Radio Give-Me-Five di Jo Living
Non l'avevo commentata, pensando: è una storia bella, che altro si può dire?
E invece no. Non è bella, è perfetta; mi rammenta quei racconti brevi e fulminanti che di solito si trovano nelle ultime pagine dei gialli Mondadori e che a volte valgono più dell'intero romanzo.
Quello che mi piace più di tutto è la mano sapiente dell'autore nel disseminare indizi che dovrebbero insospettire i lettori; sembra un film giallo dove lo spettatore deve essere pronto a cogliere le piccole incongruenze che alla fine diventeranno le tessere di un puzzle.
Infatti fin dall'inizio piccole cose non tornano. Perché il/la protagonista dice di avere vestiti troppo pesanti, ma che non c'era granché da scegliere?
Ovvio, adesso sappiamo che era un uomo e che quello era un travestimento, facile dirlo col senno di poi.
Altro indizio: avrebbe dovuto comprare un'auto nuova ma era meglio non dare nell'occhio. L'autore gioca con il lettore, gli mette piccole pulci nell'orecchio e poi le nasconde sotto il flusso di informazioni. Oltre a ciò, non ci svela mai il sesso del protagonista: la narrazione non ha mai un pronome lui o lei a cui riferirsi, e noi per scoprire se il protagonista è uomo o donna possiamo basarci - ammesso che lo possiamo - solo sul dialogo con l'infermiera.
Insomma, rileggendo il racconto si possono cogliere tanti dettagli disseminati abilmente qua e là che preparano la scena per il finale a sorpresa. Perfino le notizie della rapina e del posto di blocco passano quasi inosservate o magari no, sono sassolini nella scarpa che cominciano a farsi sentire senza però assumere una reale importanza. Considerate a posteriori sono invece i classici piccoli imprevisti che fanno inceppare il meccanismo di un piano criminale.
Il cambiamento di atmosfera, l'attimo in cui ci accorgiamo che non tutto è come sembra, coincidono con l'incontro con il gabbiano. "Quel suo occhio tondo e giallo, vagamente inquietante e ipnotico, che sembrava poter scrutare in fondo alla sua anima".
Da questo momento in poi l'inquietudine del/della protagonista diventa palpabile e l'intera narrazione assume contorni misteriosi e un po' minacciosi. Perfino una parola sentita alla radio diventa un presagio infausto che allude alla malefica apparizione del gabbiano; la percezione del tempo si altera, la fretta di arrivare in orario diventa quasi angoscia.
Il ritmo della narrazione accelera e il crescendo espresso dal sottofondo musicale esprime il precipitare degli eventi verso la catastrofe.
Quando poi il finale sorprendente esplode e il criminale viene acciuffato, la voce in sottofondo accompagna con ironica perfidia l'arresto ripetendo "Radio Give-Me-Five, la musica che ti cattura”.
E anche questo è un dettaglio molto raffinato.