistiche diventano un valore aggiunto.
Il lettore si vedra 'dunque restituita una prosa puntuale nell'osservazione, raffinata nella indagine psicologica e, soprattutto, intrisa di quell'amore senza il quale anche gli scrittori più talentuosi si riducono a meri catalogatori delle patologie di un'epoca.
L'etichetta scrittura femminile ha in sé una percentuale di spregio ,che dobbiamo per buona parte alla critica maschile.
È pur vero, per contro, che solo nel XX secolo le donne hanno fatto finalmente propri i mestieri e professioni prettamente maschili, e che abbiamo perciò avuto medici, professori, scienziati ,e scrittori donna.
Altrettanto vero è che, rispetto alle donne, nei tanti secoli in cui si è fatta letteratura, gli uomini hanno scritto un numero cento e più volte maggiore di pessimi romanzi. Difficile negarlo. Quella di Guzel'Jachina è senza dubbio una "scrittura femminile".
Delle donne ha la forza, le debolezze, e la sacralità dell'essere madri ,non in una nursery inglese però, ma sullo sfondo di un campo di lavoro forzato, di una delle possibili anticamere dell'inferno ideate da uno fra i peggiori carnefici che l'umanità abbia conosciuto .
Come sia riuscita una scrittrice tanto giovane a dar vita a un'opera tanto potente ,a quest'inno alll’amore e alla tenerezza anche all'inferno, resta un mistero per me...
Non posso, però, che rallegrarmene di tutto cuore: con lei per lo splendido esordio ,e con i lettori per la prosa straordinaria che si godranno. È ,il suo ,un inizio davvero entusiasmante.


Ljudmila Ulickaja
Prefazione al libro
Traduzione di Claudia Zonghetti
Per Salani Editore
 

Shoshin

Goccia di blu

Sono sempre più convinta che larga parte del cammino di un libro verso i lettori sia commisurato alla bravura del traduttore,o della traduttrice.
 
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