Dunque,
sono circa al III capitolo della II parte.
Non ho mai avuto tempo per buttare giù qualcosa, vedo di riordinare le idee.
Mi piace, mi prende veramente, non smetterei mai di leggerlo.
Anche se alcune volte le descrizioni fisiche dei personaggi mi lasciano un po' confusa, non riesco ad immaginarmeli del tutto.
Diciamo che alla fine una mia idea me la faccio, ma più per il loro agire e parlare, per i vestiti ecc... che non per le descrizioni fisiche.
Allo stesso tempo alcuni stati d'animo dei protagonisti non li capisco, alcuni cambi repentini di umore in Martha, ma anche negli altri ragazzi, non riesco proprio a capirli, non li trovo naturali, come se procedessero a balzi sconnessi.
Martha mi è proprio antipatica, ma è talmente viva e vera che mi ci sono affezionata subito.
Perchè capisco che questa antipatia nasce dal momento particolare che sta vivendo, mi è antipatica come possono risultarlo certi adolescenti che fanno i sicuri di sè e gli strafottenti, senza in realtà esserlo e avendo solo un cuore che può essere ferito da qualsiasi cosa.
Questo me la rende cara, sia perchè mi fa ricordare di certe sensazioni, emozioni, paure che vivevo nella mia adolescenza, sia perchè mi rendo conto che alcune immaturità di quel periodo me le porto ancora dietro, non le ho mai risolte veramente.
Inoltre Martha vive in un ambiente estremamente difficile, che quasi fa da controcanto a quello che sente dentro. Così come lei è insicura, strafottente, piena di sè, vulnerabile, contradditoria, così lo è la realtà che la circonda, dove si mescola di tutto, razze e persone, antisemitismo e razzismo verso gli indigeni.
Mi mette quasi tenerezza la sua buona volontà a superare queste contraddizioni, quasi per ribellione adolescenziale, la sua convinzioni dell'uguaglianza di tutte le razze, che le viene dalle letture ma che si scontra poi con tanti impulsi di discriminazioni, di razzismo che si trova a provare, che le vengono dall'educazione, e forse anche da un inconscio istinto di difesa che ognuno prova di fronte al diverso.
Ed è un atteggiamento che mi rendo conto essere anche mio, direi di molti.
Molti che ci professiamo tolleranti e convinti dell'uguaglianza di tutti, ma che ci ritroviamo poi a guardare con diffidenza l'albanese o lo zingaro.
E anche a ravvisare e sottolineare differenze fisiche che fanno una "razza".
La descrizione del "giorno della posta" in cui sfilano tutte varie comunità che convivono insieme in quell'ambiente è un capolavoro.
Bello, bello, pieno di mille spunti di riflessione.
Per ora ho buttato giù questi.
Ah, sulla malattia degli occhi:
io credo che in effetti la malattia lì per lì fosse vera, ma che poi diventi un pretesto che Martha si dà per giustificare la mancanza di iniziativa nel cambiare la sua situazione.
Altro tratto caratteristico del suo carattere.
Almeno fin dove ho letto io, Martha non prende mai delle vere e proprie decisioni, si lascia quasi sempre convincere dalle decisioni che altri prendono per lei, pur poi deplorandole e in cuor suo capendo che non fanno per lei. Nella contraddizione continua fra il volersi far ben accettare e il volersi ribellare e scioccare.
Probabilmente perchè ancora non sa bene chi è, nè chi vuol diventare.
Francesca