Gary, Romain

Ondine

Logopedista nei sogni
Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev) nacque a Vilnius nel 1914. A trent’anni, Gary è un eroe di guerra (gli viene conferita la Legion d’honneur), scrive un romanzo, Educazione europea (Neri Pozza, 2006), che Sartre giudica il miglior testo sulla resistenza, gli si aprono le porte della diplomazia. Nel 1956 vince il Goncourt con Le radici del cielo (Neri Pozza, 2009). Nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori La promessa dell’alba (Neri Pozza, 2006). Nel ’62 sposa Jean Seberg, l’attrice americana di Bonjour tristesse. Nel 1975 pubblica, con lo pseudonimo di Emile Ajar (identificato all’inizio come Paul Pavlovitch, nipote reale di Romain Gary), La vita davanti a sé (Neri Pozza, 2005) che, nello stesso anno, vince il Prix Goncourt. Nel 1980 dà alle stampe il suo ultimo romanzo Gli aquiloni (Neri Pozza, 2017) e il 2 dicembre dello stesso anno si uccide, nella sua casa di rue du Bac a Parigi con un colpo di pistola alla testa.

Jean-Seberg-and-Romain-Gary-on-the-set-of-Les-oiseaux-vont-mourir-au-P%C3%A9rou-directed-by-Romain-Gary-1968.-Photo-by-Raymond-Depardon.jpg


Romain Gary e Jean Seberg
 

qweedy

Well-known member
Il primo libro che ho letto di Romain Gary è "Cane bianco".
È il 1968 e in uno di quegli appartamenti di lusso di Beverly Hills, si aggira Romain Gary. La moglie, l'attrice Jean Seberg, è alle prese con un film hollywoodiano, e Gary trascorre buona parte del suo tempo a scrivere e a prendersi cura del piccolo zoo domestico trasportato da Parigi: il gatto birmano Bruno e la sua compagna siamese Maï; la vecchia gatta di strada Bippo, misantropa e selvatica, il tucano Billy-Billy, adottato durante una trasferta di Jean Seberg in Colombia e Sandy, un grande cane giallo, un cucciolone ingenuo.
Los Angeles è flagellata da un temporale mostruoso quando un abbaiare familiare risuona da dietro la porta. Gary va ad aprire e scorge sulla soglia Sandy, la coda tra le gambe, il muso a fil di terra, e, affianco a lui, un imponente pastore tedesco dal pelo grigio screziato di bianco e una bella testa.
La coda, le orecchie dritte, lo sguardo acceso, tutto di quel grigione seduce Gary.
Il colosso viene battezzato Batka, piccolo padre in russo, e subito accolto nello zoo domestico e coccolato per la sua dolcezza, così in contrasto col suo torace da lottatore e le sue grandi fauci scure.

Un pomeriggio di qualche settimana dopo, però, Batka riserva la prima sorpresa: latrati irregolari, rapidi e rabbiosi, bava alla bocca, uno spaventoso sguardo carico d'odio soltanto perché un operaio di colore, addetto alla pulizia dei filtri della piscina, è apparso al suo cospetto.
Il disagio di Gary si trasforma in autentico sgomento quando, qualche giorno dopo, Batka non sgozza per un pelo, saltandogli alla gola, il fattorino di un supermercato... Un fattorino nero.
Batka è, infatti, un white dog, un cane bianco, una di quelle bestie addestrate nell'America razzista della fine degli anni Sessanta a dare la caccia ai neri...
 
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