Apart
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Anche secondo me sono correlati, ma tuttavia ben distinti.
Chi è particolarmente empatico è, come dire, privo di filtri: ha un canale di comunicazione sempre aperto con l'esterno e assorbe le sensazioni che ha intorno senza poter operare una scelta. Credo che questa definizione si avvicini al problema trattato ad inizio thread.
La sensibilità è qualcosa di più generico, semplice, neutro e quindi meno significativo; la trovo una parola abbastanza vuota, e con essa intendo più una viva attenzione intellettuale, rivolta con interesse ai fenomeni, piuttosto che un aspetto innato del carattere.
Sensibilità come "sentire" (così ho scritto all'inizio del thread) rimanda ai sensi, alle facoltà sensoriali, che non sono controllabili. Quindi condivido con Briseide quando dice che è un canale sempre aperto, senza filtri, non ha possibilità di controllo, o di scelta. Io "sento", punto e basta, indipendentemente che lo voglia oppure no. Posso poi guidare, governare (ancora come dice Briseide) quel che sento. Quindi l'intelletto c'entra poco, credo. C'entra forse in un secondo momento: nella guida, nel governo, nell'indirizzo del mio sentire. E' vero anche che si è fatta un po' di confusione fra sensibilità ed empatia.
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