Kundera, Milan - Il valzer degli addii

estersable88

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In una cittadina termale dal fascino démodé, otto personaggi si stringono sull’onda di un valzer sempre più vorticoso: una graziosa infermiera; un ginecologo dai molti talenti; un ricco americano (insieme santo e dongiovanni); un trombettista famoso; un ex prigioniero politico, vittima delle purghe, e prossimo a lasciare il suo paese... Un «sogno di una notte di mezza estate». Un «vaudeville nero». Le domande più serie vengono poste con una leggerezza blasfema che ci fa capire come il mondo moderno ci abbia sottratto anche il diritto alla tragedia.
«C.S.: Lei non ha parlato quasi per nulla del Valzer degli addii.
M.K.: Eppure è il romanzo che in un certo senso mi è più caro. Come Amori ridicoli, l’ho scritto con più divertimento, con più piacere degli altri. In un altro stato d’animo. Anche molto più in fretta.
C.S.: Ha solo cinque parti.
M.K.: Si fonda su un archetipo formale del tutto diverso da quello degli altri miei romanzi. È assolutamente omogeneo, senza digressioni, composto di una sola materia, raccontato con lo stesso tempo, è molto teatrale, stilizzato, basato sulla forma del vaudeville. In Amori ridicoli, si può leggere il racconto Il simposio, il cui titolo è un’allusione parodistica al Simposio di Platone. Lunghe discussioni sull’amore. Ebbene, questo Simposio è composto in tutto e per tutto come Il valzer degli addii: vaudeville in cinque atti» (Milan Kundera, L’arte del romanzo).

Libro scritto in modo volutamente semplice e quasi scarno, esteriormente privo della profondità e della complessità che caratterizzava "L'insostenibile leggerezza dell'essere", "Il valzer degli addii" è un libro singolare. Racchiude in sé molti rimandi ad altri autori ed opere, vi troviamo infatti qualcosa di Shakespeare, un chiaro riferimento a "Delitto e castigo" ed io ci ho intravisto anche qualcosa del "Processo" di kafchiana memoria. Tutto questo rende questo libro un'occasione preziosa di riflessione su vari temi, paternità e maternità, la loro accettazione e le implicazioni dei ragionamenti dei protagonisti; le considerazioni sfuggenti sull'amore e sulla sua potenza letale; l'apparente leggerezza con cui vengono prese certe decisioni; la potenza di un fraintendimento, l'omicidio e il suicidio… riflessioni nascoste tra le pieghe di un ragionamento apparentemente folle, nella cornice di una località termale che vede intrecciarsi storie e legami degni di un "Sogno d'una notte di mezza estate".
Un libro che mi è piaciuto, ma al quale darò volutamente un voto intermedio che mi darà la spinta per rileggerlo e rifletterci ancora. Kundera è sempre bravissimo ad instillare neanche tanto sottilmente spunti degni di nota su problemi e situazioni che quotidianamente potremmo ritrovare nella nostra vita, come se volesse incitarci a riflettere per essere pronti a prendere posizione, nell'eventualità che ce ne sia bisogno.
 

MonicaSo

Well-known member
Non conosco Kundera e ho scelto questo libro per timore di iniziare da qualcosa di troppo complicato.
Le riflessioni suggerite dalla lettura sono tante e si intersecano tra loro, così come i personaggi, proprio come le giravolte di un valzer.
Mi ha colpito molto la figura del ginecologo che "aiuta" le donne che non riescono ad avere figli, "donando" segretamente il proprio seme... ed ecco che questi figli hanno tutti qualcosa di lui: il neo, il naso... e accanto a chi vorrebbe ma non può c'è la giovane infermiera incinta che non vuole abortire ma poi... un finale amaro...
È stata una lettura gradevole, ma non ho trovato la bellezza delle parole tipica di Márai a cui qualcuno ha associato Kundera... comunque un autore che vorrei conoscere meglio.
 
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