Copio e incollo il mio commento da un vecchio GdL.
Generalmente prediligo i romanzi rispetto ai racconti.
"Il cappotto" è comunque, nel suo genere, un gioiello, proprio per la sua completezza nonostante il ristretto numero di pagine.
La società russa del tempo è descritta magistralmente, mentre si legge il libro sembra di essere lì, forse anche perchè, con i dovuti "arrangiamenti", la società che noi conosciamo di persona non è poi così diversa: arrampicatori sociali, abusi di potere, emarginazione e sopraffazione dei più deboli...tutti elementi, purtroppo, presenti in ogni società e in ogni tempo.
Akakij ispira tenerezza nel suo scegliere di non lottare per migliorare la propria vita, quasi inconsciamente pensasse di non meritarlo. Mi ha colpito molto vedere la sua trasformazione nel momento in cui comincia a risparmiare per comprare il cappotto, osservare come uno stimolo, un obiettivo anche minimo possa modificare in breve tempo l'approccio alla vita anche da parte della persona più spenta.
L'ultima parte - la vendetta del "fantasma" - mi è sembrata quasi un episodio de "Il maestro e Margherita" di Bulgakov. Mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, come una sensazione di incompiutezza, forse ingenuamente desideravo che il riscatto di Akakij avvenisse nella vita "reale" e che "tutti vivessero felici e contenti"...
Generalmente prediligo i romanzi rispetto ai racconti.
"Il cappotto" è comunque, nel suo genere, un gioiello, proprio per la sua completezza nonostante il ristretto numero di pagine.
La società russa del tempo è descritta magistralmente, mentre si legge il libro sembra di essere lì, forse anche perchè, con i dovuti "arrangiamenti", la società che noi conosciamo di persona non è poi così diversa: arrampicatori sociali, abusi di potere, emarginazione e sopraffazione dei più deboli...tutti elementi, purtroppo, presenti in ogni società e in ogni tempo.
Akakij ispira tenerezza nel suo scegliere di non lottare per migliorare la propria vita, quasi inconsciamente pensasse di non meritarlo. Mi ha colpito molto vedere la sua trasformazione nel momento in cui comincia a risparmiare per comprare il cappotto, osservare come uno stimolo, un obiettivo anche minimo possa modificare in breve tempo l'approccio alla vita anche da parte della persona più spenta.
L'ultima parte - la vendetta del "fantasma" - mi è sembrata quasi un episodio de "Il maestro e Margherita" di Bulgakov. Mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, come una sensazione di incompiutezza, forse ingenuamente desideravo che il riscatto di Akakij avvenisse nella vita "reale" e che "tutti vivessero felici e contenti"...