Dory
Reef Member
La storia è l'intreccio delle vicende parallele dei due protagonisti Sartaj Singh, ispettore di polizia a Mumbai, e Ganesh Gaitonde, uno dei più grandi boss della mafia indiana. Sartaj ha una vita non molto soddisfacente sia nel lavoro che nel privato, quando riceve una telefonata anonima che gli indica il rifugio di Gaitonde e gli dà quindi la possibilità di fare un grande colpo per la sua carriera: arrestare il temutissimo boss. Sartaj si reca sul luogo, dove c'è una sorta di casa-bunker, e Gaitonde inizia a parlargli al citofono della propria vita, ma quando fanno irruzione, prima che riescano a catturarlo, si uccide.
Da quel momento in poi la narrazione prosegue alternando il racconto di ciò che accade a Sirtaj, la sua vita quotidiana e le sue successive indagini, con quello in prima persona di Gaitonde che continua a racontare la sua storia. A queste due vicende primarie si aggiungono una miriade di altre minori di vari personaggi tutte intrecciate tra loro.
La trama si presenta molto interessante ma poi la narrazione si ramifica eccessivamente, a mio parere, diventando troppo frammentaria e non ben bilanciata, e ciò può disorientare e annoiare il lettore. Si fatica a restare concentrati e a seguire lo svolgimento della vicenda e non ci si appassiona ai personaggi. Per quanto mi riguarda, almeno al principio, il racconto di Gaitonde mi sembrava coinvolgente, ma poi è diventato troppo ridondante e l'attenzione è iniziata a scemare anche lì. Anche l'inserimento di alcuni termini indiani (per lo più parolacce) mi è sembrato un ulteriore appesantimento della trama, piuttosto che una nota di colore.
Caldamente sconsigliato a chi ha letto Shantaram come me, le sue vette non credo che saranno mai più raggiunte da alcun libro ambientato a Mumbai, se si cerca di ritrovare quella magia si resterà molto delusi.
Chi non ha ancora letto Shantaram ci può provare, magari senza le aspettative di ritrovare quel sapore indimenticabile, potrebbe riuscire anche a leggerlo tutto.
Da quel momento in poi la narrazione prosegue alternando il racconto di ciò che accade a Sirtaj, la sua vita quotidiana e le sue successive indagini, con quello in prima persona di Gaitonde che continua a racontare la sua storia. A queste due vicende primarie si aggiungono una miriade di altre minori di vari personaggi tutte intrecciate tra loro.
La trama si presenta molto interessante ma poi la narrazione si ramifica eccessivamente, a mio parere, diventando troppo frammentaria e non ben bilanciata, e ciò può disorientare e annoiare il lettore. Si fatica a restare concentrati e a seguire lo svolgimento della vicenda e non ci si appassiona ai personaggi. Per quanto mi riguarda, almeno al principio, il racconto di Gaitonde mi sembrava coinvolgente, ma poi è diventato troppo ridondante e l'attenzione è iniziata a scemare anche lì. Anche l'inserimento di alcuni termini indiani (per lo più parolacce) mi è sembrato un ulteriore appesantimento della trama, piuttosto che una nota di colore.
Caldamente sconsigliato a chi ha letto Shantaram come me, le sue vette non credo che saranno mai più raggiunte da alcun libro ambientato a Mumbai, se si cerca di ritrovare quella magia si resterà molto delusi.
Chi non ha ancora letto Shantaram ci può provare, magari senza le aspettative di ritrovare quel sapore indimenticabile, potrebbe riuscire anche a leggerlo tutto.