Come per tanti altri romanzi di genere storico, anche qui nei primi capitoli si assiste a un episodio di violenza che presto segnerà la vita del protagonista e indirettamente di tutte le persone che intorno a lui ruotano. L'ambientazione è quella della cattolicissima Spagna del XIV secolo, in questo libro la sua società, per lo meno quella di Barcellona, appare nettamente divisa tra classe nobile, impegnata a consumarsi in intrghi e lotte di potere, e il popolo comune in cui cittadini in misura più o meno evidente o coerente, appaiono tutti sorretti da fede incrollabile.
Il personaggio principale, Arnau, orfano di madre, appartiene proprio al popolo e tra gli aspetti più colpiscono c'è da subito la naturalezza, anche ingenuità magari, con cui riconosce la sua appartenenza, l'appartenenza di chiunque alla Madonna, di come questo riesca a sollevargli l'animo dalle tremende difficoltà che lui e suo padre sono costretti ad affrontare, anche e soprattutto a causa degli egoismi e cinismo dei governanti.
Man mano che il protagonista cresce passando dalla fanciullezza alla gioventù, il tema dell'appartenenza alla Madonna, non si affievolisce minimamente, semmai si trasforma, cresce e matura con lui; per cui non solo in Lei trova la forza per andare avanti ma addirittura ogni gesto, ogni sovrumana fatica che il protagonista affronta, diviene offerta a Lei, così nulla è più insignificante e trova anzi un senso profondo.
Nell'ultima parte, con l'entrata in scena della Santa Inquisizione, a mio avviso acquisiscono più rilievo invece le dinamiche sociali delprotagonista rispetto a quelle religiose.
Il clero, come era prevedibile, ne esce parecchio male in quanto rappresentato più interessato alla persecuzione dei deboli che non nella costruzione di qualcosa di buono per il popolo. Quello che tuttavia fa riflettere, in quanto secondo me attualissimo, è la complicità con cui facilmente anche il popolo comune si presta al linciaggio degli innocenti, a seconda delle circostanze indicati rei di crimini più o meno reali. Non appena qualcuno o qualcosa minaccia il proprio quieto vivere, nessuno (o quasi) esita a scagliarsi contro il vicino, ben lungi da qualsiasi reale interesse al bene dell'uomo ma unicamente pervaso dalla scellerata convinzione di essere lui nel giusto, l'unico degno e quindi legittimo arbitro della vita degli altri.
A smorzare il mio entusiasmo per quest'opera segnalo solo l'eccessiva lentezza della prima parte (sono complessivamente quattro quelle in cui è diviso il romanzo) e lo scarsa caratterizzazione dei personaggi, per cui a parte il protagonista e qualche altro raro sprazzo di approfondimento psicologico, appaiono tutti abbastanza simili tra loro, divisi in maniera netta tra buoni cattivi.
Il personaggio principale, Arnau, orfano di madre, appartiene proprio al popolo e tra gli aspetti più colpiscono c'è da subito la naturalezza, anche ingenuità magari, con cui riconosce la sua appartenenza, l'appartenenza di chiunque alla Madonna, di come questo riesca a sollevargli l'animo dalle tremende difficoltà che lui e suo padre sono costretti ad affrontare, anche e soprattutto a causa degli egoismi e cinismo dei governanti.
Man mano che il protagonista cresce passando dalla fanciullezza alla gioventù, il tema dell'appartenenza alla Madonna, non si affievolisce minimamente, semmai si trasforma, cresce e matura con lui; per cui non solo in Lei trova la forza per andare avanti ma addirittura ogni gesto, ogni sovrumana fatica che il protagonista affronta, diviene offerta a Lei, così nulla è più insignificante e trova anzi un senso profondo.
Nell'ultima parte, con l'entrata in scena della Santa Inquisizione, a mio avviso acquisiscono più rilievo invece le dinamiche sociali delprotagonista rispetto a quelle religiose.
Il clero, come era prevedibile, ne esce parecchio male in quanto rappresentato più interessato alla persecuzione dei deboli che non nella costruzione di qualcosa di buono per il popolo. Quello che tuttavia fa riflettere, in quanto secondo me attualissimo, è la complicità con cui facilmente anche il popolo comune si presta al linciaggio degli innocenti, a seconda delle circostanze indicati rei di crimini più o meno reali. Non appena qualcuno o qualcosa minaccia il proprio quieto vivere, nessuno (o quasi) esita a scagliarsi contro il vicino, ben lungi da qualsiasi reale interesse al bene dell'uomo ma unicamente pervaso dalla scellerata convinzione di essere lui nel giusto, l'unico degno e quindi legittimo arbitro della vita degli altri.
A smorzare il mio entusiasmo per quest'opera segnalo solo l'eccessiva lentezza della prima parte (sono complessivamente quattro quelle in cui è diviso il romanzo) e lo scarsa caratterizzazione dei personaggi, per cui a parte il protagonista e qualche altro raro sprazzo di approfondimento psicologico, appaiono tutti abbastanza simili tra loro, divisi in maniera netta tra buoni cattivi.