Questo romanzo appartiene a un tipo di letteratura che credevamo irrimediabilmente perduto con il crollo dell'Unione Sovietica. In epoca sovietica potevamo contare, infatti ,su una nutrita pleiade di scrittori dalla doppia cultura, scrittori figli di una delle tante minoranze etniche dell'impero, ma che sceglievano di scrivere in russo. E ho in mente Fazil'Iskander, Jurij Rytcheu,Anatolij Kim, Olzas Sulejmenov,Cingiz Ajtmatov...
Profonda conoscenza del territorio e delle sue peculiarità, amore per il proprio popolo, rispetto sconfinato e colmo di dignità per le altre etnie, grande delicatezza nell' accostarsi al folclore, questi i tratti che li distinguevano.
E che, ci eravamo detti ,avevamo perso per sempre.
È invece accaduto un caso strano e felice, una giovane autrice tatara, Guzel'Jachina, si è inserita di forza nei ranghi dei maestri suddetti .
Zuleika apre gli occhi e uno straordinario romanzo di esordio. Un romanzo che possiede una dote essenziale: va dritto al cuore .
La storia della protagonista, una contadina tatara che vive sulla propria pelle la deportazione dei kulak , è autentica, attendibile e affascinante come raramente succede nella sterminata produzione letteraria degli ultimi decenni. Vagamente cinematografica, la scrittura esalta la drammaticità della narrazione e la potenza di immagini e personaggi ,mentre ,lungi dall'essere di peso, le parentesi storico pubblicistiche diventano un valore aggiunto.
Il lettore si vedra 'dunque restituita una prosa puntuale nell'osservazione, raffinata nella indagine psicologica e, soprattutto, intrisa di quell'amore senza il quale anche gli scrittori più talentuosi si riducono a meri catalogatori delle patologie di un'epoca.
L'etichetta scrittura femminile ha in sé una percentuale di spregio ,che dobbiamo per buona parte alla critica maschile.
È pur vero, per contro, che solo nel XX secolo le donne hanno fatto finalmente propri i mestieri e professioni prettamente maschili, e che abbiamo perciò avuto medici, professori, scienziati ,e scrittori donna.
Altrettanto vero è che, rispetto alle donne, nei tanti secoli in cui si è fatta letteratura, gli uomini hanno scritto un numero cento e più volte maggiore di pessimi romanzi. Difficile negarlo. Quella di Guzel'Jachina è senza dubbio una "scrittura femminile".
Delle donne ha la forza, le debolezze, e la sacralità dell'essere madri ,non in una nursery inglese però, ma sullo sfondo di un campo di lavoro forzato, di una delle possibili anticamere dell'inferno ideate da uno fra i peggiori carnefici che l'umanità abbia conosciuto .
Come sia riuscita una scrittrice tanto giovane a dar vita a un'opera tanto potente ,a quest'inno alll’amore e alla tenerezza anche all'inferno, resta un mistero per me...
Non posso, però, che rallegrarmene di tutto cuore: con lei per lo splendido esordio ,e con i lettori per la prosa straordinaria che si godranno. È ,il suo ,un inizio davvero entusiasmante.
Ljudmila Ulickaja
Prefazione al libro
Traduzione di Claudia Zonghetti
Per Salani Editore