Ondine
Logopedista nei sogni
Questo romanzo non è né un giallo né un noir ma io lo definirei umano, con tutte le contraddizioni dell'animo, nel voler dipingere l’ambiguità di una ragazzina di diciotto anni già provata dalla vita.
Marie è il personaggio imprevedibile, dotato di una sua personalità imperscrutabile, diverso da tutti gli altri.
Nonostante la giovane età Marie ha già le idee chiare sul suo futuro e per ottenerlo elabora un piano giocato sulle giuste distanze e su un equilibrio apparente, mirati a portare un uomo all’ossessione.
Simenon nulla ci svela di cosa provi nel suo cuore Marie, dall’aspetto anonimo, con i capelli arruffati, la figura acerba, l’abito nero con sopra il grembiule.
Il suo comportamento è fatto di silenzi, malinconie, slanci improvvisi che però non sono mai risolutivi, sorrisi che non svelano felicità.
Nel romanzo a fare da cornice a Marie è il suo porto che vive in base alle maree, quasi fosse lo specchio del suo animo inespresso, di ciò che agita il suo cuore perché anche Marie ha un cuore, come quando di nascosto piange nel letto.
L’aspetto che mi affascina, oltre alla storia in sé, sono le descrizioni di questa cittadina di provincia, la sua quotidianità, i pescatori che escono la mattina presto accompagnati dalle donne avvolte nei loro scialli, i profumi del porto e del Caffè dove si beve caffè corretto con il calvados, la sirena e le luci del ponte girevole, il cielo nebuloso.
L’atmosfera che si respira è lenta e ovattata e anche i minuti dei momenti solenni trascorrono senza solennità, è un’atmosfera dove si respira un senso di attesa per qualcosa di drammatico che arriva, penso alla vicenda di Viau e di Marcel, ma che non raggiunge esiti irreparabili.
E’ un romanzo sospeso a livello emotivo, pervaso da un senso tragico che rimane contenuto e forse proprio per questo ancora più potente.
La vita in questa cittadina scorre e i suoi abitanti si lasciano trascinare da essa come dalle onde che lambiscono le scogliere per poi tornare indietro, in un movimento continuo.
Marie è il personaggio imprevedibile, dotato di una sua personalità imperscrutabile, diverso da tutti gli altri.
Nonostante la giovane età Marie ha già le idee chiare sul suo futuro e per ottenerlo elabora un piano giocato sulle giuste distanze e su un equilibrio apparente, mirati a portare un uomo all’ossessione.
Simenon nulla ci svela di cosa provi nel suo cuore Marie, dall’aspetto anonimo, con i capelli arruffati, la figura acerba, l’abito nero con sopra il grembiule.
Il suo comportamento è fatto di silenzi, malinconie, slanci improvvisi che però non sono mai risolutivi, sorrisi che non svelano felicità.
Nel romanzo a fare da cornice a Marie è il suo porto che vive in base alle maree, quasi fosse lo specchio del suo animo inespresso, di ciò che agita il suo cuore perché anche Marie ha un cuore, come quando di nascosto piange nel letto.
L’aspetto che mi affascina, oltre alla storia in sé, sono le descrizioni di questa cittadina di provincia, la sua quotidianità, i pescatori che escono la mattina presto accompagnati dalle donne avvolte nei loro scialli, i profumi del porto e del Caffè dove si beve caffè corretto con il calvados, la sirena e le luci del ponte girevole, il cielo nebuloso.
L’atmosfera che si respira è lenta e ovattata e anche i minuti dei momenti solenni trascorrono senza solennità, è un’atmosfera dove si respira un senso di attesa per qualcosa di drammatico che arriva, penso alla vicenda di Viau e di Marcel, ma che non raggiunge esiti irreparabili.
E’ un romanzo sospeso a livello emotivo, pervaso da un senso tragico che rimane contenuto e forse proprio per questo ancora più potente.
La vita in questa cittadina scorre e i suoi abitanti si lasciano trascinare da essa come dalle onde che lambiscono le scogliere per poi tornare indietro, in un movimento continuo.
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