Minerva
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Dal 26 marzo 1938 si perdono le tracce, fra la partenza e l’arrivo in un viaggio per mare da Palermo a Napoli, del trentunenne fisico siciliano Ettore Majorana, che Fermi non esiterà a definire un genio, della statura di Galileo e di Newton. Suicidio, come gli inquirenti dell’epoca vogliono credere e lasciar credere, o volontaria fuga dal mondo e dai terribili destini che una tale mente può aver letto nel futuro – e nel futuro vicino – della scienza? Su questo interrogativo Sciascia costruisce uno dei suoi libri più belli, di un’intensità di analisi e quasi di immedesimazione nelle motivazioni non dette, nella logica e nell’etica segreta del personaggio, che sfiora l’incandescenza della verità.
Genio solitario, schivo, viveva per la scienza e probabilmente fu schiacciato dalla stessa, tanto da decidere di dare un taglio… ma
alla vita o alla vita civile?
Sparì in mare come aveva lui stesso preannunciato e voluto far credere?
oppure il suo intento era quello di cancellare la sua parte scomoda, lo scienziato, il fisico, il genio che forse aveva scoperto troppo per riuscire a sostenerne il peso? Questi interrogativi anche oggi restano tali. Tante sono le ipotesi.
Sciascia, sulla base di testimonianze delle persone vicine a Majorana e delle ultime lettere da lui inviate prima della scomparsa, cerca di ricostruire i fatti arrivando alla conclusione che il tormentato scienziato siciliano, ispirandosi, probabilmente, al pirandelliano Mattia Pascal, decise di sparire e di svestire l’ingombrante abito del fisico geniale.
Lettura interessante, anche se la mia decisione di leggere questo libro è nata dalla curiosità di approfondire la teoria che vorrebbe che il barbone Tommaso Lipari, meglio conosciuto come “l’uomo cane”, vissuto a Mazara del Vallo (Trapani) tra il 1940 e il 1973 fosse Ettore Majorana. Tuttavia Sciascia non abbraccia questa teoria e non ne fa menzione.
Genio solitario, schivo, viveva per la scienza e probabilmente fu schiacciato dalla stessa, tanto da decidere di dare un taglio… ma
alla vita o alla vita civile?
Sparì in mare come aveva lui stesso preannunciato e voluto far credere?
oppure il suo intento era quello di cancellare la sua parte scomoda, lo scienziato, il fisico, il genio che forse aveva scoperto troppo per riuscire a sostenerne il peso? Questi interrogativi anche oggi restano tali. Tante sono le ipotesi.
Sciascia, sulla base di testimonianze delle persone vicine a Majorana e delle ultime lettere da lui inviate prima della scomparsa, cerca di ricostruire i fatti arrivando alla conclusione che il tormentato scienziato siciliano, ispirandosi, probabilmente, al pirandelliano Mattia Pascal, decise di sparire e di svestire l’ingombrante abito del fisico geniale.
Lettura interessante, anche se la mia decisione di leggere questo libro è nata dalla curiosità di approfondire la teoria che vorrebbe che il barbone Tommaso Lipari, meglio conosciuto come “l’uomo cane”, vissuto a Mazara del Vallo (Trapani) tra il 1940 e il 1973 fosse Ettore Majorana. Tuttavia Sciascia non abbraccia questa teoria e non ne fa menzione.