Ora che abbiamo finito di leggere "Febbre" faccio una riflessione ad alta voce: ho trovato molto simili "Febbre" e "Molto mossi gli altri mari" e mi chiedo quale sia il metro di giudizio della giuria che ha voluto mandare avanti "Febbre" e ha scartato "Molto mossi gli altri mari".
"Febbre" è sicuramente più "forte" a livello emotivo, più urgente e diretto nella scrittura, ma in "Molto mossi gli altri mari" ho trovato un'espressione di un disagio che, seppure in sordina e con una malinconia poetica di fondo, è ugualmente profondo e che secondo me meritava di essere valorizzato maggiormente.
Da un lato c'è un ragazzo che il dolore lo affronta di petto, anche con una velata ironia, dall'altra, di contro, c'è un ragazzo che pur di non rischiare attende e questo lo trovo altrettanto drammatico se lo si guarda a fondo.
Due modi diversi di esprimere la stessa sensazione di alienazione dagli altri.
Forse oggi prevale un tipo di scrittura che deve arrivare in modo immediato? Senza interpretazioni nascoste?
Pura riflessione la mia perché questi sono gli unici due scrittori contemporanei che ho letto.